In Knives Out, film uscito in Italia col titolo di Cena con delitto, scritto e diretto dallo statunitense Rian Johnson, c’è una protagonista incapace di mentire: ogni volta che, per qualche ragione, si costringe a dire una bugia, le viene letteralmente da vomitare. Nella serie Poker Face, ideata, prodotta e in parte diretta dallo stesso Rian Johnson, invece, la protagonista Charlie è una specie di macchina della verità umana: riesce a capire, senza ombra di dubbio, se qualcuno sta mentendo (anche se non sempre riguardo a cosa).
“Hai mai pensato di giocare a poker?”, le dicono tutti quelli a cui svela il suo segreto, e quello che scopriamo noi nell’episodio pilota è che, sì, certamente, ci ha provato: ma, si sa, i proprietari di casinò non amano chi fa saltare il banco e ora Charlie si trova in fuga attraverso l’America, inseguita proprio da un boss del gioco d’azzardo molto arrabbiato.
È ancora inedita in Italia, Poker Face, ma ci auguriamo che non lo rimanga per molto, perché è un piccolo gioiello seriale. Rian Johnson non ha fatto mistero di essersi ispirato a Il tenente Colombo, la “madre” di tutte le serie di genere giallo, che poteva vantare un protagonista indimenticabile nello stropicciato detective incarnato da Peter Falk e gustose guest star davanti e dietro la macchina da presa (la prima puntata fu diretta da Steven Spielberg: vi consigliamo di recuperarle tutte su Prime Video).
Proprio come Il tenente Colombo, anche Poker Face non è quel che si dice un whodonit, cioè uno di quei racconti in cui si deve scoprire il colpevole di un crimine, ma un howcatchem: nel lungo prologo, facciamo la conoscenza con i personaggi della puntata e li vediamo commettere il delitto, dunque sappiamo perfettamente chi muore, chi viene ucciso e come; il divertimento sta nell’osservare la protagonista Charlie mettere insieme i pezzi, aiutata sia dalla sua straordinaria abilità di capire chi mente, sia da un’intelligenza e un’inventiva fuori del comune.
La differenza con Colombo è che Charlie non è un membro delle forze dell’ordine, anzi, come si diceva è una donna sola e in fuga da un passato non proprio immacolato: questo la rende da un lato più vulnerabile, e dall’altro fa sì che per punire i colpevoli non sempre si rivolga alla polizia, ma si inventi – per principio o per forza – metodi alternativi. E a differenza dei misteri dipanati dal tenente, che si svolgevano quasi tutti in un contesto ricco o comunque borghese, la situazione di Charlie, che si sposta di città in città a bordo di una Plymouth Barracuda azzurra del 1969 (un’auto che le fa spesso anche da casa), la porta in angoli working class o marginali degli Stati Uniti: i casinò di terza categoria, le stazioni di servizio, gli sconfinati parcheggi di case mobili, le tavole calde, i barbecue di campagna, i pub, i motel, e così via.
Proprio come La signora in giallo della gloriosa Angela Lansbury, non c’è luogo in cui Charlie metta piede che non si riveli teatro di un delitto: ma, ed è sempre chiarissimo, non è lei a calamitare sciagure, ma il mondo a esser dominato dall’avidità e dal desiderio di arricchirsi, che possono corrompere istantaneamente ogni rapporto o solidarietà. I soldi sono il principale “colpevole”, e le vittime sono in genere brave persone che cercano di fare del proprio meglio: è per questo che Charlie, nonostante stia scappando per salvarsi la pelle, non riesce a restare indifferente, non riesce ad abbandonare la scena del crimine prima di aver capito chi è l’assassino e di aver trovato un modo per fare giustizia.
Sceneggiature di ferro, grande ironia, strepitose guest star (tra gli altri: Adrian Brody, Nick Nolte, Chloë Sevigny, Joseph Gordon Levitt, Ellen Barkin…), messa in scena brillante sono tra i punti di forza di Poker Face, anche se più portentosa di tutti è Natasha Lyonne, che interpreta Charlie: già eroina di un’altra bella serie, Russian Doll su Netflix, con il suo modo di fare stralunato, gli occhi enormi, la voce roca e inconfondibile, è la migliore erede di Peter Falk che si potesse desiderare (e, tra l’altro, Rian Johnson la fa comparire in un breve cameo anche nel sequel di Knives Out, Glass Onion). Insomma, se dovessimo scegliere un’eroina per il nostro 8 marzo, quest’anno sarebbe Charlie di Poker Face: decisamente imperfetta ma coraggiosa, indomita, piena di risorse e determinata a non accettare le ingiustizie, riparando i torti come può.