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Il racconto della giornata di giovedì 8 giugno 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il Washington Post, citando fonti militari ucraine, conferma l’avvio dell’attesa controffensiva dell’esercito ucraino contro le forze di occupazione russe. Scholz e Meloni si sono visti oggi e hanno trovato un clima di intesa sugli accordi commerciali che sembrano andare a gonfie vele tra i due paesi, ma sul resto non ci sono novità. L’eurozona è entrata in recessione. Secondo i dati Eurostat nel primo trimestre dell’anno il Prodotto Interno Lordo dei paesi che adottano l’euro è diminuito in media dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Il clima continua a preoccupare e gli esperti avvertono: le temperature continueranno a salire anche per effetto del Nino.
È iniziata la controffensiva dell’Ucraina
“La tanto attesa controffensiva dell’esercito ucraino contro le forze di occupazione russe è iniziata”. Lo scrive il Washington Post citando quattro fonti militari ucraine secondo cui le truppe di Kiev hanno intensificato i loro attacchi in prima linea nel sud-est del Paese. Due funzionari ucraini, tra cui una vicina al presidente Zelensky, avrebbero anche confermato ad Abc News che è in corso una fase attiva della controffensiva ucraina. La situazione sul campo però è ancora poco chiara.
(di Martina Stefanoni)
Per il momento non abbiamo dichiarazioni ufficiali, ma solo indiscrezioni anonime fatte appunto ai media americani. È vero che, come abbiamo più volte detto, una controffensiva non si annuncia e soprattutto questa ucraina puntava molto sull’effetto a sorpresa. Per il momento però possiamo basarci solamente sulle dichiarazioni per capire cosa sta succedendo sul campo di battaglia.
L’inizio della controffensiva era stato annunciato questa mattina dai blogger di guerra russi che parlavano di una massiccia offensiva ucraina nell’area di Zaporizhzhia. Una versione inizialmente non confermata, ma poi, la viceministra della difesa ucraina ha scritto su telegram che sulla linea “di Zaporizhzhia i russi sono attivamente sulla difensiva”, sembrando sottintendere una offensiva ucraina. La possibilità che la controffensiva parta da Zaporizhzhia non è una novità. Più osservatori nelle settimane passate avevano identificato quest’area come una delle più probabili per l’avvio delle operazioni. I campi pianeggianti di Zaporizhzhia, infatti, permetterebbero a kiev di attraversarli con più facilità e di tagliare il “ponte di terra” tra la Russia continentale e la Crimea. Una situazione simile sembra esserci a Bakhmut, dove Kiev dice di essere avanzato. E anche lo stato maggiore ucraino ha detto che sono in corso”Pesanti battaglie in quattro direzioni” citando Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka.
Intanto continuano le operazioni di evacuazione nelle zone alluvionate dopo il crollo della diga di Nova Khakovka. Oggi Zelensky ha vistitato Mykolaiv e Kherson. Qui, una delle aree più colpite, l’esercito russo continua a colpire con pesanti bombardamenti. Poco fa abbiamo raggiunto proprio a Kherson. Il nostro collaboratore Sabato Angieri:
Il faccia a faccia tra Scholz e Meloni
(di Anna Bredice)
“Non aiuta puntare il dito gli uni contro gli altri, dobbiamo cooperare. In Germania abbiamo accolto un milione di ucraini e 240mila richiedenti asilo”. Chissà a chi si riferiva il cancelliere tedesco Olaf Scholz con questa frase, se a Roma che continua a chiedere aiuto agli altri paesi per una distribuzione dei migranti tra i vari paesi, oppure a tutti gli altri, compresi i governi sovranisti amici di Giorgia Meloni ma che sulla crisi migratoria le hanno voltato le spalle. Scholz e Meloni si sono visti oggi e hanno trovato un clima di intesa sugli accordi commerciali che sembrano andare a gonfie vele tra i due paesi, ma sul resto non ci sono novità. Soprattutto sul nuovo accordo su immigrazione e asilo a cui sta lavorando l’Unione Europea: contemporaneamente all’incontro di Roma, tutti i ministri degli Interni a Lussemburgo discutevano di questo accordo, ma senza fare passi avanti, al punto che c’è il rischio che non si arrivi ad un nuovo testo entro le elezioni europee dell’anno prossimo. A mettersi di traverso rispetto ad ogni tentativo di accordo, anche economico se non si intendono accogliere i migranti, sono Polonia e Ungheria, i due paesi a cui Meloni si ispira per quanto riguarda la linea sui diritti civili, ma che non rispondono all’appello che anche oggi è arrivato dalla Presidente del Consiglio sulla necessità che tutti i paesi europei aiutino l’Italia nell’accoglienza primaria, oltre che quella secondaria, cioè gli spostamenti interni tra paesi. Così, per quanto riguarda la Tunisia, Meloni confida sul prossimo viaggio di domenica a Tunisi insieme alla Presidente della Commissione europea Von der Layen, per poter sbloccare gli aiuti finanziari al paese maghrebino in cambio di una attenuazione delle partenze dei migranti. Il viaggio di Giorgia Meloni di qualche giorno fa non ha sbloccato le cose.
