I protocolli ufficiali in caso di morte della regina Elisabetta II sono rodati da decenni, ma il fatto che sia spirata a Balmoral complica le cose. Secondo la procedura “Operation Unicorn” la salma sarà traslata a Holyroodhouse, residenza reale a Edinburgo, e in un secondo momento portata in processione lungo l’antico Royal Mile, fino alla cattedrale di St. Giles per una funzione solenne.
Solo successivamente, il corpo partirà per Londra, in treno o in aereo, per essere accolto dalla premier Liz Truss a Buckingham Palace, spostato nell’abbazia di Westminster e infine sepolto al Castello di Windsor. E fin qui, si tratta solo di un laborioso ma prevedibile cerimoniale.
Ma la morte “scozzese” della longeva sovrana ha ben altri risvolti, poiché accade in un’epoca turbolenta per il Regno Unito, in cui la Scozia, guidata dal Partito Nazionalista Scozzese di Nicola Sturgeon, si prepara a un nuovo referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna post-Brexit.
Elisabetta II era meglio tollerata di altri reali, ma un recente sondaggio ha rivelato che più di un terzo degli scozzesi pensano che la fine del regno di Elisabetta sia il momento giusto per tramutare la Scozia in repubblica.
Carlo è assai meno popolare della madre in Scozia e, se dovesse deludere come re, intaccherebbe ulteriormente la popolarità della corona. Insomma, era Elisabetta II a tenere insieme ciò che, fin da tempi molto antichi, divide profondamente la Scozia dal resto del Regno Unito. E la presenza della sua salma a Edimburgo avrà certamente un forte impatto simbolico.