Approfondimenti

Il successo della destra alle amministrative, la guerra psicologica in Ucraina e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di lunedì 29 maggio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La destra trionfa alle elezioni amministrative. Giorgia Meloni ha centrato un duplice obiettivo: mantenere i municipi dove la destra era già radicata e colpire il Partito Democratico nelle città storicamente a sinistra. I bombardamenti russi in Ucraina si fanno sempre più intensi. Oggi a Kyiv migliaia di persone sono state costrette a rifugiarsi nella metropolitana mentre a Odessa i resti di un drone hanno provocato un incendio. Uno studente ha accoltellato una professoressa in un istituto superiore di Abbiategrasso, in provincia di Milano. Il ricordo di Franca Rame a 10 anni dalla sua scomparsa.

La nuova guida del Partito Democratico non convince l’elettorato locale

(di Anna Bredice)
Nel tardo pomeriggio c’è spazio anche per lo sfottò di Salvini, “non c’è che dire, un ottimo effetto Schlein”, ha detto il leader leghista. La destra vince e per tutto il centrosinistra è il momento di guardare in faccia le conseguenze di una opposizione divisa, frammentata, che non è stata capace nemmeno di coalizzarsi in vista del ballottaggio. Dentro il centrosinistra, però, ciò che emerge con maggiore forza è che la nuova guida del Partito Democratico non è riuscita ad essere convincente a livello locale, il Partito Democratico perde le proprie roccaforti, Ancona, Pisa, Siena. Vince solo a Vicenza, con il lettiano Possamai, che aveva chiesto espressamente ai leader della sinistra di non andare in città per la campagna elettorale. Dalla provincia veneta le divisioni, le mancate alleanze, le liti nel terzo polo, erano cose da cui tenersi ben lontani. Da poco si è conclusa la segreteria del Pd, nei prossimi minuti Elly Schlein farà una dichiarazione sull’esito del voto, la segreteria del partito indubbiamente scommetteva sulle amministrative per avere conferme alla linea che ha dato al Pd, più a sinistra sui problemi sociali, sui diritti, ma a quanto pare non è bastato. La sinistra si è dimostrata quasi inaffidabile, nelle quattro città dove Pd e Cinque stelle si sono presentati insieme, Schlein e Conte non sono mai saliti sul palco contemporaneamente. A Brindisi, nella sua Puglia, si è verificata una netta sconfitta del candidato scelto da Giuseppe Conte, il quale sapendo bene che le amministrative non hanno mai premiato il Movimento, sembra non aver lavorato nemmeno per far vincere comunque un candidato di sinistra. Ci sono poi i partiti locali, probabilmente quell’onda lunga di Schlein da Roma non è ancora arrivata a livello locale per cambiare le cose e la destra invece comincia già ad organizzarsi anche nei territori per prendere potere. Ora il Pd guarda all’anno prossimo alle europee, è quella la vera sfida per Elly Schlein, ma la debolezza attuale del partito e di tutte le opposizioni non fa altro che rafforzare la destra e il governo Meloni.

Amministrative, la destra vince quasi ovunque

(di Mattia Guastafierro)

È un voto che rafforza il governo quello espresso dai capoluoghi. Con l’eccezione di Vicenza, Giorgia Meloni ha centrato un duplice obiettivo: da una parte mantenere i municipi in cui la destra era già radicata, dall’altra impartire al Pd un duro colpo nelle città, più storicamente a sinistra.
Simbolo del successo è Ancona. Elly Schlein aveva chiuso qui la sua campagna elettorale, confidando di ribaltare il risultato del primo turno. Non è andata così: il candidato di Meloni, Daniele Silvetti si è imposto con il 51,7% dei voti, espugnando dopo oltre 30 anni la roccaforte rossa. Tranne Pesaro, ora le principali città marchigiane sono tutte in mano alla destra, compresa la Regione che Fratelli d’Italia guida da quasi tre anni. L’altro successo significativo è quello della Toscana, dove la destra conferma un trend in corso da anni, mantenendo tutti e tre i capoluoghi cui si votava: Pisa, Siena e Massa.
Meno eclatanti, ma comunque indicativi anche i risultati arrivati dalla Sicilia. Qui al primo turno la destra conferma Catania. Nella città etnea Meloni ha vinto anche la sfida interna con Matteo Salvini, dopo aver imposto all’alleato il ritiro della candidata leghista Valeria Sudano, di cui c’erano già i manifesti in città. Il nome scelto dalla presidente del Consiglio, Enrico Trantino, ha ottenuto più del 60% dei voti. Sempre al Sud, da segnalare il voto di Brindisi, dove la destra batte il sindaco uscente sostenuto da Pd e 5 Stelle.
Nei comuni dove, invece, la destra non vince, si afferma comunque un civico di centro, come a Ragusa, o un civico di destra, non sostenuto dai partiti, come a Terni. Sintomatico della sconfitta del Pd infine è Siracusa. Qui la destra va al ballottaggio, non con il centrosinistra, bensì con il Terzo Polo.

La guerra in Ucraina è sempre di più una guerra psicologica

(di Emanuele Valenti)
“Non sarà solo una contro-offensiva militare, ma anche diplomatica e psicologica”.
Lo ha detto un alto funzionario del ministero della difesa ucraino, Kostantin Vashchenko, aggiungendo che nemmeno lui conosce la data esatta dell’inizio dell’attacco – annunciato più volte – delle truppe di Kyiv lungo la linea del fronte.