L’eurozona è entrata in recessione
L’eurozona è entrata in recessione. Secondo i dati Eurostat nel primo trimestre dell’anno il Prodotto Interno Lordo dei paesi che adottano l’euro è diminuito in media dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, contraendosi quindi per il secondo semestre consecutivo.
Si tratta di una media di quanto accade nelle economie dei vari paesi dell’Eurozona: alcuni hanno avuto risultati molto positivi, come la Polonia – il cui PIL è cresciuto del 3,8%; altri molto negativi, come l’Irlanda che ha perso il 4,6%. L’economia italiana è cresciuta più delle attese: dello 0,6% rispetto al trimestre precedente.
3 morti sul lavoro in 24 ore in Italia
Ci sono stati tre morti sul lavoro oggi in Italia. A San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza, un operaio di 41 anni Marco Romeo è caduto dal tetto di un capannone industriale. In provincia di Vibo Valentia, un uomo di 54 anni è morto nelle officine meccaniche Tassone di Gerocarne. L’operaio, Vito Farina, stava lavorando su una pedana quando è precipitato da un’altezza di oltre tre metri. Nel Cuneese invece un uomo di 59 anni, Marco Campana, è morto travolto da un sacco di zucchero di oltre 1.200 chilogrammi nello stabilimento Granda Zuccheri di Busca. Una strage “non degna di un paese civile”, il commento di vertici nazionali e regionali dei sindacati.
Le temperature continueranno a salire anche per effetto del Nino
In Canada sono almeno 160mila gli ettari di bosco bruciati finora. I primi incendi sono scoppiati un mese fa, la regione più colpita è quella del Quebec, dove sono ancora attivi più di 150 roghi; 200 quelli fuori controllo in tutto il paese. Oltre 20mila residenti sono stati evacuati, in molte città è stato imposto l’uso della mascherina a causa dell’inquinamento dell’aria. Il fumo interessa anche gli Stati Uniti Nord-orientali: l’allarme inquinamento è scattato anche a New York, Philadelphia e Washington. A facilitare la propagazione degli incendi è stata una primavera molto calda e secca; gli esperti avvertono: le temperature continueranno a salire anche per effetto del Nino.
(di Sara Milanese)
In Italia quest’anno l’estate si sta facendo attendere, ma in molte aree del mondo questo 2023 ha già fatto registrate caldo record. come il Canada, in Europa anche la Spagna arriva da una primavera caldissima, con picchi di 40 gradi a fine aprile.
Sopra la media le temperature in molti paesi africani e del sud-est asiatico, caso emblematico del Bangladesh, alle prese con l’ondata di caldo più lunga degli ultimi 50 anni. Non solo sulla terraferma, anche le acque sono sempre più calde: nel maggio che si è appena concluso la temperatura degli oceani è stata la più alta mai registrata per questo mese, mentre il ghiaccio marino antartico ha segnato una nuova riduzione record: meno 17% rispetto alla media.
La prospettiva è che il caldo aumenti: i meteorologi hanno dichiarato che è iniziato El Nino, il fenomeno periodico che si verifica circa ogni 5 anni nell’Oceano Pacifico, portando ondate di calore, siccità e alluvioni in tutto il mondo, compresa l’Europa e il Mediterraneo. Nel suo precedente verificarsi, tra il 2015 e il 2106, El Nino ha fatto alzare di 3 gradi le temperature delle acque oceaniche, ha contribuito alla siccità in Australia e portato cicloni sull’America centrale. Per gli esperti quest’anno El Nino sarà particolarmente intenso, tanto che potrebbe contribuire a spingere le temperature globali oltre il limite di un grado e mezzo; gli effetti potrebbero durare fino all’estate 2024.