Approfondimenti

Lo scontro nell’acciaieria Azovstal di Mariupol, l’incontro tra i maggiori produttori di armi degli Stati Uniti e le altre notizie della giornata

Quartieri residenziali di Mariupol devastati dai bombardamenti russi, 9 marzo 2022. ANSA

Il racconto della giornata di mercoledì 13 aprile 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. A Mariupol ormai si combatte corpo a corpo, soprattutto per il controllo dell’impianto siderurgico di Azovstal, che è diventato un punto focale nella battaglia per il controllo della città perché è una delle basi operative chiave per le diverse migliaia di combattenti ucraini rimasti nella città assediata. Oggi al Pentagono si sono incontrati gli otto maggiori produttori di armi degli Stati Uniti, la vice ministra Kathleen Hicks e l’ufficio acquisizioni della difesa statunitense. Dopo le critiche arrivate dai sindacati e dal governo francese l’assemblea degli azionisti di Stellantis ha votato contro la politica dei maxi stipendi. L’Unione europea ha versato la prima rata da 21 miliardi del Pnrr all’Italia. Como, Lodi e Monza sono i tre capoluoghi di provincia della Lombardia che andranno al voto alle prossime elezioni amministrative. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

L’offensiva russa si concentra su Mariupol

La città di Mariupol, che da settimane è sotto assedio, è il prossimo obiettivo militare russo, e verosimilmente il più vicino alla caduta. Nella città ormai si combatte corpo a corpo, soprattutto per il controllo dell’impianto siderurgico di Azovstal, che è diventato un punto focale nella battaglia per il controllo della città perché è una delle basi operative chiave per le diverse migliaia di combattenti ucraini rimasti nella città assediata. E anche una parte del battaglione di estrema destra Azov – che si è unito ai marines ucraini – ha scelto come base proprio l’acciaieria. Secondo la Russia, più di 1.000 marine ucraini si sarebbero arresi volontariamente. Notizia però smentita dalla parte ucraina. Il sindaco di Mariupol oggi pomeriggio ha detto che finché la sua città resisterà, resisterà l’ucraina. Secondo il consigliere del sindaco, poi, i russi avrebbero intenzione di organizzare una parata della vittoria il 9 maggio proprio a Mariupol. Intanto L’Onu ha aggiornato il numero delle vittime civili accertate, che sarebbero almeno 1.892 e altri 2.558 feriti dall’inizio dell’invasione. Numeri ampiamente sottostimati. Alcune immagini satellitari mostrano come la Russia stia nuovamente ammassando truppe al confine orientale ucraino vicino alla città ucraina di Kharkiv e poco più a nord di Luhansk, e attorno alla città di Matveev Kurgan, nel sud, 150 chilometri a est di Mariupol. Russia e Ucraina, infatti, si stanno preparando all’offensiva finale, che colpirà la regione del Donbass. Noi qui, per la precisione a Sloviansk, abbiamo raggiunto il giornalista Salvatore Garzillo.

La decisione del presidente ucraino Zelensky di rifiutare la visita a Kiev dal presidente tedesco Steinmeier, ha generato diverse polemiche all’interno della Germania, aggravando le tensioni già presenti tra i due paesi. Il cancelliere Scholz ha annunciato che per il momento non andrà a Kiev e che ha trovato “irritante” il veto ucraino alla visita del presidente, ricordando che il capo dello stato “rappresenta la Germania”. Sta facendo molto discutere anche la dichiarazione del presidente usa Joe Biden che ha definito l’invasione russa come un “genocidio”. Subito è arrivata la reazione del Cremlino, che ha definito “inaccettabile” la dichiarazione del presidente statunitense che – ha detto il portavoce Peskov – sta cercando di distorcere la realtà”. Dalle dichiarazioni di Biden ha un po’ preso le distanze il presidente francese Emmanuel Macron, che ha detto di voler stare attento ai termini per evitare un’escalation di parole. Una scelta, quella di non usare la parola “genocidio”, criticata dal governo Ucraino, che l’ha definita “deludente”.
I negoziati intanto tra i due paesi sono sempre fermi, e oggi il segretario generale dell’Onu Guterres ha detto che al momento non sembra esserci la possibilità di un cessate il fuoco come era stato richiesto dalle Nazioni Unite.

