Approfondimenti

Il parziale isolamento dell’enclave russa sul Mar Baltico, i continui scontri tra Conte e Di Maio e le altre notizie della giornata

Giuseppe Conte campo largo

Il racconto della giornata di lunedì 20 giugno 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. C’è un altro motivo di scontro tra Russia e Occidente: il blocco, parziale, dell’enclave russa di Kaliningrad da parte di un paese dell’Unione Europea e della NATO, la Lituania. Mosca ha parlato di un passo “molto grave” e ha chiesto un immediata marcia indietro. Vilnius ha risposto che sta semplicemente applicando le sanzioni europee. Intanto continuano i combattimenti nel Donbass dove le truppe di Mosca avrebbero conquistato alcuni piccoli centri importanti per circondare Severodonetsk e Lysychansk. Le persone sfollate o rifugiate nel mondo hanno raggiunto un numero mai così elevato. Domani in parlamento si voterà la risoluzione sul ruolo italiano nella guerra in Ucraina. Le regioni chiederanno al governo di dichiarare lo stato d’emergenza per la siccità e di contrastarla investendo anche soldi del Pnrr. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Dall’ucraina al mar Baltico, si allarga lo scontro tra Russia e Occidente

(di Emanunele Valenti)

Lo scorso fine-settimana il governo lituano, in applicazione delle sanzioni decise a livello comunitario, aveva bloccato il passaggio dal suo territorio di alcuni beni diretti a Kaliningrad – carbone, metalli, prodotti tecnologici, materiali per l’edilizia. Beni che normalmente viaggiano su rotaia, quindi su treni, come la maggior parte dei beni e delle persone che abitualmente si spostano tra il territorio russo e Kaliningrad.
L’enclave russa – passata dalla Germania all’Unione Sovietica dopo la Seconda Guerra Mondiale – è schiacciata tra Polonia a sud e Lituania a nord. E la linea ferroviaria da e per la Russia passa proprio dalla Lituania. Paese UE e membro NATO. Il ministero degli esteri russo ha chiesto l’immediata rimozione di questo blocco parziale, altrimenti Mosca dovrà agire per proteggere i propri interessi. Non è pensabile in questo momento un’azione di forza, ma questa storia indica il livello dello scontro e la totale mancanza di fiducia e anche di comunicazione tra Russia e Occidente, in questo caso Russia ed Europa. Ricordiamo che a Kaliningrad c’è la flotta russa del Baltico e alcune batterie di missili Iskander, in grado di portare testate nucleari.

Oggi c’è stato un bombardamento su Odessa. Secondo le autorità locali è stato colpito un grosso deposito di cibo.

I combattimenti più intensi sono invece sempre nel Donbass, intorno a Severodonetsk. Le truppe di Mosca avrebbero conquistato alcuni piccoli centri importanti per circondare Severodonetsk e Lysychansk. Avrebbero anche passato, almeno in una località, il fiume Siverskyi Donetsk, una barriera naturale nella battaglia per il Donbass. Kyiv ammette la superiorità russa e sostiene che i prossimi giorni saranno decisivi.

100 milioni di persone nel mondo sono rifugiate o sfollate

(di Chiara Ronzani)

Sono cento milioni le persone sfollate o rifugiate nel mondo, a causa dei 49 conflitti che insanguinano il pianeta. Un numero mai così elevato – dice l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato.
La stragrande maggioranza di chi fugge da guerre o persecuzioni, l’89%, si trova in paesi in via di sviluppo. Una minoranza arriva in Europa. Nel continente culla dei diritti umani e della convenzione di Ginevra sullo statuto dei rifugiati, le politiche sono orientate a respingere ed escludere chi cerca protezione da altri continenti.
Francesca De Vittor, docente di diritto internazionale all’università Cattolica di Milano

 

Il caos nel Movimento 5 stelle a un giorno dal voto sul ruolo italiano nella guerra in Ucraina

(di Anna Bredice)

