Il racconto della giornata di mercoledì 19 ottobre 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Berlusconi e i nuovi audio su Putin creano nuovi ostacoli per Giorgia Meloni, alla vigilia delle consultazioni di Governo. Ulteriori difficoltà sul campo per la Russia, nel frattempo in Donbass entra in vigore la legge marziale. A Cagliari crolla la palazzina della facoltà di Lingue dell’Università della città e viene sequestrato tutto il polo, la denuncia degli attivisti.
I nuovi audio di Berlusconi aggravano la situazione per Giorgia Meloni
(di Luigi Ambrosio)
Il nuovo audio di Berlusconi durante un’assemblea dei gruppi di Forza Italia, questa volta alla Camera, sulla guerra in Ucraina è se possibile ancora più dirompente di quello di ieri.
24 ore fa Berlusconi elogiava Putin. Questa volta attacca Zelensky e di fatto attribuisce a lui la colpa della guerra.
Parole a cui i deputati di Forza Italia hanno risposto con un applauso.
Una ricostruzione, quella di Berlusconi, che ricalca perfettamente la versione accreditata dalla propaganda russa sull’origine della guerra. La versione di Putin. L’audio è una registrazione pubblicata anche oggi, come ieri, dall’agenzia La Presse. E’ un audio registrato forse con un telefono o forse con un altro strumento dentro la stanza dove si teneva l’incontro di Berlusconi con i nuovi deputati di Forza Italia.
Anche se si sarebbe dovuto discutere della strategia per l’elezione dei vicepresidenti della Camera, Berlusconi si dilunga nella sua analisi sulla guerra in Ucraina. Nonostante sia stata la Russia a invadere l’Ucraina, nonostante le atrocità dell’esercito russo, nonostante l’Italia sostenga anche militarmente lo sforzo della Resistenza ucraina, Berlusconi sposa le tesi russe e il giudizio sul presidente ucraino è impietoso:
“Lasciamo perdere, non posso dirlo” afferma Berlusconi rispetto al suo giudizio su Zelensky, a cui è imputata la responsabilità della impossibilità di una trattativa di pace. Ma Berlusconi non si ferma, va ancora oltre, e attacca la leadership degli Stati Uniti e quelle europee.
Le parole di Berlusconi sono state pubblicate dall’agenzia La Presse, che non è nuova a scoop provenienti da Washington sulla situazione internazionale e la guerra in Ucraina. Sono sicuramente un colpo per lui, già in difficoltà dopo le parole di ieri. Ma nella maggioranza ora potrebbero verificarsi effetti ancora più grandi, proprio alla vigilia delle consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo. I filo russi nella maggioranza sono tanti, a cominciare da Salvini e dalla Lega. Solo ieri sera il neo presidente della Camera Fontana si era espresso contro le sanzioni alla Russia. Ma il caso Berlusconi potrebbe essere un problema molto grande anche per Giorgia Meloni. Un Governo lei lo deve fare per forza con Forza Italia e con la Lega e queste uscite rischiano di vanificare i suoi sforzi per garantire che manterrà l’Italia in Occidente e nel fronte pro Ucraina. Stamattina per esempio, probabilmente per rimediare agli audio berlusconiani pubblicati ieri, aveva twittato a favore della Polonia anti russa. In Parlamento questo pomeriggio tra le opposizioni circolava poi una tesi ulteriore:
“Berlusconi potrebbe aver deciso di giocare a destabilizzare Meloni”.
Perché?
Questo era più difficile da immaginare.
Alla vigilia delle consultazioni di governo, gli audio di Berlusconi mettono in difficoltà la coalizione
(di Anna Bredice)
Una macchia di ambiguità che si estende anche al governo, che non è ancora nato, ma che è già nell’occhio del ciclone. Le reazioni forti dell’opposizione, con quel richiamo all’ambiguità che peserebbe a lungo sul governo e i rapporti internazionali, si trasferiscono con tutto il loro peso al Quirinale, a partire già dalle prossime ore. Infatti domani iniziano le consultazioni per il governo, che secondo Salvini entro mercoledì sarò già saldamente in carica. Ma per quanto ora tutti vogliano fare in fretta, compreso il capo della Lega, che in mezz’ora di diretta social non ha mai pronunciato la parola guerra e Putin, per non aumentare il carico di problemi, la lista dei ministri deve passare dalle mani del Quirinale. Nessuna reazione né ieri né oggi alle parole di Berlusconi, ma dopo tutto quello che il Capo dello Stato ha detto sull’aggressione all’Ucraina e sul ruolo dell’Europa, quell’audio sicuramente non è piaciuto. L’opposizione ora indica la debolezza del ruolo di Tajani alla Farnesina, toccherà a Mattarella dire l’ultima parola e si vedrà se ci sarà un nuovo caso Savona, come era accaduto con il Conte uno, se dalla casella degli Esteri per opportunità Tajani non passerà in un altro posto. Salvini si è spinto a dire che questo fine settimana il governo ci sarà, questo vorrebbe dire che Meloni sta preparando una squadra a prova di Quirinale, ma il Capo dello Stato per quanto spinga per un governo che nasca in fretta per rispettare tutte le scadenze, a cominciare dalla legge di bilancio, sui nomi forse vorrà avere rassicurazioni che l’Italia prosegua sul cammino già segnato. È immaginabile che il colloquio con Meloni che scioglierà la riserva portandogli la lista dei ministri durerà a lungo. Ma non è solo quello l’incontro importante. Già domani i due presidenti di Camera e Senato porteranno al Colle il loro carico di posizioni controverse su diversi aspetti. Fontana è un sovranista, vicino alla Russia, contrario a tante battaglie per i diritti civili su cui lo stesso Mattarella si è speso, ma anche La Russa con quell’accenno alla cancel culture fa a pugni con le parole di poche settimane fa di Mattarella ad Alba: “La resistenza è la base”, disse.
