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Raggi: “No alle Olimpiadi del mattone”

La sindaca di Roma Virginia Raggi ha ufficializzato il no alla candidatura per ospitare nella capitale le Olimpiadi del 2024, ponendo fine a una serie di ipotesi diverse e contrastanti che hanno attraversato il Campidoglio in queste settimane.

Diciamo no alle Olimpiadi del mattone – ha annunciato – perché sarebbe da irresponsabili caricare i cittadini romani di altri oneri economici. Ci viene chiesto di assumerci altri debiti e noi non ce la sentiamo”. Così ha esordito Virginia Raggi davanti ai giornalisti, accompagnata dal vicesindaco Frongia e da un nutrito gruppo di assessori e consiglieri della maggioranza.

“I romani – ha poi proseguito – il referendum sulle Olimpiadi lo hanno già fatto, in quasi ottocentomila hanno scelto con il loro voto amministrativo. Noi siamo coerenti e diciamo no, al contrario del Pd che oggi è favorevole ai giochi ma era contrario nel 2012 quando a dire no fu Mario Monti”.

Poi la prima cittadina ha proseguito spiegando quali saranno gli interventi a favore dello sport, e che riguarderanno alcuni impianti lasciati in abbandono come le Vele di Calatrava a Tor Vergata che diventeranno le Vele della conoscenza.

Quella di mercoledì è stata un’altra giornata campale per il Campidoglio, con la sindaca che ha saltato l’appuntamento clou con il presidente del Coni Malagò e poi si è giustificata dicendo: “Non mancherà occasione in futuro per parlarci”.

“Il sindaco avrebbe dovuto dedicare al mondo dello sport più rispetto”, le ha risposto in modo indiretto Giovanni Malagò, ricordandole tutti i passaggi formali fatti dal Cio per accedere a questa candidatura.

Critico verso la decisione della sindaca anche Stefano Baldini, oro olimpico ad Atene 2004 e attuale direttore tecnico del settore giovanile della Federazione Italiana di Atletica Leggera. “Avrei preferito che la decisione fosse presa dai cittadini di tutta Italia. Le Olimpiadi ispirano una generazione e i giovani italiani avrebbero tratto giovamento dai Giochi a Roma”.

Ascolta qui l’intervista di Luigi Ambrosio a Stefano Baldini

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    Maria D'Amico
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