Di Maio sapeva o non sapeva? La questione non è di poco conto, perché se Di Maio era a conoscenza già da luglio delle indagini a carico dell’assessore del Comune di Roma Muraro, una macchia rischia di sporcare l’immagine del candidato numero uno del Movimento cinque stelle per le prossime politiche.
Il vicepresidente della Camera che finora è riuscito sempre a dribblare tutte le difficoltà, uscendo indenne dalle crisi del Movimento che hanno portato alla nascita del direttorio, con un nuovo equilibrio nei poteri, ora è nelle condizioni di dover spiegare se ha ricevuto una mail sulle indagini e non ha detto una parola al resto del Direttorio.
Il caso Roma, già di per sé complicato e che ha portato dimissioni a catena, si estende anche a livello nazionale, mettendo in seria difficoltà il movimento, che per ora non ne esce per niente bene. Il rischio è di perdere la lucidità, farsi prendere dal panico, per l’urgenza di negare le difficoltà e di aggiustare tutto subito, al punto da far compiere anche dei passi falsi. Così appare infatti il rifiuto di Di Maio a partecipare alla prima puntata di una trasmissione politica in tv.
L’immagine è di un leader in pectore che scappa dalle difficoltà, dalla necessità di spiegare se ha taciuto o no su un dettaglio non di poco conto, ma su un pilastro del Movimento cinque stelle, la trasparenza negli incarichi, l’immediata espulsione di un assessore o sindaco se indagato, tanto più che si sta parlando di Roma, il primo e più difficile compito che il Movimento si è assunto finora, cartina di tornasole per capire se sono in grado di governare l’intero Paese. Oltre al fatto che in tutti gli altri casi, da Pizzarotti fino a sindaco di Quarto, Di Maio è sempre stato il primo a chiedere trasparenza e passi indietro.