Kim Jong – Un avrebbe fatto giustiziare due alti funzionari del regime nord coreano a colpi di cannone antiaereo. Uno dei due, Hwang Min, ex ministro dell’Agricoltura, sarebbe stato condannato per uno scontro di potere con il dittatore. L’altro, Ri Yong-jin, funzionario di livello ministeriale al dicastero dell’Educazione, invece, avrebbe commesso un delitto di lesa maestà: si sarebbe addormentato durante una riunione alla quale prendeva parte Kim Jong – Un.
La notizia è stata data dal quotidiano sudcoreano Joongang Daily. C’è da crederci? Si, per quanto riguarda le esecuzioni. No, se pensiamo alle accuse (il pisolino) e le modalità (fucilati con un cannone contraereo).
Non è la prima volta che capita che su Kim Jong – Un si faccia tanta confusione. Ricordate la notizia dell’esecuzione di Jang Song Thaek, lo zio del dittatore, ucciso, sbranato vivo da 120 cani affamati, insieme ad altri cinque complici? Beh…pare che l’arresto e l’esecuzione ci siano stati veramente, mentre i cani sarebbero il frutto di catena di rumours che poi hanno fatto scrivere al Wen Wei Po, quotidiano di Honk Kong, quella versione dei fatti. All’origine della catena un blogger satirico cinese.
Stessa storia per altri alti ufficiali, uccisi con bombe di mortaio (Kim Jong – Un sarebbe stato così arrabbiato con un generale da condannarlo a morte e ordinare che non ne rimanesse traccia), o bruciati vivi. Tutte le indagini fatte osservatori internazionali non sono mai riusciti a superare la cortina di ferro che circonda il regime di Pyongyang e ad appurare se i fatti narrati fossero realmente accaduti.
Quello che si è capito è che Kim Jong – Un è un leader sanguinario, ma forse meno originale nel decidere come devono morire i suoi avversari. In sostanza, ha fatto fuori un sacco di alti funzionari del regime, ma non nel modo in cui viene raccontato.
Questa, almeno, è l’ipotesi di Francesco Montessoro, docente all’Università Statale di Milano.
“Difficile stabilire con precisione l’attendibilità di queste notizie. Spesso in passato ci siamo trovati di fronte a notizie gonfiate. Ma tutto questo non toglie nulla al carattere del personaggio e del regime. Kim è un autocrate sanguinario, ultimo esponente di una dinastia politica che controlla la Corea del Nord in virtù di una serie di fattori. La Corea del Nord ha un regime che rimane ancora in via grazie al fatto che il potere si basa sulla forza dei militari”.
Lo scontro sembra essere proprio tra Kim Jong – Un e una parte delle forze armate…
“Bisogna stare attenti. Anche in questo caso è difficile capire quali siano le dinamiche interne. E’possibile che di fronte all’eliminazione fisica di qualche esponente da parte del dittatore, poi si manifestino delle fronde più ampie da parte degli altri alti ufficiali. Teniamo conto però del fatto che molte notizie vengono gonfiate dai servizi di sicurezza di Seul che hanno tutto l’interesse per enfatizzare la figura di un dittatore psicopatico”.
Ma perché c’è questo bisogno da parte dei sud coreani?
“Prima di tutto è bene dire che certi fatti, le esecuzioni, se vengono segnalate è perchè in genere ci sono state veramente. Direi che l’obiettivo è quello di isolare ancora di più il regime della Corea del Nord attraverso la narrazione di un leader sanguinario (come è Kim Jong – Un) e sostanzialmente folle e differenziare in questo modo ancora di più la natura dei due regimi”.