Si è trattato del quarto attacco a una struttura sanitaria supportata da Medici Senza Frontiere in Yemen dall’inizio della guerra civile che sta sconvolgendo il Paese dal 2014. Il raid aereo a conduzione saudita, che nel conflitto sostiene le forze governative contro i ribelli, ha provocato 11 morti.
“Le vittime sono stati principalmente i pazienti che si trovavano all’interno dell’ospedale in quel momento”, ci dice Federica Nogarotto, direttrice supporto alle operazioni di Medici senza frontiere.
Ha perso la vita anche un operatore locale di MSF, yemenita.
Per farci rendere conto di chi sono le vittime effettive e potenziali di “errori” di questo tipo, Federica Nogarotto precisa che in quel momento nel reparto maternità dell’ospedale si trovavano 25 persone, di cui 13 neonati, mentre nel reparto di pediatria erano ricoverati 12 bambini.
“Due terzi dell’ospedale sono distrutti, il personale sta riuscendo a mantenere attivo solamente il settore che si occupa della stabilizzazione dei pazienti, che per la maggior parte sono stati evacuati e trasferiti in altre strutture. Ma occorre rimettere in funzione il prima possibile l’ospedale per intero – continua Federica Nogarotto – perché è la principale struttura della zona“.
L’Arabia Saudita ha annunciato l’apertura di un’inchiesta indipendente per individuare le responsabilità, e su questo la rappresentante di MSF è scettica: “Un’inchiesta si definisce indipendente quando non coinvolge le parti in causa. Più volte sono state richieste questo tipo di inchieste per gli attacchi subiti nel passato, come per esempio quello avvenuto in Afghanistan un anno fa, ma non è stato ottenuto niente. Oramai si accetta l’inaccettabile”, dice. “Sono crimini di guerra gravissimi che non vengono perseguiti a dovere”.
Ciononostante MSF continuerà a operare nelle zone a rischio, perché purtroppo la vulnerabilità delle popolazioni civili è sempre più in crescita.
Ascolta qui l’intervista di Chiara Ronzani a Federica Nogarotto di MSF