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La scissione del Movimento 5 Stelle, il via libera alla risoluzione di maggioranza sull’Ucraina e le altre notizie della giornata

Senato Draghi Di Maio ANSA

Il racconto della giornata di martedì 21 giugno 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il Movimento 5 Stelle si spacca in due: una quarantina di deputati e dieci senatori seguono Luigi Di Maio nel nuovo gruppo e, in futuro, in un nuovo partito. Con 219 favorevoli, 20 contrari e 22 astenuti la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio nell’aula del Senato è stata approvata. Il conflitto in Ucraina: nelle ultime ore pesanti bombardamenti hanno colpito Severodonetsk e Lysychansk, ma anche a sud, nella regione di Odessa. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Il governo italiano continuerà a sostenere l’Ucraina: sì alla risoluzione

(di Luigi Ambrosio)

Tutto sta in quell’aggettivo aggiunto a penna sulla bozza di risoluzione della maggioranza e lasciato lì in bella vista come fosse una correzione dell’ultimo secondo, per fare capire a tutti il messaggio: “ampio”.
Ampio oltre che necessario coinvolgimento delle Camere nelle decisioni più importanti sull’Ucraina. Però senza uscire dai binari del decreto di marzo, come chiedeva Draghi.
Quindi sarà ancora il Governo a decidere sugli aiuti, anche militari. Draghi ha detto che la linea non deve cambiare e la maggioranza ha risposto che la linea non cambierà. Conte ci ha messo due giorni ad accettarlo, lo ha fatto solo quando Di Maio ha deciso di uscire dal Movimento 5 Stelle. Fino a quel momento è stato un duello dove l’Ucraina era solo il pretesto. “Quei due stanno litigando sulle virgole” diceva a fine mattinata uno stanchissimo senatore leghista che usciva dal vertice di maggioranza per andare in pausa pranzo.
Il Governo stasera è più forte, ha dettato la linea e i partiti si sono adeguati. Man mano che i partiti di maggioranza compilavano il testo che avrebbero messo ai voti dopo il discorso di Draghi, un sottosegretario lo trasmetteva a Palazzo Chigi, attendeva il sì o il no e riferiva.
Il PD si intesta la vittoria, i centristi pure, la Lega abbozza. I 5 Stelle depurati dai dimaiani proveranno a fare l’opposizione stando in maggioranza per recuperare un po’ del consenso perduto, ma oggi hanno portato a casa solo una parola scritta a penna senza peso politico. Un po’ poco per tornare a crescere, al prezzo dell’attacco dei duri e puri sul tema della credibilità e della crescente diffidenza del PD che in teoria è ancora l’alleato strategico.
Fratelli d’Italia ha provato a fare emergere le contraddizioni dei partiti che sostengono Draghi. Ha provato a mettere ai voti per parti separate una propria risoluzione per vedere quanti voti avrebbe ottenuto. Il Senato ha detto no. Meglio evitare ulteriori problemi a questa maggioranza che sta insieme decidendo di non votare, ha decretato l’aula.

Il Movimento 5 Stelle si spacca in due: i gruppi sembrano fatti

(di Anna Bredice)

Una quarantina alla Camera dei deputati, il doppio di quanto sarebbe necessario per un gruppo parlamentare, per l’intero pomeriggio hanno fatto la spola al secondo piano di Montecitorio per firmare l’uscita dai Cinque Stelle ed entrare in un nuovo gruppo, “Insieme per il futuro”, e forse tra qualche settimana in un nuovo partito che però al momento non ha una chiara collocazione, al centro forse insieme a Beppe Sala. Ma questo accadrà più avanti. Ciò che sta avvenendo ora è invece la scissione più grande e drammatica dei Cinque Stelle. Se ne va uno dei capi, che è stato presidente della Camera dei deputati e ora Ministro degli Esteri, tutelato e alleato fedelissimo di Draghi in questo momento. Lasciando il Senato, Di Maio non ha detto nulla, contento di come è andato il voto sul Consiglio Europeo. Ha solo fatto cenno a dopo, al momento non si sa se una conferenza stampa avverrà stasera o domattina. In ogni caso con lui se ne vanno in tanti, tre fra viceministri e sottosegretari, Laura Castelli, Sileri, D’Uva, Primo De Nicola. Tra questi molti al secondo mandato e il sospetto è che dietro alla drammatizzazione di questi giorni sulla politica estera, sull’appartenenza all’Alleanza atlantica o all’Unione europea, ci sia la volontà di staccarsi dalle regole troppo rigide del Movimento che Grillo questa mattina ha confermato in un post, dicendo in sostanza “o si accettano o si va via”, tra queste la regola del secondo mandato.
Una quarantina alla Camera, più di dieci al Senato, i gruppi sembrano fatti. Tra i “dimaiani” si parla di screzi diventati difficili da sostenere da quando c’è stata l’elezione di Mattarella al Quirinale, due linee contrapposte. Ora il voto sulle armi insieme al risultato delle amministrative hanno creato altri motivi di scontro, con un crescendo che sembrava aver come risultato solo quello di oggi: la divisione in due dei Cinque Stelle, una parte con Conte che spingerà forse ora verso una linea più radicale e di sinistra e un futuro partito di Di Maio, moderato e di centrosinistra.

