Questa mattina a Milano la sottosegretaria all’istruzione Paola Frassinetti, di Fratelli d’Italia, ha reso omaggio a Fausto Tinelli, ucciso nel marzo 78 insieme a Lorenzo Iaio Iannucci. Una iniziativa che si iscrive nel filone inaugurato da Ignazio La Russa col suo discorso di insediamento alla Presidenza del Senato, quando nominò proprio Fausto e Iaio, insieme a Sergio Ramelli, per dire che è ora di lasciarsi alle spalle gli anni 70 e la violenza politica.
“Negli anni 70 c’è stata una guerra tra giovani, oggi sono qui per portare un messaggio di pacificazione”.
Paola Frassinetti arriva al Brera a bordo di una utilitaria, con un mazzo di fiori da deporre sotto la lapide che ricorda Fausto Tinelli, allora alunno di quel Liceo. Lo aspettano la Preside e il fratellastro di Fausto, Bruno Bruti, che spiega così: dopo oltre 40 anni non abbiamo avuto giustizia, quindi io ringrazio chiunque tenga viva la memoria su Fausto e Iaio, che sia di destra o di sinistra.
La sottosegretaria aveva annunciato questa iniziativa qualche settimana fa, commemorando Sergio Ramelli. Sono i due omicidi politici più noti degli anni 70 milanesi, quelli citati anche dal Presidente del Senato La Russa nel suo discorso di insediamento pochi mesi fa. È lui l’artefice dell’operazione pacificazione, o meglio parificazione. E infatti i giornalisti chiedono subito a Frassinetti di commentare l’uscita su via Rasella, lei risponde: “Di La Russa non voglio parlare, non facciamo discussioni storiche oggi, Fausto era un ragazzo, c’ era una guerra tra giovani in quegli anni, il fascismo non c’entra niente con quello che sto facendo stamattina”.
Ma il fascismo c’entra eccome, perché se è vero che per l’omicidio di Fausto e Iaio non è stato condannato nessuno, è altrettanto vero che la matrice di quel delitto è accertata. Dei camerati venuti da Roma hanno parlato tanti neofascisti dell’epoca, nelle varie inchieste, che sono però finite con l’archiviazione. Paola Frassitetti lo sa, perché è cresciuta sotto l’ala di La Russa non solo politicamente ma anche professionalmente, nel suo studio legale milanese, che difendeva la famiglia di Ramelli.
La destra in doppiopetto e quella con le pistole allora andavano in piazza insieme. Oggi i primi sono al Governo, quale sia l’intento della pacificazione, appare più evidente che mai: voltare pagina, senza permetterci di leggerla.