Fogli bianchi sventolati, mani sulla bocca, ciocche di capelli tagliati, scena muta all’inno nazionale: l’opposizione parla coi simboli; è la sua forza: far diverso da ciò che il sentire diffuso vorrebbe; resistere ai gorghi delle simmetrie; rispondere alla violenza col suo opposto, che non è solo “non violenza”, ma mostrare una verità “altra”, una realtà diversa e possibile; denunciare quanto la debolezza sia forza. Il simbolo è potente perché rivela le contraddizioni; trasforma l’immagine in icona, la nudità in risorsa, il silenzio in grido, la voglia di cambiare in pagina scevra d’odio così che trovi spazio lo scriver di futuro, la sopravvivenza in sogno d’un domani che rende nuovo l’oggi, il corpo in presidio d’umanità condivisa. L’opposizione sfida acquiescenza, conformismo, mentalità corrente, collusioni; costringe a non far finta di niente, a non voltarsi dall’altra parte. È un lampo, un attimo da esprimere, cogliere al volo; poi cercheranno di far tornare il vecchio, perché agenti antisommossa sparano, pasdaran perseguitano parenti, l’universo del calcio è prono al dio denaro, autocrati con mire imperiali resuscitate ricattano il mondo: i nemici dell’uomo san di poter far leva sulla colpevole disunione di chi dovrebbe contrastarli attuando condizioni perché abbiano cittadinanza libertà, diritti, giustizia, pace. Son morti a milioni. I lampi lasciano indelebili tracce. L’oppositore sogna d’imprimere uno stigma nella carne della realtà. «Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga»: parole che il Nobel Camus scrisse con l’angoscia del mondo a blocchi e della corsa alle armi nucleari. Rapporti internazionali e storie dei singoli Paesi in Europa presentano affinità col 1957, grazie anche a Putin. In Italia i partiti fattisi cacciare all’opposizione non sembrano imparare dalla storia. Dovrebbero almeno avere l’umiltà e la lungimiranza di lavorare per non autodistruggersi e trascinare con sé nel cupio dissolvi l’idea stessa di opposizione: la speranza. Primi sostenitori delle destre sono gli inconsolabili orfani di potere, governo, incarichi, enti. Le idee? Dopo. Ad avercele però.
Opposizioni
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Marco Garzonio
Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.