Una stretta sul costo del denaro e uno scudo contro l’aumento degli spread. La Bce di Christine Lagarde ieri ha preso una doppia decisione. L’aumento dei tassi era stato annunciato da diverse settimane. Ieri, però, i vertici della banca centrale europea hanno scelto una soglia superiore a quello 0,25% indicato tempo fa. L’aumento dei tassi di riferimento sarà, infatti, dello 0,5%.
Perché aumentare i tassi di interesse?
La BCE vuole riportare l’inflazione intorno al 2%, mentre ieri supera l’8% nella zona euro. Ma l’obiettivo annunciato potrebbe causare dei danni collaterali. La stretta monetaria, più pesante del previsto, rischia di frenare l’economia europea, che è già in fase di rallentamento.
L’altra decisione presa ieri dalla BCE è il cosiddetto “scudo anti-spread”, e cioè lo strumento che dovrebbe frenare la speculazione quando attacca i titoli di stato di un paese della zona euro. Per far questo la Bce deve spendere, intervenire sui mercati finanziari.
Ora che sta chiudendo tutti i rubinetti (a partire dal Quantitative Easing, QE) la banca centrale europea ha bisogno di altre risorse, appunto quelle dello scudo chiamato TPI (Transmission Protection Instrument).
Ma in nuovo strumento non sarà di facile applicazione, è soggetto ad alcune condizioni che i paesi beneficiari devono osservare: rispetto dei criteri di bilancio della Ue, assenza di squilibri macroeconomici, sostenibilità del debito. Così configurato lo scudo anti-spread rischia di essere inefficace, di rimanere bloccato dai vincoli imposti agli stati. Queste “condizionalità” sono state il prezzo politico pagato per ottenere il sì dei falchi tedeschi e dei paesi del nord Europa.