Bhavreen Kandhari ha deciso di partecipare alla Cop 27 per le sue figlie. Entrambe hanno diciotto anni e seri problemi ai polmoni. La causa è l’inquinamento, dice Kandhari. è partita da Delhi pochi giorni fa e il livello di gas pericolosi nell’aria era così che le scuole erano chiuse. Alla Cop non è arrivata da sola: Bhavreen fa parte di una rete di associazioni di donne e mamme che si battono per la salute dei propri figli. A guidarle è la “disperazione” per i danni fisici della crisi climatica. Credono che condividere le loro storie sia utile: essere coinvolti emotivamente nelle storie degli altri aiuta ad agire.
Come sta incidendo la crisi sui bambini? A due mesi dalle inondazioni in Pakistan, le scuole per restano inaccessibili per oltre due milioni di ragazzi. Altri 10 milioni nel Corno d’Africa sono colpiti dalla siccità. 1,5 milioni in Nigeria sono a rischio di malattie e malnutrizione a causa delle inondazioni. Si aggiungono i danni alla salute.
Le mamme alla Cop chiedono ai politici di mettere al primo posto il bene dei bambini. Ci sono anche bambini cresciuti, ormai ragazzi e ragazze, che portano già sulla pelle i segni della crisi climatica. E’ arrivata oggi in Egitto Nalleli Cobo, ventunenne conosciuta perché ha vinto una battaglia contro una compagnia petrolifera. A nove anni, Nalleli inizia a soffrire di perdite di sangue dal naso, così forti da dover dormire seduta per evitare di rimanere soffocata. Poi mal di testa, nausea, spasmi. Nessuna diagnosi specifica. I sintomi, però, sono molto comuni nel suo quartiere, una zona di Los Angeles a basso reddito abitata soprattutto da latini. I bambini finiscono al pronto soccorso senza sapere il perché. A pochi passi dalla casa di Nalleli c’è un pozzo petrolifero della compagnia Allenco. Quando i tossicologi arrivano nel quartiere, il legame tra le attività di quel pozzo e i problemi di salute è chiarissimo. Così Nalleli fonda insieme alla mamma un’associazione. Per anni denunciano la situazione del quartiere, fino al 2013 quando Allenco sospende le operazioni in quel pozzo. Una vittoria. Sei anni dopo, Nalleli si ammala di cancro. Deve sospendere la sua attività di attivista e affrontare interventi molto invasivi. Oggi è guarita, e alla Cop porta il tema delle diseguaglianze: nel suo stato, la California, la maggior parte dei pozzi di petrolio e gas si trovano tra le comunità latine e nere. “Sogno un mondo – ha detto la ragazza al Guardian – in cui le persone possano aprire la finestra e respirare l’aria senza ammalarsi, aprire il rubinetto e poter bere l’acqua pulita”.
Chiara Vitali