La Russia è davvero in difficoltà in Ucraina, mentre viene introdotta la legge marziale in Donbass
(di Emanuele Valenti)
Per Putin la guerra in Ucraina non sta andando come previsto.
Le truppe di Mosca stanno addirittura perdendo terreno nelle regioni appena annesse alla Federazione Russa, nel sud e nell’est del paese.
Lo conferma la decisione di evacuare Kherson.
Non è ancora chiaro se e quando gli ucraini lanceranno una campagna per riprendere la principale città occupata dai russi, ma di sicuro a Mosca i vertici militari si sentono più sicuri arretrando la linea del fronte sulla sponda orientale del fiume Dnipro.
Che sia una scelta difensiva inevitabile oppure una strategia per una mossa successiva, di sicuro ci dice che in questo momento lo status quo non vede la Russia in una posizione di forza.
Le difficoltà sono state confermate, sempre oggi, anche da una serie di misure annunciate dallo stesso Putin.
Misure che riguardano, seppur in forma diversa, tutta la Russia, compresi i territori ucraini appena annessi. E che si traducono in un maggior controllo sulla società. Maggiori misure di sicurezza.
A Kherson, Zaporizhia, Donetsk e Luhansk – i territori annessi – viene introdotta la legge marziale, di cui è difficile prevedere la traduzione pratica, visto che essendo regioni in piena guerra sono già completamente controllate dai militari.
In Russia invece è stato introdotto ovunque lo stato di massima allerta, anche se per ora questo non si tradurrà sempre allo stesso modo. Le aree del paese sono state divise su tre livelli.
Nelle regioni confinanti con l’Ucraina, compresa la Crimea, vengono introdotti la mobilitazione economica – la produzione dovrà soddisfare le esigenze della macchina bellica – e limitazioni in entrata e in uscita.
In altri distretti, compreso quello di Mosca, vengono invece potenziati i controlli su siti strategici e sui movimenti delle persone.
In tutto il resto del paese – nelle altre regioni – viene creato un quartier generale per la sicurezza, che terrà insieme autorità civili e militari.
Come dicevamo un maggior controllo sulla società, con regole che magari a un certo punto potrebbero servire a gestire una mobilitazione generale e che potrebbero anche essere uniformate: lo stesso livello di emergenza in tutto il paese.
C’è poi un’ultima decisione presa dal Cremlino: la creazione di un nuovo Consiglio per il Coordinamento, che collegherà le agenzie governative e gestirà le loro attività riferite all’operazione speciale – come la definisce ancora il governo russo. Alla guida il primo ministro Mikhail Mishustin.
Questa è una misura ancora poco chiara, ma che sembra in qualche modo segnalare l’esigenza di riorganizzazione all’interno del sistema di potere.
Alle difficoltà sul campo Putin ha risposto con la mobilitazione parziale, l’annessione dei territori occupati, la minaccia di un attacco nucleare e i bombardamenti sulle infrastrutture civili e sulle città.
Ora queste misure speciali.
La guerra si sta avvicinando alla società russa, seppur non in tutta la sua fisicità.
Putin è sempre saldamente al comando, ma il numero delle variabili continua ad aumentare.
Crolla l’edificio dell’Università di Cagliari, si denuncia lo stato attuale delle università e scuole italiane
Crollo colposo di edificio. E’ questa l’ipotesi di reato su cui al momento indaga la Procura di Cagliari per il crollo della palazzina che ospita la Facoltà di Lingue dell’Università del capoluogo sardo, avvenuto la notte scorsa.
Per ora l’inchiesta è a carico di ignoti. Nel frattempo è scattato il sequestro di tutto il polo umanistico della facoltà di Cagliari. Gli studenti nel pomeriggio hanno occupato per protesta l’aula magna dell’edificio adiacente a quello crollato. Chiedono un incontro con il rettore e denunciano che “da anni studiano in edifici vecchi, fatiscenti, ed è impensabile andare a lezione e rischiare la vita”.
Quello di ieri è l’undicesimo crollo dall’inzio dell’anno scolastico, quindi in soli 30 giorni, avvenuto in scuole e università. La denuncia è di Cittadinanza Attiva, la coordinatrice nazionale Adriana Bizzarri: