Il racconto della giornata di lunedì 27 febbraio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il primo atto politico di Elly Schlein, nuova Segretaria del Partito Democratico, è stato quello di iniziare una trattativa con le minoranze per una segreteria unitaria. “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli”: lo ha detto il Ministro Piantedosi accusando di fatto i migranti di andarsela a cercare, la morte, per sè e per i proprio figli. Alfredo Cospito è stato riportato nel servizio di assistenza intensificata del carcere di Opera, trasferito dall’ospedale San Paolo all’insaputa dei suoi stessi legali.
La prima donna alla guida del PD
(di Anna Bredice)
Un melograno smaltato di rosso. La scelta di Enrico Letta di donare un melograno ad Elly Schlein per il passaggio di consegne avviene all’insegna della speranza che chi le succeda alla guida del PD abbia migliore fortuna. I due si sono scambiati il melograno a favore delle telecamere e si sono allontanati insieme con i fotografi che volevano riprendere Elly Schlein, chiamandola “segretario”. Si è voltato Letta, ma non lei finché qualcuno ha ricordato che da adesso in poi c’è una segreteria, la prima donna alla guida del PD. Poi è tornata per una breve dichiarazione ai giornalisti, due o tre minuti nei quali però ha detto molto. La prima mossa politica è quella di aprire subito il tesseramento del partito, aprendo le iscrizioni a chi l’ha votata e ora chiede di poter entrare nel Partito Democratico. Una risposta a chi sottolinea la contraddizione tra il voto degli iscritti e quello dei gazebo, ma soprattutto un modo di fidelizzare il popolo delle primarie che l’ha scelta e che è fatto di tante componenti. Elettori ma non militanti, persone deluse dal PD, giovani al primo voto, astenuti, quell’enorme bacino di astensione alle politiche e che ora votandola ha mandato un segnale di riavvicinamento. Il tesseramento serve a renderla più forte, fare in modo che non sia un consenso una tantum, la nuova segretaria vuole ricostruire una base elettorale e di militanza che la sostenga nelle scelte. Tra due settimane ci sarà l’Assemblea Nazionale, solo dopo con la direzione ci sarà anche la nuova segreteria del partito. Oggi ha promesso di voler tenere unito il Pd, “aver cura della sua storia e dei suoi valori, proiettandoli in avanti”. Sono una nativa democratica ha ripetuto ancora una volta, il Pd era cosa fatta da tempo quando ha cominciato a fare politica. Ma ha mandato già un segnale, “unità del partito ma senza rinunciare ad una linea politica chiara che è quella che hanno scelto gli elettori alle primarie”. È già un avviso di non voler cedere alle idee per le quali ha vinto.
L’abbraccio (soffocante) del Partito Democratico a Elly Schlein
(di Luigi Ambrosio)
Il primo atto politico di Elly Schlein è stato quello di iniziare una trattativa con le minoranze per una segreteria unitaria. Ne ha parlato con Claudio Mancini, deputato che ha organizzato il voto per Bonaccini a Roma. E ci sarebbe un accordo di massima che significherebbe tutti dentro, nella stanza dei bottoni. Sarebbe difficile fare diversamente dati due fattori. Primo: chi ha sostenuto il perdente Bonaccini ha ottenuto comunque il 45% dei delegati all’Assemblea Nazionale. Secondo: le correnti che hanno sostenuto Elly Schlein sono troppo potenti perché Schlein se ne emancipi, quantomeno nel breve periodo. Segreteria unitaria con un accordo: i vecchi leader fanno un passo indietro formale, per lasciare spazio a 40enni. Si garantirebbero così l’esigenza di rinnovamento e allo stesso tempo l’autoriproduzione delle correnti. Al contrario di Renzi, che scelse la strada della rottamazione, Schlein persegue la strada degli accordi. Ma l’abbraccio potrebbe essere soffocante. Prendiamo ad esempio la nomina dei nuovi capigruppo al Senato e alla Camera. Al Senato vuole il posto Francesco Boccia. Alla Camera ci prova Michela De Biase, ovvero la moglie di Franceschini, grande elettore di Schlein. Poi magari Schlein riuscirà a imporre altri nomi, magari Chiara Gribaudo o Chiara Braga alla Camera o Misiani al Senato. Ma intanto si tratta su quei nomi, cui si aggiunge Bonafé, che stava con Bonaccini, alla Camera. “Il nuovo che avanza” era la battuta oggi in Transatlantico.
