Approfondimenti

L’avanzata russa nel Donbass, l’anniversario della strage di piazza della Loggia e le altre notizie della giornata

Kherson ANSA

Il racconto della giornata di sabato 28 maggio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. A 94 giorni dall’invasione dell’Ucraina, l’esercito russo avanza nel Donbass e Mosca si prepara a un processo pubblico “stile Norimberga” per i militari del battaglione Azov catturati dopo la battaglia dell’acciaieria. Era il 28 maggio 1974 quando alle 10.12 del mattino, durante una manifestazione sindacale scoppiò la bomba che uccise 8 persone in piazza della Loggia a Brescia. Il prossimo 7 luglio si terrà l’udienza di revisione del processo a Maurizio Tramonte, condannato all’ergastolo in via definitiva. I fondi destinati ai minori non accompagnati che giungono in Italia non dall’Ucraina sono inferiori rispetto a quelli che arrivano dal Paese invaso dalla Russia: il Ministero dell’Interno non ha ancora spiegato il perché di questa discriminazione. Matteo Salvini, intanto, ha fatto un’altra figuraccia e la rivale Meloni ne ha subito approfittato. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Mosca avanza nel Donbass e pensa a un processo pubblico per i militari del battaglione Azov

L’avanzata russa nel Donbass prosegue. La regione ucraina di Kherson, interamente occupata dalle forze russe, ha chiuso ogni accesso al resto del territorio dell’Ucraina: lo fa sapere il vice capo dell’autoproclamata amministrazione russa della regione, Kirill Stremousov. E se il presidente ucraino Zelensky promette intanto che il Donbass sarà “di nuovo Ucraina”, le forze russe stanno guadagnando terreno nella regione: oggi la Russia ha confermato la conquista della città di Lyman.

Da Mosca intanto oggi arrivano altre due notizia: la prima è l’annuncio del test di un nuovo missile ipersonico. Il missile è stato lanciato da una nave dal Mare di Barents verso un bersaglio nel Mar Bianco, entrambi nell’Artico ma a un migliaio di chilometri di distanza. I missili ipersonici sono difficilmente intercettabili per la loro elevata velocità, fino a 10 volte quella del suono, rappresentano l’ultima generazione di arma strategica. Sono potenzialmente capaci di trasportare testate nucleari.

L’altra notizia riguarda i militari del battaglione Azov catturati dopo la battaglia dell’acciaieria. Secondo il leader della repubblica filorussa di Donetsk, Denis Pushilin, riportato dal Guardian, Mosca vuole organizzare un processo pubblico “stile Norimberga”. Questo al posto dello scambio di prigonieri con Kiev.
Il processo servirebbe, tra l’altro, a giustificare l’invasione dell’Ucraina ai fini della ‘denazificazione’ ripetutamente invocata da Mosca.

48 anni fa la strage di piazza della Loggia a Brescia

48 anni fa la strage di piazza della Loggia a Brescia. Era il 28 maggio 1974 quando alle 10.12 del mattino, durante una manifestazione sindacale scoppiò la bomba che uccise 8 persone. Questa mattina come ogni anno nella piazza hanno risuonato per 8 volte le campane.
L’anniversario arriva alla vigilia di un nuovo appuntamento giudiziario. Il prossimo 8 luglio infatti Maurizio Tramonte, condannato all’ergastolo in via definitiva, tornerà in aula davanti alla Corte d’appello di Brescia per l’udienza di revisione del processo.
Manlio Milani, è il presidente dell’Associazione famigliari delle vittime di piazza della Loggia. Quel giorno perse la moglie, Livia Bottardi.


