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Il racconto della giornata di martedì 20 dicembre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Caos nell’approvazione della legge di bilancio, con i tempi ormai sempre più stretti e gli emendamenti saltati. Continua lo scontro interno alla Lega: a Milano stamattina c’è stato un incontro tra il presidente della regione Attilio Fontana e il fondatore della Lega Umberto Bossi in vista delle elezioni di febbraio. Al centro dell’attenzione il “Comitato nord” messo in piedi da Bossi in contrasto con la linea del segretario Matteo Salvini. Eurocorruzione: la moglie dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri sarà estradata a Bruxelles. Secondo il quotidiano belga “Le Soir”, Eva Kaili, ormai ex vice presidente del Parlamento, ha confessato di aver ricevuto soldi dal Qatar per influenzare le scelte delle istituzioni europee.
La manovra economica è ancora ferma alla Camera
Giornata di tensione tra maggioranza e opposizione alla Camera, con la manovra economica ferma in commissione bilancio tra ritardi e possibili misure contestate. Nelle ultime ore si è discusso molto sull’ipotesi di uno scudo penale per alcuni reati fiscali, che però alla fine – secondo le ultime notizie – non ci sarà. Restano i tempi stretti per l’approvazione del testo e rimane da capire cosa conterrà esattamente.
(di Anna Bredice)
Alla fine sono arrivati. Di ritardo in ritardo, quando già faceva buio, sono arrivati circa trenta emendamenti dei relatori alla manovra economica, che dovrebbero sbloccare i nodi che finora sono stati tutti dentro alla maggioranza, perché l’opposizione non era a conoscenza ancora di nulla, se non del tentativo dell’ultimo momento di inserire uno scudo per i reati tributari e fiscali. Un tentativo forse ispirato da Forza Italia, ma ora che è tramontato nessuno se ne prende la paternità, mandato in archivio questa volta per la sollevazione di tutte le opposizioni, nel merito e nel metodo, visto che si tratta di una norma che non ha nulla a che fare con una legge di bilancio. I cinque stelle si sono riuniti con Giuseppe Conte, che alla fine ha dichiarato.
I deputati del Pd della Commissione bilancio sono usciti fuori in piazza Montecitorio tutti insieme per denunciare un tentativo non solo di un ennesimo condono, ma di cancellazione di un reato, approfittando dei tempi così stretti per evitare l’esercizio provvisorio. Sentiamo Cecilia Guerra
Una maggioranza divisa, che forse dopo aver dovuto rinunciare alla norma sul Pos, ha cercato un altro punto che potesse dare il segno politico di una manovra divisa in tanti interventi diversi, un segnale all’elettorato sul fronte della cosiddetta tregua fiscale. Di condoni ce ne sono tanti, compreso quello delle società di calcio, che possono rateizzare i debiti. Ora la maggioranza deve accelerare, da adesso serviranno 6 o 7 ore per votare tutto e poter arrivare in aula o domani o addirittura giovedì per poter approvare probabilmente con la fiducia entro la vigilia di Natale.
Tra le misure più contestate c’è quella a cui accennava Anna Bredice che riguarda le società di calcio. Il nostro collaboratore ed editorialista Andrea Di Stefano
Putin e Zelensky non hanno nessuna intenzione di fermarsi
(di Emanuele Valenti)
Seppur in due contesti completamente diversi, Putin e Zelensky hanno ribadito oggi che non hanno alcuna intenzione di fare marcia indietro. La guerra in Ucraina andrà avanti ancora a lungo. Al rientro da Minsk, in Bielorussia, Putin ha ammesso che nei territori occupati, annessi a fine settembre, ci sono delle difficoltà. E ha chiesto ai suoi servizi di sicurezza di fare di più. Non solo. In un messaggio ad hoc ha anche detto che bisogna controllare meglio i confini e la stessa società russa, perché ci sono spie straniere e traditori. Ricordiamo che la stretta sulla società russa è già molto forte. Impossibile dissentire.
Il presidente ha però detto che la Russia continuerà a combattere in Ucraina.
A segnalare la sua determinazione una cerimonia al Cremlino, nella quale Putin ha premiato alcuni dei suoi fedelissimi nella guerra in Ucraina. Ha consegnato per esempio una medaglia al leader filo-russo di Donetsk, Denis Pushilin, e ha fatto lo stesso con Margarita Simonyan, direttrice della TV Russia Today, uno degli strumenti della propaganda russa.
Domani Putin annuncerà gli obiettivi militari per il 2023, l’anno prossimo. Lo ha fatto sapere il Cremlino. Il presidente riunirà per l’occasione i suoi vertici militari. Gli ucraini sostengono che Mosca stia pensando a una nuova grossa offensiva di terra, anche da nord. La cosa non è scontata, ma di sicuro Putin non farà marcia indietro. Non adesso. Deve ancora raggiungere la sua vittoria da vendere all’opinione pubblica interna. Ma anche Zelensky è determinato ad andare avanti. Nelle stesse ore nelle quali Putin ammetteva le difficoltà nei territori occupati, il presidente ucraino ha fatto visita ai suoi militari a Bakhmut, nel Donbass. In questo momento la città simbolo della guerra di attrito, della guerra di trincea, di cui non si vede la fine.
Zelensky ha detto che gli ucraini combattono e resistono perché Bakhmut combatte e resiste.
