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La strategia comunicativa di Meloni, gli affari del Qatar in Europa e le altre notizie della giornata

Qatargate Parlamento Europeo ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 12 dicembre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. oggi pomeriggio si è svolta a Milano la commemorazione della strage di Piazza Fontana e nessun esponente del governo è salito sul palco nel primo anniversario con la destra destra al potere. Giorgia Meloni mette a punto la strategia comunicativa del suo taccuino settimanale, dove riassume contenuti e polemiche della settimana. L’inchiesta sulla presunta corruzione dal Qatar ai vertici delle istituzioni europee sta svelando soltanto uno dei modi con cui il paese del Golfo sta gestendo i propri interessi con l’Europa. L’Occidente sta confermando il suo supporto all’Ucraina, ma l’avvio di un negoziato tra russi e ucraini sembra ancora molto lontano.

La commemorazione della strage di Piazza Fontana

12 dicembre, oggi pomeriggio si è svolta a Milano la commemorazione della strage di Piazza Fontana. Le commemorazioni, quella ufficiale dei familiari delle vittime e delle istituzioni, e quella del movimento milanese, che ha sfilato in corteo. Nessun esponente del governo sul palco nel primo anniversario con la destra destra al potere. Il racconto di Lorenza Ghidini:

 

La strategia comunicativa di Giorgia Meloni

(di Anna Bredice)

Posa rilassata di chi sta in casa con l’albero di Natale alle spalle, sguardo alla telecamera con l’agenda piena degli sticker messi dalla figlia, voce che a volte diventa più bassa, come se facesse una confidenza. Giorgia Meloni mette a punto la strategia comunicativa del suo taccuino settimanale, dove riassume contenuti e polemiche della settimana, si fa domande e si dà anche delle risposte. Qualcuno già alla prima puntata commentava che era un modo per evitare la difficoltà in cui l’hanno messa le domande dei giornalisti in conferenza stampa. Questa mattina il tema principale è stata la manovra economica, dove la grande paura di Giorgia Meloni è di finire impantanata nelle polemiche degli alleati, delle loro bandiere irrinunciabili, delle trattative estenuanti e dell’enorme rischio della perdita dei consensi, che naturalmente già comincia ad avvertirsi, non fosse altro perché ovviamente si passa dalle promesse elettorali ai fatti. E quindi nel corso del video c’è sempre un tono rivendicativo nelle sue scelte. Si descrive sempre come vittima di incomprensioni, di attacchi ingiusti, gli altri sono colpevoli di essere stati al governo prima di lei, sempre. Ma guidare Palazzo Chigi forte di un grande consenso e fare approvare una legge di bilancio che riporta molto meno di quanto promesso è un rischio e a nemmeno tre mesi di governo alla Presidente del Consiglio tocca già proporre una cabina di regia con gli alleati di maggioranza perché non si fida molto di quello che i gruppi faranno autonomamente in Parlamento. È il governo, verrebbe da dire, e non più l’opposizione. È la ricerca del consenso diretto con il suo elettorato, di promesse fatte e che ora deve rinviare, il tentativo di rimanere fuori dalle rivalità tra partiti e leader, come Salvini, in affanno con i suoi social al punto da incappare anche in errori e gaffe e posizioni personali come quelle di Licia Ronzulli che difende l’allontanamento dei medici no vax, una delle prime cose che invece Meloni ha voluto togliere con il suo primo decreto legge.

Il Qatar e gli affari in Europa

(di Alessandro Principe)

Nei corridoi di Bruxelles circola una foto. È quella del vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas. Partito Popolare, lo stesso di Von der Leyen. La foto lo ritrae insieme alla connazionale Eva Kaili, arrestata e accusata di corruzione. I due sono in Qatar, in missione, lo scorso 18 novembre. Foto pubblica, niente di segreto. Schinas due giorni dopo sarà in tribuna vip alla partita inaugurale del Mondiale. Nulla di illecito ovviamente. Ma ora assume un sapore diverso.
Con il Qatar non ci sono solo i Mondiali. Quelli sono la vetrina che Doha ha voluto come patente di paese di primo piano. Ma poi c’è l’energia: gli affari non mancano, con buona pace dei diritti umani. Il Qatar trabocca di gas oggi più che mai ambito in Europa. Un altro dossier che interessa all’emirato è quello dei visti. Il Qatar prova da anni a rientrare nella lista di Paesi extra europei che godono di un regime di liberalizzazione: è una misura molto importante per i rapporti commerciali e diplomatici. La nuova proposta di via libera avanzata dalla Commissione lo scorso aprile è ora al Parlamento europeo. Che oggi gliel’ha rimandata indietro. Un altro segnale da non sottovalutare. Il Marocco è un altro dei paesi sotto la lente dei magistrati. Non sappiamo su quale dossier puntino gli inquirenti. L’ultimo caso è l’affaire Pegasus: uno scandalo internazionale di spionaggio scoppiato nel 2021, con centinaia di giornalisti, uomini d’affari, politici di primo piano, come il premier spagnolo Sanchez, spiati nei loro telefoni privati. Bruxelles incaricò una commissione di Eurodeputati di indagare sul possibile coinvolgimento del Marocco. L’8 novembre scorso, la commissione ha scagionato le autorità marocchine per mancanza di prove chiare e convincenti.

