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La deriva pericolosa dei social: il caso spagnolo dello youtuber ReSet

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Quanto in là è disposta a spingersi una persona per ottenere popolarità e soldi sul web? Negli ultimi anni i social network sono diventati la nuova frontiera del business. Tra Youtube, Instagram e Tiktok, sono tante le storie di giovani che hanno costruito sulle diverse piattaforme una carriera. Ma è capitato anche che, in cerca di sempre maggiori visualizzazioni e facili guadagni, alcuni siano incorsi in gravi cause giudiziarie.

Tra questi, c’è lo youtuber iberico Kanghua Ren, 23 anni, meglio conosciuto su Youtube come ReSet. Alcuni giorni fa la Corte Suprema spagnola ha confermato la decisione di un giudice di Barcellona che nel 2019 aveva condannato il ragazzo a 15 mesi con la condizionale. E, sanzione inedita, lo aveva bandito per 5 anni dalla nota piattaforma per la condivisione di video con l’accusa di aver vessato e umiliato intenzionalmente un senzatetto di 52 anni di origini romene, causandogli anche problemi di salute. ReSet dovrà all’uomo un risarcimento di 20mila euro.

I fatti risalgono al 2017, quando il canale Youtube dell’allora 19enne contava oltre 1 milione di iscrizioni. Ai suoi seguaci il ragazzo proponeva video nei quali si cimentava in sfide e scherzi. Ren infatti è un “prankster”, così vengono chiamati gli utenti che sui social pubblicano questo tipo di contenuti. Alcuni, molto famosi riescono a guadagnare anche migliaia di euro per un singolo video.

Lo scherzo per il quale il ragazzo è stato condannato, consigliatogli dai suoi stessi seguaci, consisteva nel sostituire la crema di un pacco di biscotti con del dentifricio per poi regalarlo, insieme a una banconota da 20 euro, a un senzatetto. Fiero della sua bravata, nel video il ragazzo spiegava orgoglioso di aver aiutato l’uomo. “E’ povero, quindi non si laverà i denti molto spesso”, commentava. Il video, diventato virale, ha fatto incassare al 19enne quasi 3.000 euro.

Ma, oltre ad aver causato problemi di salute alla vittima, che subito dopo aver mangiato i biscotti si è sentita male, lo scherzo ha scosso l’opinione pubblica spagnola, determinando anche un importante precedente giurisprudenziale.
I giudici della Corte suprema, per emettere la condanna, si sono serviti di una classica sentenza: l’interdizione a tornare sul luogo del delitto. La novità è che, per la prima volta, i social media sono stati considerati luoghi, seppur virtuali, da cui venir banditi per aver commesso crimini nella realtà.
Tra gli elementi presi in considerazione dai giudici, anche l’abitudine dello youtuber a mostrarsi crudele con facili bersagli. In precedenza si era infatti filmato in un parco mentre provava a regalare dei panini ripieni di escrementi di gatto a bambini e anziani.

Dall’inizio di questa storia, Kanghua Ren non si è mai mostrato veramente pentito. Durante il processo del 2019 il ragazzo aveva accusato i media di avergli rovinato la carriera, a cui si era dedicato al 100% dopo aver abbandonato gli studi. “Era solo uno scherzo”, aveva detto alla corte in quell’occasione, aggiungendo: “Le persone amano queste cose malate”.
La progressiva trasformazione dei social in un mezzo per fare soldi facili grazie alle visualizzazioni e ai like, in alcuni casi sta portando a una deriva pericolosa. La chimera del guadagno senza impegno a volte scade nell’assenza di dignità e rispetto per gli altri, in un circolo vizioso che costringe chi ne cade vittima a spostare l’asticella sempre più in alto. Ma è forse arrivato il momento che vengano definiti finalmente, e una volta per tutte, i limiti da non oltrepassare.

Eleonora Panseri
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    Redazione
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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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    1) L’incubo di Gaza visto con gli occhi di una 23enne. In esteri la testimonianza da Deir el Balah: “Mi manca ballare e ridere con le amiche”. (Aya Ashour) 2) Washington potrebbe abbandonare gli sforzi per la pace in Ucraina. Marco Rubio da Parigi lancia un avvertimento che lascia più domande che risposte. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti. Harvard dice no a Trump, lui congela i fondi. Lo scontro del presidente con le università americane è sempre più pericoloso. (Roberto Festa) 4) Un posto sicuro per la scienza. L’università di Marsiglia offre asilo accademico ai ricercatori in fuga dagli Stati Uniti. Quasi 300 fanno domanda in un mese. (Francesco Giorgini) 5) Messico, mentre il governo nega la responsabilità dello stato nelle sparizioni forzate, nel week end le famiglie dei desaparecidos si preparano alle giornate nazionali di ricerca delle persone scomparse. (Andrea Cegna) 6) Mondialità. La vittoria schiacciante di Daniel Noboa e la sconfitta del “Correismo” in Ecuador conferma i cambiamenti politici in corso in America Latina. (Alfredo Somoza)

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