Perché così tante persone si ritrovano con Gkn? “Perché una cosa come questa mancava” – risponde Matteo Moretti della RSU. Dando in due battute la sintesi del lunghissimo corteo che parallelo all’Arno ha attraversato il centro di Firenze fino a riempire piazza Santa croce.
Un corteo grande e diverso rispetto a quello che a settembre, in piena emergenza aveva portato decine di migliaia di persone. Al rosso delle bandiere sindacali e politiche si è aggiunto il verde dei Fridays For Future, a dire che non ci può più essere contrapposizione tra lavoro e ambiente. Studenti giovanissimi in sintonia con gli operai delle fabbriche dell’automotive, consapevoli che senza transizione ecologica son destinati a scomparire e chiedono una regia pubblica a guidarla.
“Se ci avessero detto 3 anni fa di un corteo insieme ai lavoratori non ci avremmo creduto” – dice la portavoce dei FFF Martina Comparini.
Un corteo sempre autorganizzato, senza strutture partitiche o sindacali, frutto del tour di mesi del collettivo Gkn per l’Italia. E qui si ritrova quel mondo puntiforme di collettivi piccoli e grandi, sindacati di base – il più presente il Si Cobas – idealmente il più vicino al percorso Gkn, che insieme fanno un magma e moltitudine dove c’è dentro tanto, persino troppo per una sola manifestazione. Del resto questo era l’obiettivo: metter insieme, unire le tante istanze e proposte. “Siamo tutti Gkn” cantano nel corteo. Che coagula questo mondo perché non chiede delega e non offre rappresentanza, ma impegno in prima persona. E la rappresentanza politica tra chi sfila non è il primo dei problemi, il primo è la concretezza della crisi economica e ambientale. Un bel tema anche per i partiti politici presenti, Rifondazione, Potere al popolo, Sinistra italiana, se pensano di vedere in questo popolo solo un bacino elettorale. Anche perché qui non ci si etichetta come opposizione: qui ci sono idee e proposte, “Siamo classe dirigente” dice uno striscione, l’opposizione è il governo.
Un corteo che quando è stato preparato non pensava certo di farsi in mezzo a una guerra, che non lo ha snaturato ma rafforzato: nella solidarietà ai civili bombardati, nei soldi alle spese militari invece che al welfare, nel ritardo dell’Europa sulle energie rinnovabili, nelle conseguenze economiche pagate dai ceti più deboli. I temi che la guerra cancella dal dibattito pubblico, e che oggi si è voluto rimettere al centro.
Quale sarà il futuro di questo movimento è difficile dirlo, di certo ad ogni appuntamento aggiunge un tassello che lo rende più protagonista. “Abbiamo visto una ricchezza impressionante nel nostro Insorgiamo tour, che nemmeno questa piazza può contenere. Ma siamo sempre troppo pochi. Questa piazza deve andarsi a prendere il paese. Questa piazza è uno spazio da estendere” è il messaggio, chiarissimo che arriva da Dario Salvetti della RSU Gkn.