L’incontro tra i maggiori produttori di armi degli Stati Uniti

(di Diana Santini)
L’incontro di oggi al Pentagono, al tavolo siedono gli otto maggiori produttori di armi degli Stati Uniti, la vice ministra Kathleen Hicks e l’ufficio acquisizioni della difesa statunitense, non verte sull’imminente invio di armi da parte dell’amministrazione all’Ucraina. Il tema è di più lungo respiro: la produzione e la capacità delle aziende di garantire le forniture di mezzi militari che in questo momento sono considerati dagli strateghi militari occidentali più utili, più efficaci, nella guerra in corso: e dunque, ad oggi, armi piccole, maneggevoli, facilmente trasportabili, che non presuppongano grandi infrastrutture per essere utilizzate. Fonti di Reuters vicine all’amministrazione americana fanno riferimento a uno scenario che non si misura più in settimane e nemmeno in mesi, ma in anni.
Si capisce che la prospettiva fa gola alle stesse aziende, e si capisce dall’andamento in borsa delle stesse aziende produttrici. Raytheon e Lockheed, che producono gli ormai famosi Javelin, hanno visto nell’ultimo mese le proprie azioni lievitare: la prima da meno di 80 dollari ai 102 di oggi, la seconda addirittura raddoppiando il valore dei titoli.
Lokheed è, di gran lunga, il più grande produttore di armi nel mondo, con oltre 400 sedi in tutto il mondo. Le sue fortune non sono legate solo ai Javelin: è infatti Lockheed che produce gli F35 e anche i Patriot che la Nato vuole schierare in Slovacchia.
Sempre curiosando tra gli invitati alla riunione del Pentagono, troviamo Northrop Grumman: un altro colosso aerospaziale e di difesa globale, leader nella produzione di droni di attacco e sorveglianza, che ha visto le sue quotazioni in borsa crescere di circa il 17% dall’inizio della guerra in Ucraina (e di circa 7 volte dal 2012 ad oggi).
Tra i partecipanti all’incontro si segnalano ancora General Dynamics (più 40 per cento dal 24 febbraio ad oggi), Boeing, e altre.
Naturalmente il fenomeno non riguarda solo i produttori statunitensi. L’annuncio, un paio di giorni fa, da parte dell’amministratore delegato della multinazionale tedesca Rheinmetall che si appresta a rimettere a nuovo 50 carri armati leopard 1 dismessi cosicchè possano essere inviati a Kiev, ha prodotto la consueta impennata in borsa, indipendentemente poi dal fatto che effettivamente quel lavoro sarà svolto e che i carri armati arrivino o meno a destinazione. Dallo scoppio della guerra Rheinmetall ha raddoppiato il valore delle sue azioni, principalmente in seguito all’annuncio del cancelliere Sholtz sul riarmo della Germania.

Lo scandaloso compenso dell’amministratore delegato di Stellantis

180mila euro al giorno. È il compenso dell’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares per il 2021 (19 milioni di euro di stipendi più 47 milioni sotto forma di azioni ed altri benefici). Dopo le critiche arrivate dai sindacati e dal governo francese, che hanno definito la cifra “scandalosa” e “non normale”, l’assemblea degli azionisti della casa automobilistica nata dalla fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot Citroen ha votato contro la politica dei maxi stipendi, ma è un voto non vincolante che il presidente John Elkann non intende prendere in considerazione.
Gli utili record e i dividendi per gli azionisti sono stati conseguiti con una politica di tagli. In Italia sono circa 4000 in meno i posti di lavoro nel 2021.
Un settore che il governo ha ritenuto di sostenere con 8 miliardi di euro in 8 anni sotto forma di incentivi.
Andrea Di Stefano

 

Pnrr, l’Unione europea ha versato la prima rata da 21 miliardi all’Italia

(di Anna Bredice)

È arrivata la prima rata di 21 miliardi di euro all’Italia. È il primo pagamento del Pnrr per i 51 obiettivi raggiunti nel 2021. Soldi che andranno a finanziare quei progetti che sono stati approvati finora, con il possibile rischio che altre nuove e urgenti spese, come quelle che ora sono a carico dei Comuni per il caro bollette o per i profughi che arrivano dall’Ucraina rimangano senza finanziamenti come hanno denunciato i sindaci. In ogni caso c’è il primo pagamento dei fondi per la ripresa post Covid e ora tocca alle altre riforme da attuare entro quest’anno, compresa quella del fisco, molto attesa, su cui si è concentrato negli ultimi giorni uno scontro tra il centrodestra e Mario Draghi, che oggi sembra in parte essersi risolto, visto comunque che nessun partito potrà non votare una fiducia, se verrà posta, pena una crisi di governo su una riforma irrinunciabile per Draghi e Bruxelles. Nel frattempo, per facilitare e semplificare la procedura di approvazione da parte dell’Unione europea delle riforme, soprattutto quelle legate alla pubblica amministrazione, il Consiglio dei ministri sta approvando una serie di norme che hanno a che fare con la trasparenza dei dati, la lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero, così come la competenza del personale del pubblico impiego. Norme diverse, attese da anni e che ora diventano necessarie, come ad esempio l’anticipo a giugno dell’obbligo di tutti i negozi di avere il pos per il pagamento con il bancomat, pena una multa di trenta euro per ogni transazione. C’è anche una norma che ha a che fare con la parità di genere, è previsto infatti un punteggio più alto nei bandi di gara alle imprese che hanno una certificazione di rispetto della parità di genere. Sarà inoltre istituito un portale nazionale per il monitoraggio del lavoro nero con l’immissione di tutti i dati sui controlli e le denunce effettuate. Saranno aboliti gli esoneri per la fatturazione elettronica, potenziato il sistema di monitoraggio dell’ecobonus fino al 110 per cento, ogni lavoro dovrà esser comunicato all’Enea, e infine sarà obbligatoria la conoscenza di almeno una lingua straniera da verificare nei concorsi per accedere al pubblico impiego. Queste le norme più importanti nel decreto che sta per essere approvato.