Schlein e il secolo da mettersi alle spalle
(di Alessandro Gilioli)
Messa alle spalle la vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD, forse si può iniziare a cercare di capire anche che cosa è successo domenica scorsa in termini storici, cioè guardando questo passaggio alla luce della storia della sinistra italiana negli ultimi 35 anni
In Italia, prima del 1989, avevamo il più grande partito comunista d’Occidente. Diverso da quello sovietico, certo, ma con quel nome – comunista – e la falce e martello nel simbolo, mentre tutto quel mondo crollava e l’aria serena dell’ovest pervadeva ogni spazio, ogni futuro – per qualcuno era addirittura finita la storia. [CONTINUA A LEGGERE]
Le parole offensive e crudeli del ministro Piantedosi
(di Diana Santini)
Se sulla spiaggia di Cutro non fossero appoggiati, tra i resti legno marcio del barcone disfatto dalle onde, gli ultimi corpi restituiti dal mare, se tra le 64 bare allineate all’obitorio non ce ne fossero una ventina bianche e piccole, troppo piccole per contenere la morte, ecco allora le parole pronunciate oggi dal ministro Piantedosi sarebbero solo inopportune, e stupide. Invece sono empie, offensive e crudeli. “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli”, ha detto il titolare del Viminale accusando di fatto i migranti di andarsela a cercare, la morte, per sè e per i proprio figli. Accusando, da un salotto televisivo, quelle madri e quei padri di non avere a cuore il destino dei loro figli, di essere degli irresponsabili. Come se non scappassero dall’inferno, dalle torture, dalla fame e dalla povertà, come se il viaggio non avesse proprio l’obiettivo di dare a quei bambini una vita migliore, una vita degna. E ancora, come se non fossero le politiche migratorie europee, la voglia di muri, i bastoni tra le ruote alle ong a rendere la rotta del Mediterraneo la più letale al mondo. E infine, come se non fossero le guerre, ovviamente quelle di cui ci disinteressiamo, a costringere le persone a migrare.
Bisogna dire a sua discolpa che Piantedosi è nuovo del mestiere, e prima di fare il ministro non era certo pagato per dire cose intelligenti. Quindi, delle due l’una: o ricomincia a stare zitto come quando faceva il poliziotto, e sarebbe la cosa più saggia davanti a quel mucchietto di bambini morti, oppure farebbe bene a contare fino a perdere il conto di tutti quelli che riposano in mare prima di parlare dei bambini degli altri.
Alfredo Cospito riportato a Opera all’insaputa dei suoi legali
(di Massimo Alberti)
Alfredo Cospito è stato riportato nel servizio di assistenza intensificata del carcere di Opera, trasferito dall’ospedale San Paolo all’insaputa dei suoi stessi legali. Nessuna spiegazione neppure sulle motivazioni del trasferimento. A scoprire per caso che Alfredo Cospito fosse stato ri-trasferito dal reparto di 41bis dell’ospedale San Paolo di Milano, dove si trovava dall’11 febbraio, nuovamente al carcere di Opera, è stata la sostituta processuale Margherita Pelazza. Passando dal carcere per farsi rilasciare l’autorizzazione, si è sentita dire che il suo assistito era già li, e se lo volesse vedere. Ri-spostato come un pacco, senza neppure avvertire i suoi legali. Le sue condizioni, dopo 4 mesi di sciopero della fame, restano stabili ma pericolosamente in bilico, con qualsiasi evento cardiaco che potrebbe metterne a rischio la vita. Ed il problema, spiegano i suoi legali, è che a Opera non è presente il macchinario che gli monitora il cuore costantemente. Un aspetto che rende la scelta del trasferimento rilevante e grave, soprattutto dal momento in cui, dopo la sentenza della cassazione di venerdì, Cospito ha smesso di assumere anche il potassio. “Lo pesano con maglioni e scarpe per dire che ha preso peso” denunciano i suoi legali che riferiscono che il militante anarchico ha smesso anche di assumere zuccheri. Sulle ragioni di questo ennesimo spostamento, nessuno fa ipotesi, “solo congetture”, osserva l’avvocato Flavio Rossi Albertini che domani tornerà a visitarlo in carcere. Cospito viene descritto come “lucido” e “determinato” nel portare avanti il digiuno come protesta e lotta contro il 41 bis. Resta il dato che tra prima e dopo la cassazione, il trattamento nei suoi confronti è di nuovo cambiato.