Tre sub sono morti durante un’immersione nelle acque di Palinuro. Erano Mauro Cammardella, Mauro Tancredi, entrambi di Palinuro e il milanese Silvio Anzola.
I loro corpi senza vita sono stati individuati dopo ore di ricerche, in una grotta profonda 45 metri, nei pressi di Punta Jacco. Una tragedia analoga si verificò nell’estate del 2014 in un altro punto non lontano della costa di Palinuro: allora le vittime furono quattro.
Allora, i quattro sub si trovavano all’interno della Grotta del Sangue e si sono ritrovati al buio a causa della fanghiglia che aveva azzerato la visibilità nel cunicolo. I sub tentarono un disperato tentativo di risalita, testimoniato dalla rottura dei timpani, senza alcuna tappa di decompressione, quando ormai scarseggiava la scorta di ossigeno nelle bombole.
La dinamica che ha portato alla morte dei tre sub oggi potrebbe essere uguale. Almeno questo è il giudizio di Paolo de Vizzi, esperto sub, l’atleta disabile che tenterà nel prossimo settembre il record di permanenza in acqua.
“Da quello che ho capito – dice a Radio Popolare – i tre sono entrati nella grotta, ma devono essere stati traditi dalla fanghiglia. Con le pinne si sposta il fanghiglia, questo crea un polverone, tutto è oscurato, si perde l’orientamento e non si trova più la via d’uscita. In genere per evitare questi incidenti, si usa il Filo d’Arianna, cioè una corda che si attacca all’entrata della grotta e che poi si snoda lungo la parete rocciosa e che fa da “bussola” per non perdersi. Quando si oscura la grotta e non si trova più l’uscita è facile che il sub venga colto da un attacco di panico. E questo è un altro fattore che complica molto la situazione”.
Questa è un’ipotesi. I tre sub erano esperti, conoscevano la zona e le grotte, sapevano come comportarsi. Solo l’autopsia potrà determinare la dinamica di questo tragico incidente