La bici e i ciclisti sono uno degli obiettivi delle destre populiste. Sempre di più le nuove politiche per la mobilità che includono le due ruote sono diventate oggetto di scontro, dalla breve chiacchiera al bar per il caffè fino ai provvedimenti amministrativi e legislativi.
In Italia le bozze del nuovo codice della strada del ministro leghista alle infrastrutture Matteo Salvini penalizzano le due ruote. In Spagna le nuove giunte comunali con la presenza della destra di Vox hanno iniziato ad annunciare la cancellazione di alcune piste ciclabili.
Quelle solo ricavate con la segnaletica sono tra gli obiettivi, con la scusa che non sarebbero sicure e che farebbero fare code ai mezzi pubblici e a quelli di emergenza.
Ovviamente non ci sono mai dati a supporto, ma solo cavalcare chi urla più forte. E qualche volta il tema si pone. Purtroppo anche tra i sostenitori di queste soluzioni spesso si sceglie la linea della contrapposizione, magari connettendola con altre vicende amministrative e politiche. La lentezza dell’adeguamento delle città e i ciclisti morti esasperano. La bici è diventata traffico, ma anche turismo, per cui gli stessi referenti politici che in città sono contro le due ruote, per le zone di montagna o collina chiedono investimenti. Spesso creando conflitti con gli escursionisti.
Non si riescono ad affrontare i temi istituzionali e civici senza contrapposizione e senza dogmi. “Chi va in auto non ha tempo”, è l’accusa che dà per scontato che chi va in bici ne avrebbe. Come sempre non esistono assolutismi, ma dipende da tanti fattori.
L’uso delle delle due ruote è anche perché sono efficienti, economiche e salutari. Usarle è una libertà come quella di adoperare le auto, ma non è accettato. Ridurre lo spazio pubblico per mezzi ingombranti e socialmente costosi per ridarlo per la fruizione di tutti, magari anche con vantaggi non si riesce a discutere.
Eppure il commercio cresce nelle zone dove la mobilità lenta è stata introdotta, non lo sarà per tutte le categorie, ma per tante. La vivibilità urbana dei quartieri cresce, lo confermano pure i valori immobiliari che aumentano più della media. A questo punto c’è parte l’accusa ai ciclisti e agli amministratori pubblici che costruiscono piste ciclabili di essere elitari. Si deve discutere di città a 30 all’ora, dove le esigenze di percorrenza e sicurezza coesistono. Non di impossibili separazioni. Lo spazio urbano è definito così come i fondi e i tempi per gli adeguamenti sono limitati.
Le destre populiste e la battaglia contro le due ruote e i ciclisti
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Autore articolo
Fabio Fimiani