La guerra in Ucraina è sempre di più una guerra psicologica.
Lo dimostra anche l’intensificarsi dei bombardamenti russi. A Mosca vogliono che gli ucraini si sentano costantemente sotto pressione. Tutti: politici, militari e civili. Oggi sono stati lanciati missili e droni anche in pieno giorno. A Kyiv migliaia di persone si sono rifugiate nella metropolitana. E non è stata presa di mira solo la capitale. A Odessa i resti di un drone hanno provocato un incendio nel porto, quello utilizzato per le esportazioni agricole.
Le difese ucraine non hanno intercettato tutto. Nell’ovest del paese è stata colpita una base aerea.
Ovviamente la Russia vuole anche che gli ucraini usino il più possibile le loro armi di difesa, in modo da esaurirle. E qui si capisce il peso dei continui rifornimenti occidentali.

C’è pressione anche in direzione opposta. Il governatore della regione russa di Belgorod ha denunciato un attacco con droni dal territorio ucraino. Sarebbero stati colpiti due siti industriali.

Mentre il russo Lavrov ha minacciato l’interruzione dell’accordo sul grano, da Kyiv Podolyak ha alzato l’asticella delle richieste ucraine in un eventuale negoziato politico: “non chiederemo solo il rispetto della nostra integrità territoriale, ma anche la nostra sicurezza futura, con una zona cuscinetto di 100-150 chilometri in territorio russo, lungo la nostra frontiera, con osservatori internazionali”. Difficile immaginare la sua realizzazione.

Uno studente di sedici anni ha accoltellato la professoressa

(di Luca Parena)
Un pugnale di 20 centimetri usato contro la professoressa di italiano e storia. Una pistola, finta ma alla vista inquietante come qualunque altra pistola, estratta in classe da uno studente. Attorno momenti di terrore per ragazzi e ragazze dell’istituto Alessandrini di Abbiategrasso. Un grosso edificio, circondato da villette a schiera, che questa mattina durante la prima ora di lezione si è svuotato all’improvviso. Appena è stato dato l’allarme, tutti gli studenti, circa 700, sono stati evacuati, prima ancora che i carabinieri arrivassero e trovassero l’insegnante ferita e lo studente che l’ha aggredita. Sul banco aveva appunto il pugnale insanguinato, un’arma da caccia, (vendita libera per gli adulti hanno detto finora gli inquirenti) e la pistola che si è rivelata essere a gas.
A poche ore dall’accaduto, c’è incredulità e sconcerto tra i ragazzi che tornano in bici a riprendere gli zaini abbandonati in tutta fretta la mattina. Un collaboratore scolastico esce a fumare e dice, più a sé stesso che ad altri, che fatti del genere fa impressione viverli da così vicino. Il dirigente racconta che durante l’anno più volte ha fatto segnalazioni per casi problematici tra i suoi studenti, “dalla pandemia in poi, hanno tanto bisogno di supporto” commenta. “Tenere la scuola aperta al pomeriggio o avere un giorno a settimana uno sportello psicologico forse non basta più” ragiona, anche perché per avere un aiuto ci vuole sempre e comunque l’accordo dei genitori.
Domani avrebbe dovuto incontrare proprio i genitori dello studente che stamattina ha colpito la professoressa. “Un gesto così grave era impossibile da immaginare – dice il preside – ma il pensiero di essere arrivati in ritardo è difficile da cancellare dalla mente”.

Dieci anni fa moriva Franca Rame

(di Ira Rubini)
Una vita all’improvvisa, come la definisce lei stessa nella sua autobiografia, quella di Franca Pia Rame, nata nel 1929 nei pressi di Parabiago, da una famiglia di teatranti, le cui tradizioni di scena risalivano al 1600. Dopo avere esordito sul palco di famiglia e avere
compiuto una fortunata incursione nella rivista con Tino Scotti e Marcello Marchesi, incontra e sposa Dario Fo, imprimendo alla propria vita e carriera una svolta decisiva. La Compagnia Dario Fo – Franca Rame ha subito risonanza e successo, fino ad approdare alla conduzione della prima serata RAI, con la Canzonissima del 1962. Ma uno sketch sulle condizioni di sicurezza degli operai nelle aziende determina l’interruzione immediata della collaborazione con la TV nazionale. Franca e Dario si concentrano sull’impegno politico e artistico nei luoghi non teatrali, dalle fabbriche alle scuole occupate, dalle case del popolo alle piazze. La satira e la controinformazione diventano strumenti di drammaturgia contemporanea, in testi come “Morte accidentale di un anarchico” o “Non si paga, non si paga”. E poi il supporto a Soccorso Rosso Militante, la lotta femminista, espressa in lavori come “Tutta casa, letto e chiesa”, l’attivismo sui media indipendenti, fra cui Radio Popolare. Lo stupro a sfondo politico di cui Franca fu vittima nel 1973, fu oggetto di una
lunghissima indagine e una successiva azione legale, portando alla luce
complessi e torbidi collegamenti fra eversione nera, servizi segreti deviati, vertici militari nazionali. Da quella atroce esperienza personale, nacque un celebre e toccante monologo. Insignita di molti importanti riconoscimenti, fra cui una laurea honoris causa, Franca fu senatrice e candidata alla Presidenza della Repubblica, ma decise di abbandonare il parlamento, delusa dalla refrattarietà delle istituzioni alle sollecitazioni esterne e non collegate al sistema partitico. Con l’ultima tournèe, in giro per l’Italia, riporta in scena uno dei più
grandi successi di Fo-Rame: il “Mistero buffo”. La camera ardente, allestita nel foyer del Piccolo Teatro Grassi di via Rovello, vedrà sfilare migliaia di milanesi e non, che hanno voluto rendere omaggio alla grande Franca Rame per due giorni consecutivi, prima che la salma fosse traslata al Famedio del Cimitero Monumentale, dove riposa insieme a Dario e agli altri e alle altre grandi milanesi.

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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