![monna lisa](https://www.radiopopolare.it/wp-content/uploads/2022/11/TAPPETINO-1.jpg)
La Gioconda di Leonardo da Vinci è uno dei quadri più famosi al mondo. La storia racconta che fu lui stesso a portarla con sé in Francia intorno al 1516, dove passò tra le mani del Re Sole e di Napoleone prima di venire definitivamente affidata al museo del Louvre. Ma in Italia, ad un certo punto, si cominciò a credere che la Monna Lisa fosse stata portata a Parigi come bottino di guerra dalle truppe napoleoniche. Una fake news d’altri tempi, ancora dura a morire, che ebbe molto successo soprattutto a inizio ‘900, in pieno crescendo romantico-nazionalista. E che fu all’origine di una storia incredibile, di cui furono protagonisti un immigrato italiano in Francia e la tela del genio toscano, rubata dalle sale de Louvre il 21 agosto 1911 e riapparsa a Firenze due anni dopo.
Con “Per amore di Monna Lisa, il più grande furto del XX secolo”, il disegnatore Lelio Bonaccorso e lo scrittore Marco Rizzo ridanno vita all’improbabile ladro, l’operaio Vincenzo Peruggia, immaginandolo come il protagonista di una tragicommedia in cerca di riscatto. Un uomo in preda a un’ossessione non proprio lucida, rapito da un amore trasognato per la sua Elisa e convinto di riportarla a casa, che si muove tra le pagine con un passo lungo e molleggiato, con una silhouette allampanata che ricorda quella di Charlie Chaplin in certi film muti e per cui non si può non provare una certa tenerezza. Disegnato con uno stile ispirato a certi cartoons degli anni 60 dalle prospettive deformate, e con un grafismo elegante e ironico che rimanda a quello degli Aristogatti (ambientato, guarda caso, nella Parigi degli anni 10), questo romanzo a fumetti prende molti elementi in prestito dai film d’epoca.
Certe inquadrature della città, le didascalie che scandiscono i salti temporali, scritte come le insegne Guimard della metro parigina, o ancora la scelta di disegnare in monocromia, richiamano proprio quel linguaggio cinematografico. I coloristi Giuliana Rinoldo e Fabio Franchi hanno poi lavorato con le tonalità del seppia, come farebbe l’addetto alla fotografia sul set di un film, per amplificare l’effetto rétro che aiuta a trasportare il lettore all’epoca del racconto.
Rizzo e Bonaccorso, che firmano il loro dodicesimo libro dopo titoli come Salvezza o Peppino Impastato, hanno mescolato ai fatti reali qualche elemento inventato. I dettagli dei vicoli parigini, gli interni del museo, il ghetto in cui vivevano gli immigrati in quegli anni o anche il processo ad Apollinaire e Picasso, che furono accusati del furto, sono tutti storicamente fedeli. Il collega e amico guineano di Peruggia, Jacques, invece, non è mai esistito. Ma la spalla del nostro antieroe scalcagnato permette di conoscerlo meglio e di spiegare le possibili motivazioni dietro al furto, oltre a ricordarci che certe cose, come il rapporto ai migranti, non sono cambiate.Non sapremo mai se Peruggia fosse un patriota o un pazzo ignorante.Sappiamo però che il suo gesto è entrato nella storia e che ha contribuito a rendere la Gioconda l’icona indiscussa che è oggi.