Salvare il salvabile, anche a costo di scaricare l’intero ufficio comunicazione del ministero. Una campagna sulla fertilità che sarà ricordata più per gli opuscoli offensivi e razzisti, che per i contenuti. Che pure potrebbero interessare una grande quantità di persone. Sono circa 700mila le coppie che non riescono ad avere figli. Il problema è che spesso vorrebbero fare esami per capire cosa non va o accedere alla fecondazione assistita, ma tutto ciò ha costi che non possono sostenere.
Oggi, in occasione del Fertility day alcuni ospedali e cliniche hanno offerto gratuitamente consulenze ed esami, ma da domani in poi non sarà così e si pagherà. Queste le mancanze della campagna: aver pensato a un solo giorno e non a lungo termine, con un accesso a cure e controlli più accessibili.
E’ stato il primo Fertility day in Italia, ma un disastro dal punto di vista comunicativo. L’ha riconosciuto anche la ministra – “una comunicazione brutta”, ha detto -, ha licenziato la responsabile ed è andata oltre, facendo capire che avrebbe da tempo cambiato tutto lo staff comunicazione, ma aveva le mani legate.
Beatrice Lorenzin ha puntato sull’aspetto sanitario, ricordando che c’è anche un’infertilità maschile, non solo l’orologio biologico della donna, ha ribadito tutto il sostegno del governo alla fecondazione assistita, anche quella eterologa, e considerata la guerra fatta dai partiti cattolici e dalla Chiesa, averlo ribadito è stato importante.
Ma ha anche sottolineato che le cause che spesso impediscono una gravidanza, quelle sociali ed economiche, e non fisiche, non competono a lei, ma ad altri ministeri.
E’ il lavoro che non c’è per esempio o è così precario da non consentire di mettere al mondo un figlio, la mancanza di asili nido e di parenti vicini che possano aiutare le famiglie. Lo accerta anche il Censis in una ricerca presentata oggi al Fertility day. Nel 2015 si è raggiunto il punto più basso di natalità dall’Unità d’Italia in poi (485.780 bambini) il 3,3 per cento in meno rispetto al 2014. Una riduzione uniforme in tutta Italia, con le punte più basse in Liguria e in Sardegna. E se si chiede quali sono gli ostacoli principali, l’83 per cento risponde la crisi economica.