Berlusconi ha incarnato la forma più moderna che ha assunto il populismo. Ripresa come modello da tanti leader che nel mondo occidentale hanno tentato la scalata. A cominciare dal più famoso di tutti, Donald Trump, il quale ha dichiarato di essersi ispirato, nella costruzione della propria carriera politica, al suo amico Silvio Berlusconi.
Un format.
Berlusconi è stato l’uomo che ha trasformato la politica in una faccenda personale. Il suo partito. La sua faccia. La sua capacità di vendere il prodotto politica. I suoi interessi da tutelare.
La personificazione e la semplificazione estrema del messaggio e pure del contenuto. Applicava alla politica i principi della vendita, su cui aveva costruito l’impero economico.
E cosa esiste di più semplice del calcio?
“Scendo in campo”, disse. Mutuando quella metafora. E i suoi deputati erano gli azzurri, e il suo partito aveva come nome lo slogan della nazionale: Forza Italia. E prima ancora il Milan, ovviamente.
Gli elettori vennero trattati come clienti da conquistare con i sorrisi, l’empatia, il vestito buono e la promessa di un sogno di ricchezza per tutti. Il nuovo miracolo italiano. Nuovo perché il primo miracolo italiano fu quello degli anni 50-60, gli anni del boom economico dopo la guerra e la ricostruzione. All’Italia che usciva a pezzi dopo fine della Prima Repubblica si vendette l’illusione del ritorno a quegli anni, gli anni dell’ottimismo e della gioventù.
La forma più moderna che ha assunto il populismo. Che ha avuto un prezzo, molto alto. L’Italia inchiodata agli interessi del Capo, trasformati in interessi di tutti. Le leggi ad personam. Il culto della personalità che ha trasformato la politica in un balletto tra chi lo idolatrava e chi lo odiava. Berlusconismo e antiberlusconismo.
I suoi comizi si aprivano con una canzone che lo celebrava: “meno male che Silvio c’è”.
Il culto della personalità nel momento del trionfo era una macchina perfetta di consenso e nel momento del declino ha rischiato di trascinare tutti giù con lui.
“I telespettatori sono come bambini di 12 anni poco dotati”, disse una volta il Berlusconi imprenditore. Poi, iniziò a fare politica.