Ahmed Abdallah, il consulente egiziano della famiglia di Giulio Regeni, resterà in carcere. Lo ha deciso la Corte d’assise del Cairo, ordinando un prolungamento del fermo per altri 45 giorni. I legali di Abdallah hanno annunciato che faranno ricorso.
Sabato scorso i giudici del Tribunale del Cairo avevano deciso il rilascio di Abdallah su cauzione. La Procura egiziana ha presentato un appello, che oggi è stato accolto dalla Corte d’assise.
Ahmed Abdallah è una delle figure di primo piano della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, una delle più prestigiose Ong del Cairo. Era stato arrestato il 25 aprile – esattamente tre mesi dopo l’omicidio del ricercatore italiano – con l’accusa di attività sovversiva. All’epoca la famiglia di Giulio Regeni si disse “angosciata” per l’arresto, chiedendo l’immediata scarcerazione. Da allora si sono mobilitate anche diverse associazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International.
“C’è questo conflitto tra due poteri dello Stato in Egitto, per cui ogni volta che un tribunale concede la libertà su cauzione, la Procura ricorre”, ci spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia. “Speravamo che questa volta Ahmed uscisse di prigione e invece lo aspetta un altro mese e mezzo di detenzione. Questa tattica della Procura è un modo per zittire la società civile e i difensori dei diritti umani“.
Ascolta qui l’intervista integrale di Lorenza Ghidini a Riccardo Noury