L’accordo sembrava raggiunto in serata ma poi non è stato ratificato nella notte. La nuova maggioranza tratta ancora e ha tempo fino alle 10 se non vuole che stamattina si manifesti davanti a tutta Italia il fatto che è divisa.
L’accordo prevederebbe Ignazio La Russa presidente del Senato e il leghista Molinari presidente della Camera. Ma ci sono ostacoli. Ieri pomeriggio ce n’era uno a dire la verità ed era Salvini. Poi in serata Meloni ha scoperto di avere problemi anche con Berlusconi.
Entrambi chiedono troppo, per Meloni.
Di Salvini si è detto mille volte, vuole che Giorgetti all’economia non significhi dire addio al Viminale. Vuole il Viminale perché è un ganglio vitale di informazioni ed è una piattaforma perfetta per la sua propaganda.
Il caso Berlusconi è scoppiato perché il fondatore di Forza Italia ha alzato la tensione al massimo su Licia Ronzulli, la sua ex assistente personale, ora potentissima in Forza Italia tanto da insidiare pure il coordinatore Tajani. Tanto potente che a Meloni dà fastidio.
Meloni parte con difficoltà, sa che i due alleati saranno anche, e in alcuni casi soprattutto, due concorrenti.
Salvini ragiona esclusivamente in termini di campagna elettorale permanente. Ha sempre fatto così, il potere esecutivo gli serve anche per quello. E Meloni ha bene in mente il precedente del governo Lega 5 Stelle. I due sono concorrenti sui temi identitari, il cosiddetto sovranismo. È un problema per loro e le trattative sul governo potrebbero essere solo il preambolo.
Poi c’è Berlusconi. Il suo asse storico con la Lega. Licia Ronzulli oggi lo rappresenta bene, è lei che ha coltivato negli anni il rapporto operativo con Salvini. Tutti problemi per chi pensava che sarebbe bastato vincere le elezioni per governare.