“Mai messa in discussione la nostra collocazione nell’unione europea e nell’alleanza atlantica…mai ci sono stati attacchi volgari e offensivi nei confronti di Di Maio”. Il Consiglio nazionale dei Cinque stelle nel quale sono rappresentanti i vertici del Movimento, ha tentato di togliere forza allo scontro in atto tra Conte, sostenuto tra l’altro dal presidente della Camera Fico, e Di Maio. Si cerca di evitare un’accelerazione dei contrasti perché al momento non si vede una via di uscita. Una espulsione non è stata presa in considerazione, oltre che un iter molto lungo, creerebbe una tensione ancora più forte nel governo e nei confronti di Draghi. Del resto, Di Maio per ora non lascia, almeno non subito. Se Letta dice di voler parlare sia con Conte che con Di Maio, al centro, l’area che il ministro degli esteri potrebbe occupare con alcune decine di parlamentari che uscirebbero con lui, è un posto già troppo pieno di aspiranti leader e tutti, Renzi e Calenda per primi, ricordano uno per uno gli errori e i passi falsi di Di Maio per dimostrare che non può stare con loro. Siamo alla vigilia della risoluzione da votare in vista del Consiglio europeo, gli attacchi del ministro degli Esteri a Conte hanno provocato un inevitabile posizionamento di Conte a favore dell’Unione europea e della Nato. Non poteva andare diversamente, non c’è il tempo per tentare terze vie, per questo ora c’è il tentativo di cercare un testo comune con gli altri partiti da votare domani, senza arrivare ad uno strappo e ad un voto che sarebbe una sorta di sfiducia verso Draghi e il ministro degli Esteri. Ciò su cui insistono i Cinque stelle è la necessità di un coinvolgimento maggiore del Parlamento ogni volta che l’Italia dovrà prendere decisioni importanti che riguardano il conflitto. E l’obiettivo degli altri partiti è che queste parole, da un certo punto di vista condivisili, non somiglino troppo ad un “commissariamento” del governo da parte del Parlamento.

Siccità, le regioni chiederanno al governo lo stato di emergenza

Le regioni chiederanno al governo di dichiarare lo stato d’emergenza per la siccità e di contrastarla investendo anche soldi del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo ha detto oggi il coordinatore della commissione politiche agricole della conferenza delle regioni. Nel pomeriggio il tema è stato al centro di un incontro tra rappresentanti di diversi ministeri, da quello dell’agricoltura a quello dell’economia. Il presidente del Lazio Zingaretti ha annunciato che proclamerà lo stato di calamità naturale, mentre più a nord l’osservatorio istituzionale sul Po parla di situazione da “semaforo rosso”. L’inviato Luca Parena.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

    Clip - 18-04-2025

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    Esteri di venerdì 18/04/2025

    1) L’incubo di Gaza visto con gli occhi di una 23enne. In esteri la testimonianza da Deir el Balah: “Mi manca ballare e ridere con le amiche”. (Aya Ashour) 2) Washington potrebbe abbandonare gli sforzi per la pace in Ucraina. Marco Rubio da Parigi lancia un avvertimento che lascia più domande che risposte. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti. Harvard dice no a Trump, lui congela i fondi. Lo scontro del presidente con le università americane è sempre più pericoloso. (Roberto Festa) 4) Un posto sicuro per la scienza. L’università di Marsiglia offre asilo accademico ai ricercatori in fuga dagli Stati Uniti. Quasi 300 fanno domanda in un mese. (Francesco Giorgini) 5) Messico, mentre il governo nega la responsabilità dello stato nelle sparizioni forzate, nel week end le famiglie dei desaparecidos si preparano alle giornate nazionali di ricerca delle persone scomparse. (Andrea Cegna) 6) Mondialità. La vittoria schiacciante di Daniel Noboa e la sconfitta del “Correismo” in Ecuador conferma i cambiamenti politici in corso in America Latina. (Alfredo Somoza)

    Esteri - 18-04-2025

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