Il racconto della giornata di venerdì 27 maggio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La stretta russa sul Donbass, la possibilità su uno scambio di prigionieri e le accuse a vicenda sul blocco dei porti da cui dovrebbe transitare il grano. Le sanzioni alla Russia fanno male ai sanzionatori. La Cei propone nuove misure antipedofilia ma si dimentica del passato. La Spagna vara una legge efficace contro lo stupro. I sindacati vittime paradossali delle direttive emanate per punire l’assalto fascista alla sede Cgil. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.
Guerra in Ucraina: rimbalzo di responsabilità per il blocco delle forniture alimentari
Dopo tre mesi di guerra in Ucraina, la pressione russa sul Donbass è sempre più intensa. Mosca sta stringendo la morsa intorno alla città di Severodonetsk e nella regione di Lugansk, dove le stesse autorità ucraine hanno ammesso il vantaggio russo. Secondo il sindaco di Severodonetsk, la città è sottoposta a bombardamenti continui e il 90% degli edifici sono distrutti o danneggiati. In più, nella città rimangono ancora circa 13mila persone, ma il percorso per uscire dalla città è estremamente pericoloso.
In generale in tutto il Donbass la situazione è molto delicata, e le condizioni dei civili rimasti sono disastrose, come ci ha raccontato da Kramatorsk il giornalista e documentarista Andrea Sceresini
Nell’assedio di Severodonetsk, secondo le cronache che arrivano dal campo, una parte importante la starebbe giocando la brigata Wagner. Abbiamo chiesto a Francesco Randazzo, professore di scienze politiche all’università di Perugia e uno dei principali conoscitori delle forze armate russe, quale ruolo possono avere nella guerra i combattenti di Wagner.
Intanto però si teme un’ulteriore escalation militare perché, secondo la CNN, l’amministrazione Biden sarebbe pronta ad inviare armi più potenti e soprattutto a più lunga gittata all’Ucraina. Secondo l’emittente statunitense la Casa Bianca dovrebbe annunciarlo settimana prossima. Rispetto alle armi inviate fino ad ora, la novità sarebbe il lanciarazzi multiplo MLRS che è in grado di inviare missili da mezzi in movimento fino a 300km di distanza. L’amministrazione Usa finora era stata in dubbio sull’invio di questo tipo di armi perché temeva che Kiev potesse utilizzarli per colpire in territorio russo.
Kiev oggi è nuovamente tornata a parlar e a chiedere armi pesanti, e sarebbero state anche al centro di una telefonata tra il ministro degli esteri Ucraino Kuleba e il segretario di stato Usa Anthony Blinken. “Le armi pesanti sono in cima alla nostra agenda, e altre ne arriveranno», ha scritto Kuleba su Twitter, aggiungendo che «Ucraina e Stati Uniti lavorano fianco a fianco per fornire le nostre esportazioni di cibo nonostante l’irresponsabile blocco della Russia».
La questione del blocco navale e della conseguente crisi alimentare è stata al centro anche di altre due telefonate avvenute oggi. La prima tra il presidente ucraino Zelensky e il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. Dopo la telefonata, Zelensky ha scritto su Twitter che Italia e Ucraina devono sbloccare i porti insieme, mentre il presidente russo Putin, al telefono con il cancelliere austriaco Nehammer, ha rigirato la responsabilità del blocco su Kiev, dicendo che l’Ucraina deve sminare i porti per permettere le esportazioni e ha detto che i tentativi di incolpare la Russia per i problemi con le forniture alimentari sono “infondati”. In generale, anche da queste telefonate sembra che il dialogo tra Mosca e Kiev sia congelato, Putin ha accusato Kiev di ostacolare il processo negoziale, e Kiev – a sua volta – ha accusato Mosca di non essere pronta per dialoghi seri. Dalla telefonata tra Putin e Nehammer, però, è uscito un altro elemento: secondo il cancelliere austriaco, Putin avrebbe detto che Mosca è pronta per discutere con Kiev uno scambio di prigionieri e che – su questo – ci sarebbero dei progressi.
L’effetto boomerang delle sanzioni Economiche alla Russia
(di Massimo Alberti)
Resta stabile il prezzo del gas naturale in Europa, che continua ad aumentare lo stoccaggio nei depositi. Mentre i dati istat su import ed export evidenziano le conseguenze delle sanzioni, più per l’Italia, che per la Russia.
