L’esposizione collettiva Cuba. Tatuare la storia, aperta al Pac di Milano ancora per una settimana (fino al 12 settembre: ma dal 7 ottobre al 18 dicembre sarà poi riallestita ai Cantieri della Zisa di Palermo), è un’occasione importante per avere un’idea dei cambiamenti che la scena dell’arte contemporanea cubana ha conosciuto negli ultimi anni, in termini di orientamenti espressivi, di rapporto con il mondo e il mercato internazionali dell’arte, di condizioni economiche e di lavoro.
Un indice molto significativo di questi cambiamenti è Arte Continua, in cui è all’opera – fatto già rivelatore dei mutamenti in atto – una galleria italiana, Galleria Continua: uno spazio inaugurato nel novembre dello scorso anno nell’ex cinema Aguila de Oro, storica sala in cui si proiettavano film cinesi, a beneficio della – una volta rilevante – comunità cinese dell’Avana.
Allo stesso tempo Arte Continua è un’iniziativa che si inserisce anche nel tentativo, di cui è protagonista in particolare la Oficina de l’Historiador de la Ciudad di Eusebio Leal (una figura chiave nei vertici cubani, responsabile della ambiziosa operazione di rinnovamento dell’Habana Vieja), di invertire la tendenza al declino del Barrio Chino, a Centro Habana: Arte Continua si trova proprio nel piccolissimo spicchio di Barrio Chino in cui la residua presenza cino-avanera è ancora molto evidente, se non altro per alcuni ristoranti cinesi molto frequentati anche da turisti (di Arte Continua e del Barrio Chino abbiamo accennato in una intervista pubblicata in questo sito con Susana Pilar, una degli artisti proposti nella mostra al Pac: una sua opera è stata presentata nella prima esposizione di Arte Continua).
Qualche mese fa all’Avana abbiamo intervistato Luisa Ausenda, project manager di Galleria Continua a Cuba.
Come siete arrivati all’Avana, dove non aveva ancora aperto una galleria internazionale?
“Galleria Continua ha cominciato ventisei anni fa a San Gimignano, in provincia di Siena, in un borgo medioevale, non il luogo più scontato per aprire una galleria d’arte. Ma è stata forse proprio questa la sua fortuna, perché come sappiamo è un bellissimo angolo della Toscana, e i primi estimatori di questa zona sono proprio gli artisti. Così nel corso degli anni ha prosperato e ha potuto aprire una seconda sede a Pechino, una terza a Les Moulins, non lontano da Parigi, e nel novembre 2015 una quarta sede qui a L’Avana. Ammiravamo da molto tempo gli artisti cubani: rappresentiamo Carlos Garaicoa già da quindici anni. Poi Galleria Continua ha partecipato alle ultime tre Biennali dell’Avana – che si chiamano Biennali ma si tengono più o meno una volta ogni tre anni – quindi già conosceva la situazione. Nel 2014 e alla Biennale del 2015 Galleria Continua ha portato all’Avana dei progetti/interventi di diversi artisti che rappresenta da anni, fra cui Michelangelo Pistoletto, Daniel Buren e Pascale Marthine Tayou, e si è fatta particolarmente conoscere e apprezzare non solo dalla scena dell’arte contemporanea dell’Avana, ma proprio dal pubblico, dalla gente. Questo anche per le caratteristiche di questi interventi. Per esempio quello di Daniel Buren consisteva nel colorare porte di case nell’Habana Vieja e in calle San Lazaro, una strada popolare che passa alle spalle del Malecon: riprendendo la tradizione dei cubani che colorano e pitturano moltissimo le case, per ravvivare e sottolineare l’architettura di alcuni degli edifici più negletti Buren ha pitturato alcune delle loro porte, chiedendo i permessi per farlo, e chi abitava lì ne è stato entusiasta. O invece quello di Pistoletto che nel 2014 ha realizzato in collaborazione con Galleria Continua e i cubani Kcho e Laura Salas Redondo, rispettivamente artista e curatrice, il simbolo del Terzo Paradiso, un infinito a tre cerchi che, rappresentando l’unione fra gli estremi, auspica sostenibilità fra natura e uomo. Pistoletto lo ha creato in mare, con le barche, intorno alla costa dell’Avana, dirigendo tutto con un megafono. Sia per per questo intervento, sia per le conferenze e i workshop che Cittadellarte Fondazione Pistoletto ha realizzato a L’Avana con Arte Continua (sede fra l’altro della “Ambasciata del Terzo Paradiso”) e altre istituzioni quali le Nazioni Unite, c’è stato molto entusiasmo. Un grande sostenitore dell’attività di Galleria Continua all’Avana è stato Jorge Fernandez Torres, ex direttore del centro di arte contemporanea Wifredo Lam e della Biennale de L’Avana, ora direttore del Museo di Belle Arti. Durante la scorsa Biennale de L’Avana si è creato un sodalizio fra Torres e Lorenzo Fiaschi, uno dei tre fondatori di Galleria Continua insieme a Mario Cristiani e Maurizio Rigillo, e Lorenzo e Jorge sono andati insieme in giro per l’Avana a cercare un cinema”.
Perché un cinema?
