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Meloni contro tutti e specialmente contro Berlusconi e Salvini

Meloni ANSA

Il senso della convention di Fratelli d’Italia a Milano Giorgia Meloni lo rende con un gesto, verso la fine del suo comizio di chiusura: le mani alzate, ben divaricate, chiuse a pugno con gli indici sollevati. “Di qua la sinistra, di qua noi. Scegliete con chi stare”.

Ce l’aveva con gli alleati del centrodestra. Nel fine settimana al centro congressi in mezzo ai grattacieli di Milano, luogo scelto per accreditarsi anche come partito del mondo produttivo e non solo dei palazzi romani, si sono viste tre cose: il tentativo di dare una ripulita all’immagine, il tentativo di dimostrare di avere una classe dirigente pronta a governare e la lotta che a parole è contro “la sinistra” ma nei fatti è contro Berlusconi e Salvini.

“Non sono sola” dice Meloni, e ringrazia “l’organizzazione, lo staff, il centro studi, i parlamentari, i giovani” come a dire vedete che siamo un partito vero? Mica come quei due.
“Pensano di cambiare la legge elettorale per isolarci ma saremo il primo partito, provate a isolare milioni di elettori”. L’ambizione di Giorgia Meloni è diventare la prima presidente del Consiglio donna italiana, il suo terrore è rimanere per sempre dove sta, all’opposizione di una maggioranza simile all’attuale anche nella prossima legislatura. Ecco perché tutti i messaggi sono soprattutto al centrodestra, ai possibili traditori.

Il caso delle regionali in Sicilia fa paura ai post fascisti: “Musumeci non si manda a casa per fare un dispetto a Fratelli d’Italia” attacca Meloni dopo che Lega e Forza Italia hanno scelto di non sostenere l’attuale presidente il quale invece si è fatto vedere tutti e tre i giorni a Milano.

A proposito di ripulitura dell’immagine: nei corridoi del centro congressi campeggiavano le biografie del nuovo Pantheon in un tentativo un po’ goffo di mettere insieme quasi tutto, da Pasolini a Junger, da Hannah Arendt a Papa Wojtila, e Anna Magnani, Anita Garibaldi, partigiane e deportate ad Auschwitz, eroine della Repubblica Romana e briganti anti unitarie. Biografie che i 4.600 delegati dichiarati, tanti, passando nei corridoi osservavano a malapena, poco interessati.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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