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L’Africa è la nuova preda della cybercriminalità

La rete nigeriana nota come Black Axe ha sfruttato la crisi economica globale e la pandemia. Una casa di lusso a Pretoria, in Sud Africa: da qui arriva la voce dei rappresentanti dell’Interpol, l’organizzazione internazionale della polizia criminale. Lo scorso mese, hanno perquisito 49 abitazioni e arrestato 75 persone, in un’operazione – chiamata “Jackal” – possibile grazie alla collaborazione di 14 Paesi. La principale minaccia da contrastare era il gruppo “Black Axe”. Ha sede in Nigeria ed è in espansione anche in Sud Africa specializzato in truffe finanziarie, usa il denaro per investire in altre attività illegali, come traffico di esseri umani e commercio di droga. Secondo l’Interpol è uno dei gruppi più pericolosi e in crescita a livello mondiale. Per truffare, i gruppi come Black Axe usano diversi schemi. Ne raccontiamo uno: immaginiamo di aprire una app di incontri e di conoscere una persona che si presenta molto bene, è affettuosa e attenta. Iniziamo una relazione, che si mantiene però sempre a distanza. Dopo mesi, il nostro compagno ci chiede dei soldi, magari
per pagare un debito, per finanziare una nuova attività o per alcune pratiche burocratiche necessarie a sbloccare un’eredità. Risolto il debito, o ottenuta l’eredità, ci promette che ci porterà in vacanza.
Questo è lo schema base con cui chiedere denaro, usando ovviamente un profilo falso. Black Axe colpisce soprattutto persone di età medio-alta e sole, per trovarle è sufficiente una ricerca su google o social network per parole chiave. Ci sono testimonianze di persone che hanno perso così decine di migliaia di euro, in alcuni casi centinaia di migliaia. A ottobre 2021 vennero arrestati 7 membri di Black Axe, che in dieci anni avevano estorto con questo metodo 4 milioni di dollari. Ma i Paesi africani sono anche tra le prime vittime. Internet si sta espandendo, spesso senza le infrastrutture di sicurezza necessarie. Il Covid ha portato a un veloce trasferimento della vita su piattaforme online, ma i governi africani sono impegnati in sfide maggiori. Per fermare le truffe serve educazione diffusa, infrastrutture più sicure e la collaborazione tra stati. In diversi Paesi si stanno facendo passi avanti. Una recente altra iniziativa di Interpol ha smantellato alcune strutture che facilitano le attività illegali. Ad esempio, in Eritrea è stata fermata l’attività di negozi che vendevano strumenti per hackerare le reti informatiche, in Tanzania invece è stato possibile recuperare 150.000 dollari estorti. Gli sforzi aumenteranno, l’Unione Africana ha già riconosciuto la cybersicurezza come una priorità.

Chiara Vitali

Foto | Lagos Fashion Week

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    Redazione
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