L’avvio di un negoziato tra russi e ucraini è ancora lontano

(di Emanuele Valenti)

L’Occidente sta confermando il suo supporto all’Ucraina. Sarà ancora più chiaro domani, quando a Parigi ci sarà la conferenza internazionale per decidere e coordinare gli aiuti da mandare a Kyiv in tempi brevi per far fronte all’inverno.
All’evento parteciperà in video-conferenza anche Zelensky. In parallelo un forum bilaterale, Francia-Ucraina, pensato per progettare e finanziare la futura ricostruzione del paese. La delegazione ucraina incontrerà centinaia di imprese francesi. Dopo aver presieduto una riunione con gli altri leader del G7 il cancelliere tedesco, Scholz, ha detto che gli aiuti all’Ucraina saranno come un Piano Marshall.

Nei giorni scorsi, in una serie di conversazioni telefoniche, Zelensky aveva ricevuto rassicurazioni anche sul supporto politico e militare. È stato così con Macron e con Biden. Il presidente americano ha ribadito che la priorità della sua amministrazione sarà continuare a fornire sistemi di difesa per far fronte ai bombardamenti russi.

Nessuno spiraglio, invece, per l’avvio di un negoziato tra russi e ucraini. Unica nota positiva: negli ultimi giorni la parola “negoziato” è stata pronunciata un po’ da tutti. Anche da Putin.
Seppur da posizioni diverse, tutti pensano e sperano che a un certo punto ci sia una trattativa. Ma come abbiamo detto più volte questo non è ancora il momento.
Lo ha ribadito oggi anche il ministero degli esteri di Mosca: non vediamo il giusto approccio da parte degli Stati Uniti. La posizione di Kyiv, supportata dai suoi alleati, è sempre il rispetto della sua sovranità territoriale, così come indicato dalla carta della Nazioni Unite. Ha usato questa espressione per esempio – nell’ultimo colloquio con Zelensky – anche Biden.

In questa situazione il campo continua a essere caratterizzato da una notevole potenza di fuoco. La linea del fronte non si muove, ma entrambe le parti stanno facendo ampio uso dell’artiglieria.
Gli stessi ucraini hanno ammesso una serie di attacchi russi nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Kherson.
L’esercito di Kyiv ha risposto – la sua versione – colpendo le postazioni del gruppo Wagner a Luhasnk e altre posizioni russe a Melitopol, nel sud.
Quest’ultimo sviluppo sembra confermare una possibile strategia ucraina: dividere, spaccare, la striscia di territorio in mano a Mosca nel sud, che va dalla Russia alla Crimea. Non ci siamo ancora, ma nel caso si tratterebbe di un durissimo colpo per il Cremlino.
Il portavoce di Putin ha comunicato oggi che il presidente ha annullato la sua tradizionale conferenza stampa di fine anno. Non era quasi mai successo.
Negli ultimi giorni Putin ha rilasciato diverse dichiarazioni pubbliche, ma le domande dei giornalisti – seppur concordate o pilotate – potrebbero dargli fastidio. Le critiche al Cremlino, sugli informatissimi blog militari russi, non si sono mai fermate.

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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    1) L’incubo di Gaza visto con gli occhi di una 23enne. In esteri la testimonianza da Deir el Balah: “Mi manca ballare e ridere con le amiche”. (Aya Ashour) 2) Washington potrebbe abbandonare gli sforzi per la pace in Ucraina. Marco Rubio da Parigi lancia un avvertimento che lascia più domande che risposte. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti. Harvard dice no a Trump, lui congela i fondi. Lo scontro del presidente con le università americane è sempre più pericoloso. (Roberto Festa) 4) Un posto sicuro per la scienza. L’università di Marsiglia offre asilo accademico ai ricercatori in fuga dagli Stati Uniti. Quasi 300 fanno domanda in un mese. (Francesco Giorgini) 5) Messico, mentre il governo nega la responsabilità dello stato nelle sparizioni forzate, nel week end le famiglie dei desaparecidos si preparano alle giornate nazionali di ricerca delle persone scomparse. (Andrea Cegna) 6) Mondialità. La vittoria schiacciante di Daniel Noboa e la sconfitta del “Correismo” in Ecuador conferma i cambiamenti politici in corso in America Latina. (Alfredo Somoza)

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