I russi avanzano a Severodonetsk e Lysychansk. Tensione tra Russia e Lituania

“La situazione nel Donbass è estremamente difficile” ha dichiarato il governatore ucraino della regione di Lughansk. Pesanti bombardamenti nelle scorse ore hanno colpito Severodonetsk e Lysychansk dove le armate russe avanzano e sarebbero arrivate a pochi chilometri dalla città, punto strategico per la difesa di Severodonetsk. Le forze russe, dopo giorni di combattimenti, hanno conquistato il villaggio di Toshkivka, pochi chilometri a Sud di Severodontesk. Non si combatte solo nel Donbass. Bombardamenti russi ci sono stati anche a sud, nella regione di Odessa.
Dall’Ucraina, da Mykolaiv, il nostro collaboratore Sabato Angeri:

E cresce la tensione tra Russia e Lituania per il blocco delle merci verso Kaliningrad, enclave russa tra Polonia e Lituania. Blocco che viene applicato non solo ai treni merci, ma anche ai camion. La Russia reagirà molto presto contro il blocco delle merci verso l’exclave di Kaliningrad e la riposta sarà “seria e avrà un impatto molto negativo sui cittadini della Lituania” ha dichiarato oggi il Cremlino, che ha convocato l’ambasciatore europeo a Mosca. L’Unione Europea ha replicato che il blocco delle merci verso Kaliningrad è determinato dalle sanzioni contro Mosca.
Mara Morini, docente di politica dell’est europa all’università di Genova:

Sul fronte diplomatico una linea di comunicazione d’emergenza è stata creata tra i ministeri della Difesa di Russia, Ucraina e Turchia per discutere della gestione dei corridoi navali per le esportazioni di grano dai porti ucraini. Lo ha riferito la tv statale turca Trt.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Le epidemie non finiscono per decreto e neppure al sopraggiungere di nuove emergenze, e il COVID ovviamente non fa eccezione. A poche settimane dalla fine di quasi tutte le restrizioni, conservate qui più a lungo che in ogni altro paese europeo, eccoci nel bel mezzo di una nuova potente ondata della malattia in Italia. Potente, nel senso di rapida: l’ultima rilevazione settimanale dell’istituto superiore di sanità certificava un aumento del 30% dei nuovi casi rispetto a quella precedente. Il ritmo aumenterà, poiché le sottovarianti di Omicron che stanno prendendo il sopravvento, e in particolare la Ba5, hanno una morbilità relativamente bassa ma una trasmissibilità mai sperimentata prima: 1 infetto ne contagia fino a 15, quasi quanto il morbillo, che è una delle malattie più contagiose che si conoscono. A complicare il quadro c’è il fatto che la campagna vaccinale è sostanzialmente ferma, per mancanza di richiesta, perfino tra gli anziani e i fragili. I vaccini in circolazione, poi, sono stati sviluppati ormai molte varianti fa: la Ba5 li aggira con una certa facilità, anche se secondo uno studio pubblicato da Lancet il vaccino continua a proteggere dal rischio di sviluppare conseguenze di lungo termine, il cosiddetto Long COVID.
Il governo non sembra preoccupato: proprio oggi il sottosegretario Sileri ha confermato che altre ondate verranno, anche dopo questa che dovrebbe avere il suo picco intorno alla seconda metà di luglio, ma che saranno via via più limitate, nei numeri e negli esiti. E che comunque è venuto il tempo della convivenza col virus. Così ha detto Sileri. E come si costruisce la convivenza? Rafforzando la sanità territoriale, i pronto soccorso e in generale la sanità pubblica. Cioè l’esatto contrario di quello che sta succedendo: nella sola provincia di Milano negli ultimi anni sono andati in pensione centinaia di medici, mai sostituiti. La grande mole di contagiati, magari fragili, delle prossime settimane e soprattutto dell’autunno, si riverseranno di conseguenza sui pronti soccorso, che sono notoriamente e sempre più sotto organico. Dall’anno prossimo poi andrà a regime la riorganizzazione della sanità pubblica decisa nell’ultima legge di bilancio, che consentirà risparmi per 300 milioni l’anno: si scrive riorganizzazione, si legge tagli.

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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    1) L’incubo di Gaza visto con gli occhi di una 23enne. In esteri la testimonianza da Deir el Balah: “Mi manca ballare e ridere con le amiche”. (Aya Ashour) 2) Washington potrebbe abbandonare gli sforzi per la pace in Ucraina. Marco Rubio da Parigi lancia un avvertimento che lascia più domande che risposte. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti. Harvard dice no a Trump, lui congela i fondi. Lo scontro del presidente con le università americane è sempre più pericoloso. (Roberto Festa) 4) Un posto sicuro per la scienza. L’università di Marsiglia offre asilo accademico ai ricercatori in fuga dagli Stati Uniti. Quasi 300 fanno domanda in un mese. (Francesco Giorgini) 5) Messico, mentre il governo nega la responsabilità dello stato nelle sparizioni forzate, nel week end le famiglie dei desaparecidos si preparano alle giornate nazionali di ricerca delle persone scomparse. (Andrea Cegna) 6) Mondialità. La vittoria schiacciante di Daniel Noboa e la sconfitta del “Correismo” in Ecuador conferma i cambiamenti politici in corso in America Latina. (Alfredo Somoza)

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