Approfondimenti

I missili continuano a colpire Odessa, Putin sempre più pronto ad una guerra lunga e le altre notizie della giornata

Odessa ANSA

Il racconto della giornata di martedì 10 maggio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La guerra in Ucraina è arrivata al 76esimo giorno e sembra che Putin si stia preparando ad un lungo conflitto e anche il Ministro degli Esteri ucraino ha affermato che ritornare ai confini pre 23 febbraio non è più sufficiente. Il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi è a Washington per incontrare Biden, ma dal resto dell’Europa arrivano i primi segnali di disallineamento dalla posizione statunitense. A Roma la Dda ha arrestato 43 persone legate alla filiale romana della ‘ndrangheta radicata da anni sul territorio. Il caso di Carlo Calenda, che da dichiarato liberale ha subito escluso dalla lista di Azione la candidata sex worker Doha Zaghi. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

L’offensiva russa resta concentrata tra il Donbass e il sud dell’Ucraina

La guerra in Ucraina è arrivata al 76esimo giorno e il conflitto prosegue sia nel Donbass che nel sud del paese. Oggi le Nazioni Unite hanno detto che le vittime civili del conflitto sono “migliaia in più” rispetto a quelle calcolate fino a ieri.
Poco fa un missile da crociera ha colpito di nuovo la regione di Odessa, attaccando un ponte già danneggiato sul fiume Dnestr. Si combatte intanto ancora anche nell’acciaieria di Mariupol, dove – secondo Kiev – ci sarebbero ancora almeno 100 civili, nonostante l’ONU avesse detto che l’evacuazione era stata completata.

Nel Donbass, invece, le truppe di Mosca avanzano lentamente sul fronte del fiume Donec, ma arretrano ancora nella zona di Kharkiv.

Putin è pronto ad una lunga guerra

Secondo la direttrice dell’Intelligence USA, Avril Haines, Putin si sterebbe preparando ad una guerra lunga. L’ha detto in un’audizione alla Commissione della Difesa del Senato, aggiungendo che è probabile che il presidente russo, in quest’ottica, imponga la legge marziale nel paese. Secondo Haines, i russi non hanno intenzione di fermarsi nel Donbass ma porteranno la guerra fino in Transnistria.
Su questo anche le dichiarazioni rilasciate dal Ministro degli Esteri ucraino Kuleba, intervistato dal Financial Times, fanno pensare ad un conflitto prolungato. Kuleba ha infatti smentito le aperture di Zelensky su Crimea e Donbass, dicendo che ritornare ai confini pre 23 febbraio non è più sufficiente e che l’esercito ucraino mira a riconquistare tutto il territorio.

Di cosa discuteranno Mario Draghi e Joe Biden?

Il premier italiano Mario Draghi sarà stasera a colloquio con il presidente USA Biden. L’incontro potrebbe essere molto importante sia da un punto di vista europeo sia interno, dato che anche la maggioranza di governo lancia segnali di frenata sull’invio di armi.

(di Anna Bredice)

“Discutere del nostro continuo sostegno all’Ucraina.” Biden su Twitter anticipa gli argomenti al centro dell’incontro con Draghi che avverrà tra circa mezz’ora. Biden scrive di “non vedere l’ora di riaffermare l’amicizia e la forte collaborazione tra le due nazioni”. Si attende quindi da parte di Draghi una conferma delle decisioni prese sugli aiuti militari, anche se fonti diplomatiche italiane aggiungono che il colloquio dovrebbe affrontare anche l’autonomia di approvvigionamento del gas dalla Russia, comprandolo anche dagli Stati Uniti e la battaglia italiana per fissare un tetto al prezzo del gas russo. Ma il punto principale è se il sostegno militare verrà modificato, se Biden chiederà all’Italia un aiuto ancora maggiore oppure accetterà che il ruolo di Roma possa essere più decentrato, orientato in maggior forza all’assistenza dei profughi o alla presenza di più militari nei paesi confinanti.
Nel cassetto del governo c’è ancora il decreto per la terza tranche di materiale bellico, ne parleranno forse Draghi e Biden, dopo che anche il Copasir ne ha discusso con il Ministro della Difesa, tenendo secretato sia l’elenco che l’ammontare dei soldi stanziati per le armi. Al momento l’unica cifra che esiste ed è nota è 2% di aumento di spese militari da qui ai prossimi anni. Ma negli ultimi giorni c’è un cambiamento di atteggiamento nel governo. Salvini e Conte hanno confermato di volere uno stop all’invio di armi, la Lega lo ha ribadito questa mattina. Letta oggi ha incontrato Conte, hanno parlato di vari argomenti sulle quali le posizioni sono diverse, tra queste quindi anche l’Ucraina. C’è un’attenzione molto più forte al ruolo dell’Europa, “bisogna incalzare sulla diplomazia europea”, dice il PD a voce di Borghi, il responsabile della sicurezza del partito, “ci vuole una Helsinky due”. Draghi andrà al Senato il 19 maggio, ma solo per un question time. Delusi i Cinque Stelle che avevano chiesto al presidente del Consiglio un intervento più importante per chiarire il ruolo dell’Italia. Nell’attesa bisogna capire se già stasera Draghi farà presente le posizioni nuove anche nel suo governo sulle armi all’Ucraina.

