La Nigeria rischia una vera e propria catastrofe umanitaria a causa degli attacchi del gruppo terrorista islamico Boko Haram. E’ l’Unicef, impegnata in una massiccia e rischiosa operazione di aiuti per gli sfollati nel nord est del paese, a lanciare allarme, nelle parole di un portavoce. Non solo: la crisi umanitaria si somma ad un dramma climatico e ambientale che riguarda il lago Ciad, un tempo importante risorsa per le popolazioni locali. Oggi crisi umanitaria e ambientale si alimentano a vicenda. A scatenarle il terrorismo di Boko Haram.
I numeri sono già da catastrofe: ci sono almeno due milioni di persone che hanno dovuto lasciare le loro case per timore degli efferati attacchi di questa setta che, sulla carta e secondo le dichiarazioni del governo, dovrebbe essere stata sconfitta. Si sono rifugiati intorno alle rive del Lago Ciad perchè c’è l’acqua, perchè lì si intersecano i confini di quattro paesi ed è più possibile una via di fuga. Ma si tratta di una regione remota, senza strade e soprattutto si parla di un lago che è ormai poco più che una pozzanghera. Venti anni fa copriva una superficie di 25 mila Km quadrati, oggi solo un decimo 2500 Km quadrati. I due milioni di profughi, ovviamente, aggravano e accelerano il processo di prosciugamento che già da solo era una catastrofe umanitaria per le popolazioni locali.
Due milioni di persone sono tante. Tante quante le Nazioni Unite ne soccorsero in Sudan, la più grande operazione umanitaria della storia dell’ Onu. Sono di più di quelle che le agenzie Onu e le Ong hanno assistito nei Balcani, in Ruanda, in Somalia. Eppure questa notizia passa sotto silenzio. Non è il primo allarme dell’ Unicef e non è il primo allarme sul fatto che Boko Haram sta letteralmente mettendo in ginocchio uno stato della Federazione nigeriana. La catastrofe umanitaria è forse l’obiettivo dei terroristi nigeriani. Due giorni fa infatti è stato attaccato un convoglio che portava aiuti in una situazione nella quale i più minacciati sono i bambini. Ce ne sono 250 mila malnutriti e l’Unicef stima che uno su cinque di loro morirà per fame.