Oggi 26 febbraio ci sono state le primarie del Pd. Hanno votato in tanti, credo sia un bene.
Oggi 26 febbraio su una spiaggia calabrese si contano i morti di un ennesimo naufragio: il mare sconvolto dalla tempesta di scirocco, solo cento metri della costa, la barca che si spezza , bambini e adulti tra le onde, troppi non ce la fanno, troppi ancora mancano all’appello, nessuna speranza per loro.
Stamattina ho cercato invano le parole per mettere insieme questi due fatti che, penso e pensavo, devono stare insieme. Le parole non le ho trovate: ogni nuda vita che si spegne così drammaticamente – quante volte è successo, quante volte deve ancora succedere? – sembra cosa infinitamente più grande e ogni tentativo di rintracciare il nesso mi suonava sbagliato, quasi osceno.
Le parole giuste le ho lette oggi pomeriggio; le ha dette un prete – non di rado sono i preti a parlare anche per noi che agnostici ci professiamo. È un prete che lavora in Calabria da un numero di anni tale da poterla dire sua, la Calabria, al pari della sua terra d’origine, la Lombardia: don Giacomo Panizza si chiama, Progetto Sud la sua comunità, qualche giorno fa è diventato, per volontà di Mattarella, commendatore. Ha detto don Giacomo, davanti a quei morti: ci vuole la politica, non una politica che espelle, che alza muri, guardate la Calabria che si spopola sempre di più e chiedetevi che senso ha dire di no a queste persone, alla loro scommessa, alle loro competenze, alle loro vite. “La politica non dovrebbe dedicare neanche cinque minuti a porsi il problema di separare i buoni dai cattivi. Di questo si devono occupare altri. La politica piuttosto deve chiedersi perché partono o fuggono da casa, e magari affrontare anche quel problema, non come impedirgli di arrivare. Altrimenti il risultato saranno sempre altri morti su una spiaggia. O in fondo al mare, dove nessuno saprà mai neppure che sono morti”, ha detto a Paolo Foschini del Corriere della sera.
Stupida, cieca, ottusa prima ancora che cattiva. La politica secondo don Giacomo, al quale rubo le parole.
Si stanno chiudendo i seggi delle primarie del Pd, oggi 26 febbraio. Non ho votato, sono lontana, avrei dovuto iscrivermi tra i fuorisede, non l’ho fatto, per diverse ragioni. Ma non credo a chi dice che non ci riguarda. A chi dice che noia, ancora il Pd. A chi lo dà per perso, in favore di cos’altro non mi è chiaro. A chi dice chi se ne frega. Penso invece che da qualche parte bisogna ripartire, per essere meno stupidi, meno ciechi, meno ottusi di quanto oggi in questo paese siamo. E che c’è una domanda, una speranza di politica che in queste primarie si è espressa – dopo l’ondata di pesante astensionismo di qualche settimana fa – che va rispettata. Se poi venisse accolta, ancora meglio, anche se stasera, vista da qui, mentre su quella spiaggia restano legni, rottami e un incongruo salvagente arancione, sembra così difficile.