È difficile immaginare come possa peggiorare ulteriormente la situazione in Siria, ma quello che è successo in questi giorni ci obbliga a fare questo esercizio.
L’immagine del convoglio delle Nazioni Unite bombardato vicino ad Aleppo è la perfetta sintesi di un fallimento che riguarda tutti gli attori della guerra siriana. Il primo obiettivo della tregua concordata da Russia e Stati Uniti era l’invio di aiuti umanitari nelle zone sotto assedio. I veti incrociati hanno bloccato per diversi giorni i camion delle Nazioni Unite al confine tra Siria e Turchia. Non appena un convoglio è riuscito a muoversi è stato colpito. Gli operatori della Croce Rossa sono morti, il cibo e le medicine che dovevano andare ai civili di Aleppo sono diventati cenere.
Appena raggiunto l’accordo sul cessate il fuoco russi e americani hanno cominciato a litigare sulla sua applicazione, a partire dall’invio di aiuti umanitari. La fiducia tra le due superpotenze era già ai livelli più bassi di sempre, il fallimento della tregua consoliderà ulteriormente la distanza tra Mosca e Washington. E visto che la guerra siriana è fatta di molte guerre e di molti contrasti su più livelli, la distanza tra russi e americani non farà che aggravare anche i contrasti tra gli altri attori, interni ed esterni, del dramma siriano.
Come previsto tutti hanno negato ogni responsabilità per l’attacco al convoglio vicino ad Aleppo. In Siria ci sono centinaia di migliaia di morti, e la maggior parte sono civili. Ma i gruppi armati, primo fra tutti l’esercito di Assad, continuano a dire che colpiscono solo i terroristi. Come era già successo in passato, e come succederà ancora in futuro, i tanti crimini commessi in questi anni in Siria non hanno responsabili. O meglio, i responsabili ci sono ma non verranno mai chiamati a rispondere delle loro azioni.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha usato parole durissime contro i tanti gruppi armati e i tanti governi che hanno interessi in Siria, con un messaggio particolare al regime di Damasco: “Nessuno ha fatto più vittime civili”. Parole che non si sentono tutti i giorni dai vertici della diplomazia internazionale, ma questo è possibile solo perché le Nazioni Unite, per stessa volontà dei governi che le compongono, contano sempre meno. Per questo motivo il suo segretario generale si può permettere di parlare senza freni del dramma siriano.
La guerra sarà ancora lunga. “Ci colpiscono senza pietà, cadono barili bomba ovunque – ci ha scritto un cittadino di Aleppo – non c’è più niente da dire”.