Elezioni amministrative in Lombardia: tre capoluoghi di provincia e altri 125 comuni al voto

(di Alessandro Braga)

Certo non c’è Milano, ma ci sono realtà importanti e, a seconda di come andranno le elezioni, ci potrebbero anche essere alcuni spunti interessanti che vanno oltre la semplice realtà amministrativa.

Da un lato si vedrà la tenuta, al di fuori dei grandi comuni capoluogo, quasi tutti appannaggio ormai del centrosinistra, della coalizione Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia, che governa moltissimi comuni minori, e grazie a quei voti riesce a tenere la guida della Regione. Dall’altro lato, sempre in vista delle elezioni regionali del prossimo anno, si potrà valutare l’efficacia della coalizione di centrosinistra allargata al Movimento5stelle, che in alcune realtà si presenta per la prima volta, mentre in altre non è riuscita a concretizzarsi [CONTINUA A LEGGERE]

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Covid: i dati di oggi. Ci sono 62mila nuovi contagi. Il tasso di positività è al 14.8%. 155 le vittime. Sono in calo i ricoveri in terapia intensiva: – 14 rispetto a ieri.
Intanto l’Oms avverte: non possiamo abbassare la guardia, la situazione è tutt’altro che risolta”.

La campagna vaccinale contro il Covid in Italia ha permesso di evitare circa 8 milioni di casi, oltre 500.000 ospedalizzazioni, oltre 55.000 ricoveri in terapia intensiva e circa 150.000 decessi. La stima, che si riferisce al periodo tra il 27 dicembre 2020, data di inizio della campagna vaccinale, e il 31 gennaio 2022, è riportata nel rapporto ‘pubblicato oggi dall’Istituto Superiore di Sanità.
Il calcolo è stato fatto con una metodologia, inizialmente sviluppata per i vaccini antinfluenzali ma già applicata in altri paesi per studi relativi al Covid, che utilizza i dati della Sorveglianza Integrata e dell’anagrafe nazionale vaccini del ministero della Salute.

“La pandemia non è finta e ci sono numeri di circolazione virale significativi, ma dobbiamo avere fiducia nella scienza. A oggi abbiamo il 91,44% che ha fatto la prima dose di vaccino, il 90% che han completato il primo ciclo e 39 milioni hanno fatto anche il richiamo. L’uso delle mascherine è e resta essenziale”, ha detto il ministro della salute Speranza.

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    Dopo 18 ore di fermo, Ayoub è libero. A Milano il presidio solidale

    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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    1) L’incubo di Gaza visto con gli occhi di una 23enne. In esteri la testimonianza da Deir el Balah: “Mi manca ballare e ridere con le amiche”. (Aya Ashour) 2) Washington potrebbe abbandonare gli sforzi per la pace in Ucraina. Marco Rubio da Parigi lancia un avvertimento che lascia più domande che risposte. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti. Harvard dice no a Trump, lui congela i fondi. Lo scontro del presidente con le università americane è sempre più pericoloso. (Roberto Festa) 4) Un posto sicuro per la scienza. L’università di Marsiglia offre asilo accademico ai ricercatori in fuga dagli Stati Uniti. Quasi 300 fanno domanda in un mese. (Francesco Giorgini) 5) Messico, mentre il governo nega la responsabilità dello stato nelle sparizioni forzate, nel week end le famiglie dei desaparecidos si preparano alle giornate nazionali di ricerca delle persone scomparse. (Andrea Cegna) 6) Mondialità. La vittoria schiacciante di Daniel Noboa e la sconfitta del “Correismo” in Ecuador conferma i cambiamenti politici in corso in America Latina. (Alfredo Somoza)

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