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Francia: l’accanimento del governo contro gli ecologisti

ecologisti

Il consiglio dei ministri ha sciolto oggi “Les Soulèvements de la Terre“ il movimento che lotta contro la devastazione ambientale e la privatizzazione dell’acqua in tempo di siccità.
Il ministro dell’Interno francese lo aveva promesso a fine marzo, dopo gli scontri sul
sito dei mega bacini di Sainte-Soline: avrebbe dissolto il collettivo degli ecologisti les
Soulevements de la Terre. Alla fine, la decisione del consiglio dei ministri è arrivata
oggi. A tre mesi di distanza e dopo la manifestazione contro la Tav organizzata lo
scorso weekend e vietata dalla prefettura, che ha riunito circa 5000 persone e si è
conclusa con nuovi scontri tra ecologisti e forze dell’ordine. Il collettivo, che
preferisce la definizione di rete di lotte locali, viene dissolto “Non per sanzionare
delle idee o il impedire il diritto a manifestare”, ha assicurato il portavoce del
governo, ma perché “ha un ruolo fondamentale nella concezione, diffusione e
legittimazione di modalità operatorie violente verso le cose e le persone”.
Insomma, il problema sarebbe il metodo. I Soulèvements de la Terre invece
denunciano una decisione politica. Di fatto, c’è voluto tempo per firmare il decreto
perché mancavano gli elementi giuridici per giustificarlo. Fino a pochi giorni fa,
nessun aderente al movimento nato nell’autunno 2021 sulla ZAD di Notre Dame de
Landes era stato incriminato o condannato per delle azioni promosse dal collettivo.
Le cose sono cambiate con il fermo a giugno di diversi militanti accusati di
un’effrazione in una fabbrica di Lafarge, il cementificio francese condannato tra
l’altro per aver fatto affari con Daesh in Siria. Ma un altro problema per il governo è
che decretare lo scioglimento di una nebulosa di questo tipo, composta da gruppi di
paesani, associazioni ambientaliste come Alternatiba e Extinction Rebellion o
altermondialiste come Attac ma anche da cittadini comuni, non ha molto senso. Les
soulèvements de la Terre (sollevamenti, al plurale) non esiste giuridicamente e non
ha dei capi o dei responsabili definiti perché ha una struttura orizzontale. Difficile
insomma impedire concretamente agli attivisti di riunirsi e di manifestare.
Da quando il ministro dell’Interno ha avanzato la proposta, poi, gli attivisti hanno
ricevuto il sostegno pubblico di oltre centomila persone, più o meno famose. Molte
di loro hanno chiaramente detto che in un contesto di urgenza climatica, sciogliere
il movimento è un’aberrazione e che il governo dovrebbe ascoltare gli ecologisti,
non reprimerli come fossero dei terroristi.
Eppure, secondo il quotidiano economico Les Echos, sarebbe stato lo stesso
Emmanuel Macron a fare pressioni in questo senso. Delle affermazioni che non
sono sfuggite ai militanti, che ci vedono l’ingerenza “dell’agroindustria e della
federazione degli agricoltori” fedeli a un modello di agricoltura intensivo ed
energivoro a cui loro si oppongono.
C’è poi da dire che il governo avrebbe potuto scegliere meglio le tempistiche. Il 21
giugno è la festa della musica, un evento molto partecipato in Francia e seguito da
un pubblico sensibile alle questioni climatiche. I Soulèvements de la Terre hanno
già annunciato che ci saranno oltre 90 appuntamenti di sostegno in tutto il paese e
ha invitato più gente possibile a iscriversi agli oltre 170 comitati locali nati negli
ultimi mesi. Promettendo presto una miriade di nuove iniziative per occupare lo
spazio pubblico con lo slogan: ciò che rispunta ovunque, non può essere dissolto.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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