Potrebbe essere un film in controtendenza, se non fosse che Piuma di Roan Johnson irrompe a gamba tesa nel dibattito sul Fertility Day e la campagna di promozione indetta dalla Ministra Lorenzin per fare figli, e presto. Nel film ci sono Ferro e Cate, due ragazzi che scoprono di aspettare una bambina, a pochi giorni dall’esame di maturità e già pronti per per partire verso l’estate più bella, quella che gli resterà addosso, per dirla con Muccino e Jovanotti…
Invece le responsabilità e le preoccupazioni da futuri genitori li bloccheranno a Roma, tra le stranezze dei rispettivi genitori e la paura di crescere troppo in fretta. Per questo in controtendenza, rispetto ai film sul passaggio d’età come L’estate addosso o Questi giorni di Giuseppe Piccioni, tra poco in concorso qui a Venezia 73; ma anche rispetto a molti altri già visti sul genere.
Al suo terzo film Roan Johnson, dopo I primi della lista e Fin qui tutto bene, lascia la Toscana per girare a Roma ma non abbandona i giovani, anzi questa volta guarda se stesso al passato. Ancora una volta si affida all’ironia e alla comicità e il secondo film in concorso, che ha convinto a metà la critica, ha tutte le carte in regola per posizionarsi bene al botteghino. Nel cast, accanto ai due protagonisti Luigi Fedele e Blu Yoshimi, ci sono Michela Cescon, Sergio Pierattini, Francesco Colella e Brando Pacitto.
Ascolta l’intervista a Roan Johnson e agli attori Fedele e Yoshimi
Molto commovente e struggente One more time with feeling, il documentario di Andrew Dominik dedicato a Nick Cave. Girato in 3D e in bianco e nero, il film esplora il dolore del cantautore dopo la tragica morte di Arthur, il figlio quindicenne. Dolore che diventa elaborazione creativa per il suo ultimo disco.
Dopo l’apparizione al pianoforte nel film di Wim Wenders I bei giorni di Aranjuez, e tante collaborazioni con il regista tedesco alle spalle, con il disco e il documentario si celebra il suo ritorno alla vita dopo il trauma subito, di cui nel documentario parla con molta dignità e riflessione profonda. Fino a rivelarci che la voglia di vivere sua e della moglie rappresenta una sorta di vendetta contro l’ingiustizia subita.
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Tornando al concorso di Venezia 73, il film messicano Regioni Selvagge di Amat Escalante ha portato scompiglio con la creazione di un horror social-sexy che mette in scena una sorta di piovra gigantesca, contornata da falli al posto dei tentacoli. Una creatura simbolica per rappresentare “il desiderio represso, diffuso nella società messicana”, così ha spiegato il regista. Ma l’intento di fondo è quello di denunciare l’omofobia imperante nel Messico di oggi, che spesso porta a efferati crimini nei confronti degli omosessuali.