Una doccia gelata: l’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno è rimasta inchiodata al palo. La crescita economica è passata da zero-virgola a zero- virgola. Il Pil è fermo. E, rispetto allo scorso anno registra una progressione solo dello 0,7% . L’obiettivo di crescita fissato dal governo all’1,2%. è a rischio. Quelli forniti questa mattina dall’Ista sono i dati peggiori dalla fine del 2014. Anche allora si registrò una battuta d’arresto.
La crescita zero del Pil tra aprile e giugno è una brutta notizia per il paese e per il governo Renzi che calcolava di trovare le risorse da destinare alle pensioni e agli investimenti attraverso la ripresa economica.
“In un panorama economico internazionale che si è fatto più complicato, l’Italia conferma le sue difficoltà di lungo periodo” – ha detto Andrea Goldstein, Managing Director Nomisma – “Gli spazi per una manovra espansiva si sono ulteriormente ridotti” e “occorrono riforme strutturali e recupero competitività”.
Con questi numeri, il governo Renzi non si può presentare in Europa chiedendo maggiore flessibilità sui conti all’Unione Europea.
Ma ci sono anche altri indicatori che ci dicono quanto sia difficile la situazione dell’economia italiana. Pochi giorni fa era stato diffuso il dato della produzione industriale di giugno (sostanzialmente un crollo) seguito poi da quello sull’impor – export (anche quello negativo).
Emiliano Brancaccio, economista, docente all’Università del Sannio a Benevento, cita anche un altro dato: quello relativo all’andamento dei prezzi.
“Purtroppo le posizioni ottimistiche avanzate nei mesi scorsi non erano fondati. Le revisioni al ribasso sono ormai all’ordine del giorno da tempo (e non solo di questo governo, o solo del governo italiano). C’è anche un dato più grave, quello dei prezzi: sono in caduta. Siamo in deflazione. Questo significa che i debitori si ritroveranno con le entrate nominali in calo e quindi non potranno a loro volta sostenere gli impegni di pagamento . Questo significa un problema in più per il sistema industriale e quindi a cascata anche per quello bancario”.
Il governo getta acqua sul fuoco. Il ministero del Tesoro ha fatto sapere che la frenata era prevista e che dipende da fattori esterni, la minaccia del terrorismo, la crisi dei migranti e la Brexit che “erano noti da tempo” rispetto all’impatto sulle prospettive di crescita dell’Italia.