Mia cara Olympe

Mai sottovalutare le donne: lezioni ed elezioni americane

Mai sottovalutare le donne. E ricordare questo nome: Catherine Cortez Masto, prima senatrice latina, rieletta in Nevada, che ha portato i seggi democratici a 50 contro i 49 repubblicani (resta in ballottaggio la decisiva Georgia) e ha fatto definitivamente a pezzettini l’ipotesi dell’onda rossa sulle elezioni di mid term negli Stati Uniti.

E invece no, non è stata vittoria repubblicana, tutt’altro, e molto si deve dire grazie alle donne – elette ed elettrici – e ad una mobilitazione a viso aperto sul tema dell’aborto. Il tweet fissato sul profilo di Cortez Masto recita: “I repubblicani del Senato hanno appena bloccato il mio disegno di legge per proteggere le donne che viaggiano per cure riproduttive e coloro che le aiutano. Vogliono consentire ai legislatori statali di superare i confini statali per punire e controllare le donne. È assolutamente scandaloso. Non smetterò di lottare per la libertà delle donne”. Lo ha scritto, la senatrice, il 14 luglio, dopo la sentenza della Corte suprema a maggioranza trumpiana  che ha cancellato il diritto d’aborto che era legge dal 1973 e aperto la strada a limitazioni progressive e feroci negli stati a maggioranza repubblicana. Se andate a spulciare sul sito della sua campagna elettorale è altrettanto netta: tra i motivi per cui si ricandida Cortez Masto indica la lotta per l’aborto libero e legale in Nevada e nell’intero paese: “I diritti riproduttivi delle donne non sono mai stati così sotto attacco… Mi rifiuto di stare ferma mentre i politici di destra lavorano per portare indietro le lancette”.

No pasaran, dice il voto americano e se n’è avuta anche chiara indicazione dai cinque referendum in altrettanti Stati che vertevano in differenti modi sull’interruzione di gravidanza; in California, Michigan,Vermont, Kentucky e Montana è stato il fronte pro choice a incassare la vittoria. Nelle ultime settimane di una campagna aspra in cui Biden ha insistito fosse in gioco la stessa essenza della democrazia, il tema dell’aborto sembrava, nei sondaggi, declinare d’importanza rispetto ad economia e inflazione: si è confermato invece questione centrale per l’elettorato, capace di scombinare gli schieramenti tradizionali e  dunque vera buccia di banana per i repubblicani  e soprattutto per i più oltranzisti e trumpiani tra i loro candidati che dalle urne sono usciti sconfitti.

È una lezione quella che viene dalle elezioni di mid term e sarà il caso di leggerla anche da qui: e non solo per ciò che manda a dire a chi, nella destra, insiste su una lettura ‘oscura’ dell’interruzione di gravidanza e su una serpeggiante colpevolizzazione di chi la decide. È una lezione di politica per il fronte progressista nostrano che attraversa il limbo di una lunga crisi d’identità: si sceglie da che parte stare, in questo caso dalla parte dei diritti e dell’autodeterminazione delle donne visti come parte imprescindibile della democrazia e della libertà, e lo si rivendica senza timidezze o timori. Piacerebbe accadesse anche qui, sull’aborto e non solo, anche qui le donne (e non solo) lo aspettano.

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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    Il PAC, Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, ospita un'ampia mostra personale dell'artista iraniana SHIRIN NESHAT vincitrice del Leone d’oro alla Biennale di Venezia del '99, del Leone d’argento per la miglior regia al Film Festival di Venezia nel 2009 e del Premium Imperiale a Tokyo mel 2017. I temi esplorati dall'artista sono quelli dell’identità', della memoria e dell’appartenenza. La lente attraverso cui Neshat interpreta la Storia e la Contemporaneità non solo del suo Paese d'origine, l'Iran, ma del mondo intero, è lo sguardo delle donne: dagli esordi nei primi anni Novanta con la serie fotografica Women of Allah, i celebri corpi femminili istoriati con calligrafie poetiche, fino a The Fury, video-installazione che anticipa il movimento “Woman, Life, Freedom”. La ricerca di Shirin Neshat però travalica il tema di genere e, partendo dal dualismo uomo-donna, indaga le tensioni tra appartenenza ed esilio, salute e disagio mentale, sogno e realtà. La mostra è visitabile dal 28 marzo all'8 giugno. Il servizio di Tiziana Ricci.

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