In tutto il paese si distribuiscono magliette che inneggiano alla resistenza dell’esercito di Kyiv in quella località. Dopo Bakhmut, andando verso ovest, ci sono Sloviansk e Kramatorsk, le due principali città del Donbass ancora in mano ucraina. La resistenza sta costringendo i russi a tenere lì una buona parte delle loro truppe, compresi i mercenari del gruppo Wagner. In sostanza la presenza di Zelensky, oggi al fronte a poche centinaia di metri dalle postazioni russe, è il simbolo delle difficoltà di Mosca, come in fondo ha ammesso lo stesso Putin. La guerra va avanti da 300 giorni. Ne seguiranno molti altri.
“Salvini? Un bambino che non risponde al telefono da settimane”
(di Alessandro Braga)
Che la questione sia di quelle importanti, lo dimostra il fatto che si sia mosso Umberto Bossi in persona. E, nell’ultimo periodo, non è una novità. Il fondatore della Lega (Nord) si è presentato al Pirellone, da Attilio Fontana, con una richiesta, definita “chiara ed inequivocabile”, che suona quasi come un ultimatum; “il comitato Nord sia riconosciuto come lista all’interno della coalizione di centrodestra in appoggio al presidente Fontana”. Fontana, in difficoltà, non ha potuto far altro che dirsi disponibile a farsi portavoce della richiesta con gli alleati. Il problema vero è Salvini, perché la mossa dei bossiani è un chiaro guanto di sfida lanciato al segretario della Lega (per Salvini premier). Che infatti, pare abbia replicato chiedendo a quale titolo Bossi parli per chi, di fatto, dalla Lega è stato espulso. Il Senatur, dal canto suo, avrebbe definito Salvini “un bambino”, che non gli risponde al telefono da settimane. I due sono ormai ai ferri corti. La resa dei conti, nel Carroccio, è alle porte. I congressi provinciali sono stati solo un antipasto, in vista di quelli regionali e, ancor di più, del federale. Al momento l’ipotesi che il Comitato Nord, in caso di diniego della sua richiesta, finisca a ingrossare le fila dei sostenitori di Letizia Moratti, sembra improbabile, anche se non impossibile. Ma alle elezioni lombarde sembra scontato che Fratelli d’Italia sarà il primo partito nella coalizione, arrivando addirittura a portare a casa un bottino triplo rispetto alla Lega salviniana. Che rischia ora un’emorragia di voti anche verso gli scissionisti-nordisti. A quel punto, la segreteria di Salvini sarebbe appesa a un filo. E le forbici, in mano ai suoi nemici.
Le prime ammissioni dell’ex vice presidente Eva Kaili
È stata rinviata al prossimo 3 gennaio l’udienza per valutare la richiesta di consegna al Belgio di Silvia Panzeri, la figlia dell’ex europarlamentare Pier Antonio Panzeri tra gli arrestati nell’indagine sull’euro corruzione. Questa mattina i giudici della Corte d’appello di Brescia hanno accolto l’istanza della difesa che ha chiesto di accertare le condizioni delle carceri in Belgio. Ieri la stessa istanza non era stata accolta per Maria Dolores Colleoni, la moglie di Panzeri, che con la figlia è indagata per concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Nelle motivazioni i giudici di Brescia scrivono che “sussistono gravi indizi di colpevolezza” aggiungendo che non ci sono gravi problemi di malfunzionamento del sistema carcerario belga.
Il prossimo 9 dicembre invece si svolgerà la prima udienza davanti alla camera di consiglio del tribunale di Bruxelles di Eva Kaili, l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, in carcere dal 9 dicembre scorso. I giudici belgi dovranno decidere se prolungarne la detenzione oppure se rilasciarla con o senza condizioni.
(di Omar Caniello)
Eva Kaili,l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, davanti agli inquirenti ha ammesso di aver incaricato il padre di nascondere le mazzette di denaro e di essere a conoscenza dell’attività portata avanti dal marito, Francesco Giorgi, con l’ex eurodeputato Antonio Panzeri. Lo scrive il quotidiano belga Le Soir in base a documenti visionati. Secondo la ricostruzione del quotidiano belga, il giorno del blitz che ha portato agli arresti, Kaili sarebbe entrata nel panico quando la polizia ha fermato il compagno Francesco Giorgi. Ed oltre ad avvertire il padre, fermato poi in un hotel mentre tentava di darsi alla fuga con una valigia piena di contanti, l’ex vicepresidente del Pe ha tentato anche di mettersi in contatto con Panzeri e altri due eurodeputati citati nell’inchiesta, dei quali non viene però indicato il nome. L’avvocato di Kaili ha smentito affermando che non sapeva nulla dei soldi e quando l’ha scoperto ha chiesto al padre di riconsegnarli a Panzeri.
Le Soir scrive anche che Panzeri davanti agli inquirenti belgi ha riconosciuto in parte il suo coinvolgimento, puntando poi il dito sull’ex collega socialista Marc Tarabella come beneficiario dei “regali” del Qatar e invitando gli inquirenti a concentrarsi sul ruolo di Andrea Cozzolino, eurodeputato Pd. Gli inquirenti belgi indagano Panzeri sia sulle mazzette ricevuta da Dhoa che su quelle pagate dal Marocco.
Serie TV per le Feste
(di Alice Cucchetti)
Il 2022 va a concludersi, tra le tradizionali classifiche delle migliori serie dell’anno e più di una preoccupazione per lo stato dell’industria: il continuo processo di mega fusioni tra conglomerate dell’intrattenimento (e non solo) rende precario e imprevedibile il panorama produttivo, per gli show più piccoli e sperimentali, ma anche per tutti quelli che non riescono a guadagnare immediatamente un enorme successo di pubblico e di passaparola. CONTINUA A LEGGERE