Il racconto della giornata di sabato 14 gennaio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. In Germania si è svolta una grande manifestazione ambientalista contro la riapertura della miniera di carbone di Lutzerath; ultime settimane di campagna elettorale tesa in Lombardia; l’Ucraina chiede con insistenza nuovi armamenti ai Paesi occidentali, dopo la promessa della Gran Bretagna; Bolsonaro, sotto indagine potrebbe tentare di riparare in Italia: i padri comboniani chiedono che non gli sia concessa la cittadinanza.
Lutzerath, una grande manifestazione per dire no al ritorno al passato
In Germania, nella località di Lutzerath, almeno 50 mila attivisti ecologisti hanno sfilato contro la decisione del governo Scholz, presa insieme al colosso energetico privato RWE, di ampliare lo sfruttamento della miniera di carbone.
Da settimane decine di attivisti hanno presidiato l’area della miniera, occupando diversi spazi, arrampicandosi sulle case costruite sugli alberi.
Lutzerath si trova nella regione del Nord Reno-Vestfalia, in una delle aree più ricche di miniere di carbone in Europa. Chiuderle quelle miniere significherebbe essere coerenti con la transizione verso le energie rinnovabili, lasciarle aperte è invece un drammatico ritorno al passato.
Da Lutzerath il racconto della manifestazione di Chiara Fiacco, attivista italiana di “Fridays for Future”:
Alla manifestazione ha partecipato anche Greta Thunberg.
“Voi siete il cambiamento, siete la speranza”, ha detto Thunberg rivolgendosi ai manifestanti.
Durante il corteo ci sono stati alcuni scontri: la polizia di Aquisgrana ha parlato di “lanci di razzi e pietre da parte di alcuni manifestanti” a cui gli agenti hanno risposto con “spray al peperoncino”.
Cosa succederà ora, dopo la manifestazione di oggi? Dal governo tedesco (socialdemocratici, verdi e liberali) finora non è arrivato alcun segnale. Una conferma del carattere strategico della scelta di ampliare il sito carbonifero di Lutzerath.
Daniela Finamore, giornalista di ReCommon:
Fratelli d’Italia occupa la Regione Lombardia. Fontana in difficoltà, Majorino: “Possiamo vincere”
(di Claudio Jampaglia)
A 4 settimane dal voto, in Lombardia la destra è presa in una competizione interna furiosa. E la novità dell’ultimo minuto per le liste è Vittorio Sgarbi capolista per Noi Moderati e ora si capisce l’uscita di Ignazio Larussa due giorni fa in cui ridimensionava ruolo e promesse del sottosegretario alla cultura sullo stadio di San Siro vincolato che non si abbatterà. Oggi lo ha smentito anche il ministro della cultura Sangiuliano, tra perle come “Dante padre della destra” e “le cose belle si pagano” riferito ai costi aumentati dei musei. Fratelli d’Italia nella sua kermesse di due giorni ospitata contro le regole, ma simbolicamente, in una sede istituzionale ha intenzione di occupare Palazzo Lombardia; e quando Meloni da Roma dice “test importante per il governo”, tutti capiscono: cari alleati, ci stiamo venendo a prendere la regione. Per Attilio Fontana, Daniela Santanché ha già annunciato un commissariamento con un triumvirato di fedelissimi capitanati da Romano Larussa, il fratello meno famoso. Il presidente uscente evidentemente in difficoltà ieri ha detto che ha paura che la gente si dimentichi di andare a votare oggi che progetta il futuro per evitare che gli arrivi addosso. Incredibile. Continua anche nella sua campagna surreale contro Pd e soprattutto 5stelle che vorrebbero chiudere a suo dire gli impianti di smaltimento e riempire la Lombardia di rifiuti. Il livello è questo. Ma fa dire a Pierfrancesco Majorino che ha presentato oggi il suo programma che cominciano a capire che la vittoria non è data. Il centrosinistra con i 5stelle batte i territori e presenta un cambio di programma pieno di promesse chiare a partire da sanità e ambiente. Fontana scomposto dice che denigrano la migliore sanità d’Europa, testuale. Letizia Moratti intanto promuove sondaggi per dire che un elettore su tre della destra non andrà a votare e che quelli del Pd sono molto sfiduciati. Majorino rovescia il campo: vinciamo qua in Lombardia e diamo una spinta e una indicazione nazionale. Almeno l’attitudine c’è.
L’Ucraina chiede carri armati ai Paesi occidentali
(di Emanuele Valenti)
Qualche giorno fa, commentando la battaglia per Soledar e ringraziando i soldati ucraini, Zelensky ha detto che grazie a loro Kyiv ha guadagnato tempo e forza.
Tempo perché nel frattempo l’esercito ha potuto fortificare le altre posizioni nel Donbass, verso Sloviansk e Kramatorsk.
Forza – l’interpretazione più plausibile – perché gli ucraini stanno usando quello stesso tempo per convincere l’Occidente ad aumentare il supporto militare. E in questo momento supporto militare vuol dire carri armati.
L’annuncio di carri armati britannici, fatto dal primo ministro Sunak a Zelensky, va in questa direzione e la Gran Bretagna sarà il primo paese a mandare carri armati a Kyiv.
Nei prossimi giorni potrebbero arrivare altri annunci. Kyiv spera prima della riunione, venerdì 20, di tutti i Paesi che stanno supportando militarmente l’Ucraina.
La scorsa settimana Francia e Stati Uniti hanno promesso l’invio di mezzi da combattimento. Non ancora carri armati.
Particolarmente delicata la posizione della Germania, che produce una buona parte dei mezzi in dotazione ai Paesi europei e che sulla carta deve dare il via libera al loro impiego in paesi terzi, in questo caso l’Ucraina. Lo hanno già chiesto Polonia e Finlandia. Il cancelliere Scholz è alle prese con pressioni politiche e rimandi al passato.
Zelensky vorrebbe centinaia di carri armati. Gli unici che gli permetterebbero, nel caso, di riprendere – in una nuova contro-offensiva – il territorio ancora occupato dai russi nel sud-est del paese. Spera arrivino anche dagli Stati Uniti. Ma attenzione i carri armati da soli – di certo non solo quelli britannici – non basterebbero, servirebbe altro, anche altra artiglieria.
L’annuncio britannico non cambia gli equilibri, ma simbolicamente e psicologicamente è un salto di qualità significativo.
L’appello dei padri comboniani brasiliani all’Italia: “Non concedete la cittadinanza a Bolsonaro”
In Brasile, domani è una settimana dall’assalto ai palazzi del potere da parte dei sostenitori dello sconfitto presidente Bolsonaro. Oggi è statro arrestato, in relazione all’assalto, l’ex ministro della giustizia del suo governo, Anderson Torres, che era in carico della pubblica sicurezza a Brasilia durante l’attacco. Nelle ultime ore a casa sua è stata trovata la bozza di un decreto ritenuto “golpista” che aveva come obiettivo di invalidare la vittoria di Lula. L’ex ministro era in Florida, Stati Uniti, ed è rientrato oggi nel paese. In Florida si trova anche l’ex presidente Bolsonaro, che è sotto indagine e rischia l’estradizione. Rimane il timore che, in quanto discendente, possa chiedere la cittadinanza italiana e sfuggire così alla giustizia. Un’eventualità che i padri comboniani brasiliani, con una lettera appello all’ambasciatore, chiedono di scongiurare. Padre Danilo è uno dei firmatari del documento: