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L’assedio di Mariupol sembra essere arrivato a una fine, le liti tra Salvini e Meloni e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di giovedì 21 aprile 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Dopo quasi due mesi di guerra in Ucraina, l’assedio della città di Mariupol sembra ormai arrivato ad una fine. Oggi Mosca ha annunciato di aver preso il controllo dell’acciaieria Azovstal, da giorni teatro di battaglie tra i due eserciti, e ultimo luogo della città ancora in mano all’Ucraina. Tra Salvini e Meloni la competizione non è mai stata tanto forte. Il governo vuole cambiare le regole per diventare insegnante nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Sarà necessaria una laurea magistrale o a ciclo unico, seguita da un corso di formazione universitario che consenta di acquisire 60 crediti formativi specifici. Vicino a Perugia un operaio di 60 anni è morto cadendo dal tetto di un capannone su cui stava lavorando a un’altezza di 7 metri. È morto oggi Michele Michelino, pioniere della lotta per la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Mosca ha annunciato di aver preso il controllo dell’acciaieria Azovstal

(di Martina Stefanoni)

Dopo quasi due mesi di guerra in Ucraina, l’assedio della città di Mariupol sembra ormai arrivato ad una fine. Oggi Mosca ha annunciato di aver preso il controllo dell’acciaieria Azovstal, da giorni teatro di battaglie tra i due eserciti, e ultimo luogo della città ancora in mano all’Ucraina. Il presidente Usa, Joe Biden, che ha parlato oggi pomeriggio, ha messo in discussione la caduta della città portuale, dicendo che non ci sono prove.

Poco fa Zelensky ha risposto alla dichiarazione del ministro della difesa russo Shoigu dicendo che le forse russe controllano la maggior parte della città, ma che le truppe ucraine rimangono in alcune parti di essa. Il riferimento è ovviamente all’acciaieria, dove – come dicevamo – sono ancora asserragliati tra i mille e i 2mila militari ucraini – insieme a quelli del battaglione Azov – e dei civili. Secondo il sindaco di Mariupol, poi, la Russia starebbe ancora bombardando l’area dell’acciaieria, nonostante Putin questa mattina avesse detto di aver ordinato all’esercito di fermare l’assalto su Azovstal chiedendo di bloccare l’acciaieria per fare in modo che “nemmeno una mosca possa entrare o uscire”. L’obiettivo russo sarebbe quello di attendere che i militari asserragliati all’interno si arrendano, così che possano essere fatti prigionieri di guerra. Oggi Kiev aveva chiesto che venisse aperto un corridoio umanitario per far evacuare civili e militari, ma la Russia avrebbe rifiutato l’evacuazione dei militari. Il portavoce del Cremlino Peskov ha però detto che i militari ucraini possono lasciare Mariupol dopo aver deposto le armi. Oggi da Mariupol, nonostante l’annuncio di corridoi umanitari per i civili, solo 79 persone sono riuscite a lasciare la città, che nel frattempo si è trasformata in una grande fossa comune. Il sindaco ha detto che i soldati russi trasportano i cadaveri con i camion, per nascondere i propri crimini.
Intanto, in tutto questo, continua anche l’offensiva nel donbass. Il sindaco della città di Kharkiv ha detto che la città è sotto pesanti bombardamenti, almeno 15 solo oggi e diversi civili sarebbero morti. In queste ore poi sarebbero stati attaccati oltre mille obiettivi lungo un fronte di quasi cinquecento chilometri, dove interi villaggi di campagna sul confine si trovano in trappola tra i due fuochi.

La presa di Mariupol è fondamentale per la Russia per due motivi essenzialmente. Innanzitutto, come dicevi, per ragioni militari, legate all’offensiva nel donbass. Prendendone il controllo, infatti, la Russia collegherebbe la Crimea con le due repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk e questo permetterebbe alle forze russe di controllare questi territori senza interruzioni e di togliere all’Ucraina la maggior parte del suo accesso al mare. In più, conquistare Mariupol, permetterebbe a Mosca di dislocare gli uomini impiegati qui in altre aree del paese, dove altrimenti un’avanzata russa sembra difficile.
E’ molto importante però anche da un punto di vista simbolico, perché sarebbe la prima grande vittoria militare russa dall’inizio della guerra. Per questo motivo si sta già creando una narrazione epica. Il cremlino ha già annunciato una parata proprio qui, il 9 maggio e ha già inviato diversi giornalisti, pronti a dare alla vittoria sulla città una grande risonanza mediatica.
Fino ad ora infatti, l’unica capitale provinciale conquistata finora dai russi è stata Kherson, dove tra l’altro le autorità russe hanno indetto un referendum ( che a kiev definiscono farsa) per stabilire una nuova repubblica separatista.

Oggi pomeriggio ha parlato anche Joe Biden, che ha annunciato un altro pacchetto di aiuti militari all’ucraina di 800 milioni di dollari e ha detto “Putin non vincerà mai in Ucraina”.

Salvini e Meloni non si parlano più

(di Luigi Ambrosio)

Ricordate la foto in cui lui abbraccia lei sollevandola da terra, entrambi sorridenti, come una coppia affiatata, nella piazza di Spinaceto durante la campagna elettorale per le elezioni comunali di Roma?
Ecco. Dimenticatela. Tra Salvini e Meloni la competizione non è mai stata tanto forte. La competizione e la distanza politica.
Ormai si contano soprattutto gli sgarbi che i due si fanno a vicenda.
Ha iniziato Giorgia Meloni. Ha organizzato una kermesse di Fratelli d’Italia a Milano, a casa di Salvini, e non lo ha invitato. Ha mandato un generico invito alla Lega ma non a lui. I gesti simbolici contano e questo pesa parecchio.
Ha risposto Salvini. Ha incontrato a Roma Viktor Orban, appena rieletto Premier in Ungheria, e non ha coinvolto Meloni. Eppure Orban è il paladino di entrambi.