“Perché più o meno un quarto di secolo fa a San Gimignano Galleria Continua ha trovato come sede appunto un cinema e a tutt’oggi la galleria si trova lì, e l’idea quindi è stata quella di trovarne un altro qui all’Avana. Insieme ne hanno visti vari, ed è stato scelto un cinema del Barrio Chino, un quartiere poco conosciuto ma molto interessante e molto centrale: un buon avamposto. Già durante la Biennale nel maggio del 2015 Daniel Buren è intervenuto in quello spazio con la sua installazione Perimétrè – Blanc, quando ancora era tutto da sistemare, tutto da rifare, poi tra settembre e novembre 2015 lo abbiamo messo a posto, e il 27 novembre abbiamo inaugurato lo spazio con una mostra di sei artisti cubani, che abbiamo chiamato Anclados en el territorio, che vuol dire ‘ancorati nel territorio’”. In Anclados en el territorio gli artisti per creare i loro lavori site specific sono stati ispirati dalla storia di questo cinema nel Barrio Chino dell’Avana: c’è tutta una radice della mostra che ha a che fare con la vicenda cinese del quartiere. La galleria gioca anche con lo spazio, quello di un cinema appunto, ci sono ancora i proiettori sovietici degli anni cinquanta, non li abbiamo tolti: vogliamo inserirci armonicamente, nello spazio dell’ex cinema come più in generale nel contesto”.
Arte Continua e non Galleria Continua: perché?
“Perché Arte Continua rappresenta l’unione di due istituzioni, Galleria Continua e il Centro Nacional de las Artes Plasticas, o CNAP, un organo del Ministero di Cultura cubano dedicato alle Belle Arti. Inoltre “Arte Continua” è il nome sotto cui Galleria Continua ha presentato vari progetti non-profit e non squisitamente d’arte ben prima di approdare a L’Avana. Le due istituzioni collaborano anche con “l’Ambasciata del Terzo Paradiso” nella produzione e presentazione di opere d’arte e eventi culturali. Infatti non solo organizziamo mostre ma anche altri eventi e attività quali workshop d’arte con i bambini del Barrio Chino, conferenze di artisi e curatori cubani e internazionali e, per i 300 giorni dall’apertura dello spazio (e della sua prima mostra, cresciuta nel corso di quattro tappe) un festival di musica, danza e teatro.”
Che rapporti avete con gli interlocutori istituzionali? La Oficina de l’Historiador de la Ciudad è molto attiva al Barrio Chino…
“L’Oficina di Eusebio Leal non è stata un nostro interlocutore diretto per l’apertura di Arte Continua, ma lo è stato per esempio per ottenere i permessi per le porte di Daniel Buren, che ovviamente dovevano essere concessi da loro. Per Arte Continua al Barrio Chino l’interlocutore è stato direttamente il Ministero della cultura. Per ora non ci sono altre gallerie internazionali basate qui, quindi si tratta di un’esperienza pionieristica: poi chi vivrà vedrà, non sappiamo che cosa avverrà dopo, se la formula di questa iniziativa potrà fare da battistrada per altri… A novembre per dare il benvenuto a Galleria Continua il centro Wifredo Lam in coincidenza con l’inaugurazione di Arte Continua ha proposto nei propri spazi una mostra per i venticinque anni della galleria, intitolata Follia continua! 25 años de Galleria Continua, che è rimasta aperta dicembre e gennaio; anche a Parigi nei mesi precedenti era stata dedicata una mostra a questo nostro compleanno, e il Lam ha allestito un omaggio simile, selezionando una decina dei nostri artisti. Questo novembre Galleria Continua coordinerà con il Museo di Belle Arti, il Centro Wifredo Lam e l’Unione Nazionale degli architetti e degli ingegneri in Cuba (UNAICC) la presentazione di due mostre personali, di Michelangelo Pistoletto e Jannis Kounellis, e una mostra di gruppo con dodici artisti cubani”.
Al di la degli artisti che rappresentate direttamente, dopo questa prima fase di permanenza stabile qui, quale è l’ impressione sull’arte contemporanea cubana?
“In generale dal punto di vista dell’arte si può dire che rispetto a prima adesso si respira un’aria diversa. Nonostante già negli scorsi anni gli artisti sono stati quelli che hanno avuto più di tutti possibilità di viaggiare, che più agevolmente ottenevano visti, che più facilmente venivano invitati all’estero, adesso, con l’allargamento delle possibilità di viaggiare introdotto negli ultimi anni, e poi col ristabilimento di relazioni con gli Stati Uniti, ci sono più artisti cubani che si stanno muovendo, e più artisti che dall’estero arrivano a Cuba, e si sviluppano anche programmi di residenza d’artista: per esempio Carlos Garaicoa ha lanciato “Artista X Artista”, un programma di residenza dislocato fra l’Avana e Madrid. In questo processo l’arte contemporanea cubana va verso frontiere che prima non aveva modo di conoscere. Infine, se da una parte non ci sono ancora i mezzi tecnologici per cui gli artisti possano lavorare e produrre un certo tipo di opere d’arte, dall’altra piano piano anche a Cuba arrivano tecnologie avanzate. In questo senso sicuramente c’è stato un cambiamento, e si vede.”
Che riscontri avete avuto in termini di interesse di pubblico?
“La mostra dedicata alla Galleria Continua al Lam ha registrato un record di ingressi, e all’inaugurazione di Arte Continua all’Aguila de Oro ci sono state più di millecinquecento persone: in parte specificamente interessati all’arte contemporanea o addetti ai lavori, in parte richiamati dall’evento in sé, desiderosi di approfittare della vita mondana dell’Avana. L’Avana rimane una città con un’alta attività popolare, la gente, il pubblico, partecipano. I luoghi dell’arte sono tutti pubblici, e difficilmente ci sarà una lista di invitati, un filtro all’ingresso, all’Avana la gente risponde, e questo secondo me è qualcosa che non si vede altrove, la gente non partecipa come qua: non che l’arte contemporanea sia ancora totalmente su una torre d’avorio, in questo le istituzioni di arte contemporanea hanno fatto dei grossi passi avanti. Però la gente continua a non partecipare come invece i cubani partecipano dell’attività culturale dell’Avana, e questa partecipazione mi piace moltissimo”