 

Salvini vuole andare a Mosca. Anzi no

(di Luigi Ambrosio)

Tra la balzanda di Salvini di ieri, “se vado a Mosca informo Draghi”, e la marcia indietro possiamo immaginare delle telefonate arrivategli, e probabilmente da palazzi che contano. La Farnesina aveva subito fatto sapere di non saperne niente, e si può solo immaginare la faccia di Draghi e Mattarella quando hanno letto le agenzie che titolavano “ipotesi Salvini a Mosca”.
Se il Presidente del Consiglio tace, ha parlato il Ministro degli Esteri Di Maio e ha stroncato Salvini: “Il governo non sapeva niente, se si parla con Putin lo fa Draghi”.

Salvini fa parte di un governo che sostiene la linea occidentale e al tempo stesso ha firmato un contratto di collaborazione strategica tra il suo partito e quello di Putin, Russia Unita.
Anche no, devono aver pensato in quei palazzi.

Salvini sta al governo ma cerca al tempo stesso di stare anche con l’amico Putin. E mentre oggi cerca di scaricare tutta la colpa dell’ennesima figuraccia su una generica “sinistra” che lo avrebbe attaccato, Meloni lo attacca davvero. Da destra: “Non si devono dare segnali di crepe sul proprio fronte”.
Oggi Meloni, dopo essere stata a sua volta amica di Putin, si sta cercando di accreditare come occidentalista. Per andarci lei, al governo, al posto di Salvini. È nelle cose che cerchi di approfittare di ogni sbandata del rivale leghista. E quella del viaggio in Russia è una sbandata di quelle grosse.

Meno soldi ai minori non accompagnati che non arrivano dall’Ucraina

(di Mattia Guastafierro)

In attesa di una risposta del Ministero dell’Interno, la conferma ci è arrivata da chi ogni giorno sul territorio si occupa dell’accoglienza dei rifugiati. I minori stranieri non accompagnati, di qualsiasi nazionalità, ricevono dal Viminale meno soldi di quelli destinati ai minori ucraini. 60 euro al giorno invece che 100.

A parlare è Matteo Biffoni, sindaco di Prato, responsabile immigrazione dell’Anci. Il contributo non è più di 45 euro al giorno, com’era finora. La cifra è stata aumentata a 60, ma resta comunque insufficiente per garantire ai minori servizi, progetti e cure adeguate. Secondo i sindaci, ne servirebbero almeno 100 al giorno, come quelli erogati ai minori ucraini.
Una vera e propria discriminazione che nemmeno l’Anci riesce a spiegarsi.

Radio Popolare ha presentato al Ministero dell’Interno una richiesta di spiegazioni, formale, come ci è stato richiesto. Spiegazioni che, però, a questo punto, il Viminale non deve solo a noi, ma anche alle comunità di accoglienza, al terzo settore, ai Comuni. A chiunque insomma si occupa ogni giorno, con sacrificio e scarse risorse, di garantire una vita degna a tutti i bambini soli.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

    Clip - 18-04-2025

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    Esteri di venerdì 18/04/2025

    1) L’incubo di Gaza visto con gli occhi di una 23enne. In esteri la testimonianza da Deir el Balah: “Mi manca ballare e ridere con le amiche”. (Aya Ashour) 2) Washington potrebbe abbandonare gli sforzi per la pace in Ucraina. Marco Rubio da Parigi lancia un avvertimento che lascia più domande che risposte. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti. Harvard dice no a Trump, lui congela i fondi. Lo scontro del presidente con le università americane è sempre più pericoloso. (Roberto Festa) 4) Un posto sicuro per la scienza. L’università di Marsiglia offre asilo accademico ai ricercatori in fuga dagli Stati Uniti. Quasi 300 fanno domanda in un mese. (Francesco Giorgini) 5) Messico, mentre il governo nega la responsabilità dello stato nelle sparizioni forzate, nel week end le famiglie dei desaparecidos si preparano alle giornate nazionali di ricerca delle persone scomparse. (Andrea Cegna) 6) Mondialità. La vittoria schiacciante di Daniel Noboa e la sconfitta del “Correismo” in Ecuador conferma i cambiamenti politici in corso in America Latina. (Alfredo Somoza)

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