L’Europa inizia a prendere le distanze dalla linea di Washington

In ottica europea, il premier Draghi arriva alla Casa Bianca all’indomani del discorso di Macron, che ha in qualche modo messo per la prima volta in discussione la linea di Washington.
Sentiamo Pier Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo:


 

La Dda decapita la filiale romana della ‘ndrangheta

Una filiale romana della ‘ndrangheta, che operava nel cuore della capitale. Un organizzazione criminale che aveva messo le mani sul business dell’agroalimetare reinvestendo un fiume di denaro di provenienza illecita. È quanto emerso dall’inchiesta della Dda di Roma che ha portato questa mattina a 43 arresti. A capo della struttura criminale c’erano Antonio Carzo e Vincenzo Alvaro, entrambi appartenenti a storiche famiglie di ‘ndrangheta originiare di Casoleto, in provincia di Reggio Calabria. In base all’inchiesta fu proprio Carzo nel 2015 a ricevere il via libera dalla cosca calabrese a “riprodurre” in territorio capitolino le dinamiche tipiche dell’organizzazione criminale a cominciare la capacità di intimidazioni delle vittime.
“Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto”, è quanto afferma uno degli indagati nelle intercettazioni della polizia. Bar, supermercati, mercati all’ingrosso, ristoranti ma anche ritiro pelli e gestione degli olii usati: la “locale romana della ‘ndrangheta” era ovunque nella capitale e poteva contare anche sull’omertà delle vittime. Giovanni Tizian, giornalista del “Domani”, si occupa da anni di criminalità organizzata:


 

Decine di segnalazioni di molestie al raduno degli Alpini di Rimini

“Alcune donne hanno deciso di denunciare e ci hanno contattato per chiedere il nostro supporto che non tarderà ad arrivare”. È quanto ha dichiarato il movimento “Non una di meno” di Rimini in merito alle decine di segnalazioni di molestie avvenute durante il raduno degli Alpini in città. Oggi è intervenuto anche il Ministro della Difesa Guerini. “I comportamenti raccontati da alcune donne sono gravissimi. Episodi che certamente andranno accertati, ma le molestie e le violenze vanno condannate senza esitazioni”. Il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini, Sebastiano Favero, si è difeso affermando “se ci saranno denunce prenderemo provvedimenti, ma al momento non ci risultano” e poi ha aggiunto “la stessa cosa è successo a Trento nel 2018, senza che poi accadesse nulla, non possiamo procedere sul sentito dire”. Ma le testimonianze video sono numerosi e, come dicevamo, nelle prossime ore alcune delle donne molestate sporgeranno denuncia.
Paola Calcagno di “Non una di meno” di Rimini:


 

Il perbenismo di Carlo Calenda e sei subito negli anni ’50

(di Luigi Ambrosio)

Ma come: sei liberale e poi quando ti accorgi che una sex worker è candidata con il tuo partito la fai fuori e se tutti ne parlano ti lamenti pure?
“Oggi ci sono 30 articoli sulla ex candidata dominatrice. Ho finalmente capito come andare sui giornali – scrive Calenda su Twitter – altro che centro studi. Fruste e manette”.
E insomma, Calenda. Quello che sorprende è che a compiere un atto di perbenismo sia stato un politico che si definisce liberale.
“Forse una qualche discrepanza tra curriculum e lavoro da svolgere in Consiglio Comunale?” risponde polemicamente Calenda a chi gli ha chiesto “perché”. Eppure a Como erano tutti contenti a cominciare dalla candidata sindaca del centrosinistra, Barbara Minghetti, già ai vertici della più importante istituzione culturale sul lago, il Teatro Sociale: “Doha Zaghi ha contribuito con serietà e ricchezza di proposte al nostro lavoro sul programma” aveva detto.
Ma da Roma Calenda è stato inflessibile. Lady Demonique non è più in lista con Azione anche se lei stessa aveva in passato dichiarato che quello fosse il suo partito proprio perché liberale.
“Per chi compra due copie del libro manette rosa in omaggio” è uno sbeffeggiante Calenda che ne approfitta per farsi pubblicità.
Pure diversi esponenti della destra reazionaria si erano buttati all’attacco di Doha Zaghi sui social, per dire. Eppure nemmeno a loro era uscita una battuta così.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha fatto oggi un appello a tutti coloro che potrebbero, ma ancora non hanno fatto, la quarta dose di vaccino a farla. Il tasso di adesione è infatti ancora, secondo il Ministro, troppo basso.
Sono 56.015 i nuovi contagi da COVID registrati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del Ministero della Salute. Le vittime sono invece 158, il tasso di positività è al 15%. Calano ricoverati in terapia intensiva e reparti ordinari.

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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    1) L’incubo di Gaza visto con gli occhi di una 23enne. In esteri la testimonianza da Deir el Balah: “Mi manca ballare e ridere con le amiche”. (Aya Ashour) 2) Washington potrebbe abbandonare gli sforzi per la pace in Ucraina. Marco Rubio da Parigi lancia un avvertimento che lascia più domande che risposte. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti. Harvard dice no a Trump, lui congela i fondi. Lo scontro del presidente con le università americane è sempre più pericoloso. (Roberto Festa) 4) Un posto sicuro per la scienza. L’università di Marsiglia offre asilo accademico ai ricercatori in fuga dagli Stati Uniti. Quasi 300 fanno domanda in un mese. (Francesco Giorgini) 5) Messico, mentre il governo nega la responsabilità dello stato nelle sparizioni forzate, nel week end le famiglie dei desaparecidos si preparano alle giornate nazionali di ricerca delle persone scomparse. (Andrea Cegna) 6) Mondialità. La vittoria schiacciante di Daniel Noboa e la sconfitta del “Correismo” in Ecuador conferma i cambiamenti politici in corso in America Latina. (Alfredo Somoza)

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