Si tratta sicuramente di concorrenza elettorale, niente di strano. Lega e Fratelli d’Italia si contendono lo stesso bacino elettorale, gli uni più forti al nord, gli altri al centro e al sud, ma con l’ambizione di rubarsi elettori a vicenda.
La guerra della Russia in Ucraina pesa invece decisamente di più. Sia Salvini che Meloni erano grandi fan di Putin, prima dell’invasione. Dopo il 24 febbraio, Salvini è stato molto tiepido. Si è pure fatto sbugiardare a livello europeo dal sindaco polacco di Przemysl, Wojciech Bukan: il sindaco, a sua volta di destra, esponente del movimento Kukiz’15, durante una conferenza stampa comune tirò fuori la maglietta con l’effige di Putin che Salvini indossò sulla Piazza Rossa, e il capo leghista scappò dalle telecamere per non commentare. Meloni, parlando di necessità di fare una scelta di campo, si è schierata con l’Occidente. Del resto Meloni è segretaria di un partito che all’Europarlamento fa gruppo con la destra polacca antirussa, a proposito della figuraccia di Salvini.

Il governo vuole cambiare le regole per diventare insegnante

(di Chiara Ronzani)
Il governo vuole cambiare le regole per diventare insegnante nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Sarà necessaria una laurea magistrale o a ciclo unico, seguita da un corso di formazione universitario che consenta di acquisire 60 crediti formativi specifici. Quindi ci sarà una prova di abilitazione, grazie alla quale si potrà accedere al concorso. Una volta superato il concorso ci sarà un anno di prova, che se valutato positivamente consentirà l’immissione in ruolo.
Diverso il percorso per i precari con alle spalle almeno 36 mesi di servizio: potranno accedere al concorso e successivamente essere titolari di un contratto part time durante il quale acquisire 30 crediti formativi universitari; superata una prova, saranno abilitati e potranno sottoporsi all’anno di prova.
Nelle intenzioni del governo, la riforma dovrebbe essere approvata a giugno e il concorso dovrebbe essere annuale. Ma viste le difficoltà che ogni anno si incontrano per le nomine, è ipotizzata una fase transitoria fino al 2024, che consentirebbe di accedere al concorso ai laureati con 30 crediti formativi, anche senza anzianità di servizio.

La seconda parte della riforma riguarda la formazione e l’aggiornamento. Gli scatti salariali non saranno automatici per anzianità di servizio, ma collegati a percorsi di formazione. Ci saranno 5 gradi della durata di più anni, ciascuno con una verifica finale. Solo se superata ci sarà la progressione di stipendio. Critici i sindacati.

Incidente sul lavoro a Perugia: un operaio è morto dopo una caduta da sette metri di altezza

Incidente mortale sul lavoro vicino a Perugia: un operaio di 60 anni è morto cadendo dal tetto di un capannone su cui stava lavorando a un’altezza di 7 metri. Trasportato all’ospedale di Perugia in codice rosso, è stato ricoverato in terapia intensiva dove poi è morto. La notizia è stata resa nota da Simone Pampanelli, segretario generale della Cgil del capoluogo umbro. “Non possiamo continuare a sopportare questo stillicidio quotidiano” ha detto il sindacalista.
Sull’incidente sono in corso accertamenti coordinati dalla procura di Perugia. Ipotizzato – ha reso noto l’Ufficio – il reato di omicidio colposo aggravato dal mancato rispetto della normativa in materia di infortuni sul lavoro.

È morto Michele Michelino, fondatore del Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di lavoro

È morto oggi Michele Michelino.
Ex operaio della Pirelli e poi della Breda di Sesto San Giovanni, fu il fondatore del Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di lavoro e nel Territorio e fu pioniere della lotta per la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro, e in particolare si batté per la giustizia dei lavoratori vittime dell’esposizione all’amianto. Le sue lotte aprirono la strada a iniziative analoghe in Italia e anche all’estero e portarono a diversi procedimenti giudiziari anche se, non sempre, con gli esiti attesi.
Marco Caldironi, presidente di Medicina Democratica, ricorda le battaglie di Michele Michelino:



L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Il femminicida non è un malato, ma un figlio sano del patriarcato, cresciuto in una cultura che considera la donna un essere inferiore. Da proteggere, sminuire, controllare, e nei casi più estremi, da picchiare o uccidere. In Italia, ogni tre giorni una donna viene uccisa, spesso per mano di chi dovrebbe amarla. E oltre agli omicidi, un sommerso di violenze – dal catcalling alla violenza psicologica – pesa sulle donne, mentre la società si interroga troppo poco sulle sue responsabilità. Da questa riflessione nasce il progetto ideato dal Teatro Carcano, scritto da otto autori uomini e interpretato da Alessio Boni e Omar Pedrini, un viaggio nella mente del carnefice per analizzare il retaggio culturale che alimenta la violenza di genere. Inaugurato il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, lo spettacolo è un atto di autocoscienza collettiva che punta a smantellare le radici patriarcali della nostra cultura. Ospite a Cult, Alessio Boni ne ha parlato con Ira Rubini.

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