Nell’ultimo mese la Russia ha raddoppiato i profitti delle esportazioni verso l’Italia, mentre le imprese italiane li hanno dimezzati. I dati Istat evidenziano che qualcosa non sta funzionando nelle sanzioni con cui l’Europa vorrebbe colpire la Russia, e confermano la difficoltà di rinunciare, almeno per ora, all’energia di Mosca. Tra aumento dei prezzi e necessità di stoccaggio nell’ultimo mese è più che raddoppiata la cifra che come Italia abbiamo pagato alla Russia per gas e petrolio, rispetto al 2021, sfiorando il miliardo di euro. L’import di energia italiano è praticamente triplicato. Mentre a causa delle sanzioni, crollano del 48% le esportazioni italiane verso Mosca confermando i dati di marzo. È l’effetto delle sanzioni a metà dell’Ue, divisa nel colpire Mosca dove farebbe più male, appunto sui beni energetici, per non ampliare la crisi che sta colpendo le proprie economie scaricandosi sui ceti più deboli, e con provvedimenti che ad oggi pesano sulle imprese che hanno nel mercato russo uno dei principali sbocchi, anche qui con tutte le ricadute in termini di posti di lavoro e pil. Nel complesso il deficit energetico europeo, la differenza tra i beni energetici che importiamo e che esportiamo raggiunge i 30 miliardi. Mentre il vice presidente della Commissione Europea Timmermans è tornato a invocare l’austerity delle temperature. Chissà se gli hanno detto che l’Italia ha prorogato per il 2022 il bonus condizionatori.
Le nuove (e parziali) misure antipedofilia proposte dalla CEI
La Conferenza episcopale italiana ha presentato nuove misure di contrasto alla pedofilia nella chiesa. I centri di ascolto nelle diocesi si occuperanno di sostenere le vittime, mentre da novembre sarà presentato un report annuale sui casi di abuso segnalati o denunciati alle diocesi e sarà avviata una analisi sulle violenze perpetrate dai chierici tra il 2000 e il 2021, in base ai documenti della Congregazione per la dottrina della fede.
Proposte giudicate insufficienti dalle associazioni delle vittime. Agire solo sugli ultimi 20 anni è considerato un inaccettabile colpo di spugna e il Vaticano non può fare il controllore di se stesso – dicono.
Durante la conferenza stampa il nuovo presidente della Cei Zuppi ha ascoltato le critiche della associazioni e le ha invitate ad un incontro.
Ludovica Eugenio è la portavoce del coordinamento Italy Church Too
La nuova (e avanzata) legge spagnola sullo stupro
(di Chiara Ronzani)
La definizione di stupro come rapporto sessuale senza consenso è contenuta nella convenzione di Istanbul, il trattato internazionale più avanzato contro la violenza di genere che anche l’Italia ha ratificato. Ma soltanto pochi paesi europei oltre la Spagna utilizzano questa inequivocabile espressione come metro di giudizio per i casi di abuso sessuale. Non lo fa l’Italia, dove lo stupro per essere sanzionato deve essere perpetrato con violenza, minaccia o tramite abuso di autorità o inganno. Con l’effetto di avere sentenze come quelle recenti di Torino, quando un giudice assolse un uomo perché la vittima si era limitata a dire “basta” ma non aveva urlato, o quella di Ravenna, che ha assolto due uomini che avevano messo sotto la doccia una 18enne per farla rinvenire dallo stato di ebbrezza prima di avere un rapporto sessuale, o ancora l’assoluzione di due ragazzi accusati dello stupro di una giovane, considerata dal giudice troppo mascolina per essere attraente e dunque, violentabile. Decisioni che hanno in comune l’addossare alla vittima la responsabilità della violenza e considerare mobili e interpretabili le circostanze in cui una donna la subisce.
Serve una legge come quella spagnola anche in Italia, dove la cultura dello stupro dilaga: qui il 39% della popolazione ritiene una donna in grado di sottrarsi da un rapporto sessuale se davvero non lo vuole, il 24% pensa che le donne possano provocare la violenza con il loro modo di vestire e il 15% pensa che una donna ubriaca o sotto l’effetto di sostanze sia corresponsabile.
Dopo il danno la beffa: ai sindacati negata la piazza sulla base della direttiva post-assalto alla CGIL
Non tira una bella aria per la scuola: dopo le cariche, gli arresti, le limitazioni a manifestare per studenti e sindacati di base, i divieti arrivano anche per i sindacati confederali. La questura di Roma ha vietato a Cgil Cisl e Uil di concludere in piazza Montecitorio il corteo per lo sciopero contro i tagli alla scuola del 30 maggio. La motivazione ufficiale è che troppe persone potrebbero creare problemi di ordine pubblico davanti ai palazzi delle istituzioni. Nello nota scritta della questura si richiamano due direttive, di cui una emanata proprio dopo l’assalto di Forza Nuova alla sede della Cgil. Una beffa, commentano dalla FLC-Cgil. Francesca Ruocco della segreteria nazionale.
L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia
Oggi in Italia sono stati comunicate quasi 20mila infezioni da coronavirus con 105 morti. I tamponi positivi sono poco sotto il 10%, stabili rispetto a ieri. In calo le persone ricoverate, sia in terapia intensiva sia negli altri reparti Covid. Continuano a migliorare anche i dati del monitoraggio settimanale di ministero e istituto superiore di sanità, pubblicato oggi: l’indice di contagio RT scende da 0,89 a 0,86 e i casi registrati ogni 100mila abitanti passano da 375 a 261. In questo contesto il governo è tornato a parlare di mascherine e in particolare del loro uso a scuola., possibile l’abolizione dell’obbligo per gli esami di terza media e di maturità.