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La Germania invierà carri armati all’Ucraina, gli scandali che hanno travolto il governo Zelensky e le altre notizie della giornata

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Il racconto della giornata di martedì 24 gennaio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Secondo i media tedeschi domani Berlino potrebbe dare il suo ok all’invio dei Leopard 2 in Ucraina. Il governo ucraino è stato travolto da una serie di scandali di corruzione che hanno già provocato le dimissioni di circa 15 alti funzionari, compresi diversi viceministri. Oggi alla Camera gli ex Articolo 1 non hanno partecipato al voto per il decreto Ucraina. Nonostante il tentativo del governo di scongiurare la protesta, alle 19:00 è iniziato lo sciopero dei benzinai. A Milano da oggi circola un tram dedicato al Giorno della Memoria

L’Ok di Berlino all’invio dei Leopard a Kiev

La Germania manderà i Leopard 2 in Ucraina, la decisione è presa. Lo scrive il giornale tedesco der Spiegel, secondo il quale Berlino sarebbe pronta a consegnare “almeno una compagnia” di carri armati. La notizia è iniziata a circolare nel pomeriggio, dopo che la Polonia aveva fatto ufficiale richiesta alla Germania per poter inviare i suoi tank a Kiev. Secondo Bloomberg, già domani dovrebbe arrivare il via libera tedesco, dopo che il parlamento ne discuterà in mattinata.
Dopo l’ok tedesco, circa 12 paesi sarebbero pronti a inviare circa 100 carri armati Leopard 2 all’ucraina.
Nei prossimi giorni potrebbe sbloccarsi anche la questione dei carri armati statunitensi. Secondo il Wall Street Journal, infatti, l’amministrazione Biden sembrerebbe intenzionata a inviare un significativo numero di tank Abrams a Kiev e un annuncio in questo senso potrebbe arrivare già la prossima settimana. Durante il vertice di Ramstein di settimana scorsa, Berlino avrebbe vincolato il suo via libera ai leopard solo se anche gli Usa avrebbero inviato gli Abrams.
Fondamentale per Kiev è la tempistica con cui questi carri armati verranno inviati. Alessandro Marrone, analista militare dell’Ispi.



I due scandali di corruzione che hanno travolto il governo ucraino

Sono due le inchieste di corruzione che quasi simultaneamente, nel giro di pochi giorni, hanno colpito il governo ucraino. Entrambe riguardano presunti casi di speculazione sulla guerra: una riguarda l’acquisto di generatori e l’altra le forniture di cibo per l’esercito. Ad aver dato il via all’ondata di dimissioni è stato l’arresto del vice ministro per le infrastrutture che avrebbe intascato tangenti per oltre 300.000 euro per “facilitare” l’acquisto di generatori a prezzi gonfiati. Poche ore dopo il giornalista investigativo Yuri Nikolov, fondatore del portale anti corruzione “your money”, ha tirato fuori un altro scandalo di corruzione che ha investito il ministero della difesa, accusato di aver pagato cifre eccessive per le forniture di cibo destinate all’esercito. In seguito a queste rivelazioni si è dimesso il viceministro della Difesa Shapovalov, che secondo l’inchiesta giornalistica, avrebbe firmato un contratto per il 2023 del valore di 324 milioni di euro per i prodotti alimentari destinati ai soldati con prezzi fissati “da due a tre volte superiori” a quelli attuali per i prodotti alimentari di base. Il ministro della difesa Reznikov, invece, si rifiuta di riconoscere ogni tipo di coinvolgimento. Insieme alle sue dimissioni, in queste ore sono arrivate quelle di Kyrylo Tymoshenko, vice capo della segreteria del presidente, implicato in uno scandalo relativo all’uso a fini privati di auto di lusso messe a disposizione dal governo per svolgere il proprio incarico, e poi – a cascata – sono arrivate quelle del vice procuratore generale Symonenko, dei governatori regionali di Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Kiev, Sumy e Kherson, dei vice ministri per lo Sviluppo e del vice ministro per le Politiche sociali.
Secondo molti media ucraini, nel corso delle prossime ore potrebbero arrivare nuove dimissioni, mentre Zelensky ha annunciato altre decisioni nelle prossime ore che potrebbero comprendere anche sostituzioni di ministri.

Ex Articolo 1 e Pd divisi sul tema dell’invio di armi all’Ucraina

(di Luigi Ambrosio)
Pronti via, Articolo 1 ritorna nel Partito Democratico e subito lo mette in difficoltà. Su un tema cruciale come la guerra. Oggi alla Camera gli ex Articolo 1 non hanno partecipato al voto e hanno spiegato che la linea del Pd sulla guerra in Ucraina non va bene.
Una posizione che non è solo ideale ma è anche parte della strategia mai abbandonata dai dalemiani di un accordo strategico coi 5 Stelle i quali, dopo avere governato con Draghi e votato gli invii di armi, da quando sono all’opposizione si sono schierati risolutamente per il no.
A questo punto, considerato che nel Pd non è solo dagli ex Articolo 1 che arriva il no all’invio di armi ma anche altri deputati, come Susanna Camusso o l’ex Sant’Egidio Paolo Ciani sono sulla stessa posizione, è chiaro che il Pd di linee sulla guerra ne ha due. O probabilmente non ne ha una precisa. In attesa di un congresso che non risolverà il problema.

È iniziato lo sciopero dei benzinai

È iniziato alle 19 lo sciopero dei benzinai. Oggi il governo ha tentato in extremis di scongiurare la protesta convocando i rappresentanti dei gestori al ministero delle imprese e tentando un’ultima mediazione. Dopo quasi 3 ore di confronto lo sciopero è stato confermato ma la Fiab-confesercenti viste le aperture del governo su alcune delle richieste avanzate ha deciso di ridurlo da 48 a 24 ore. Le altre sigle dei gestori si riuniranno domani per valutare se ridurre o meno la durata della protesta.
Bruno Bearzi presidente di Figisc, Federazione Italiana gestori Impianti carburanti.

Milano, il tram della linea 9 dedicato al Giorno della Memoria

A Milano da oggi circola un tram della linea 9 dedicato al Giorno della Memoria, un’iniziativa voluta fortemente da Liliana Segre. “Tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga sui libri di storia, poi neanche più quella. La gente già da anni dice: basta con questi ebrei, che cosa noiosa”, aveva denunciato ieri la senatrice sopravvissuta ad Auschwitz. Andrea Monti ha intervistato alcune persone che oggi hanno preso quel tram.

Anna Bredice ha intervistato la storica Anna Foa, che si dice d’accordo con Segre quando sostiene che tra qualche anno la Shoah sarà praticamente sparita dai libri di storia.

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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