Il racconto della giornata di giovedì 17 marzo 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il negoziato procede, le autorità di Kiev parlano di un cambio di atteggiamento ammorbidito dei russi al tavolo. Fonti di Kiev denunciano decine di vittime civili nei pesanti bombardamenti russi sulle città. Le trattative in Europa per il Pnrr ora vengono sostituite dagli incontri diplomatici per una soluzione del conflitto armato e per affrontare le conseguenze economiche in Europa. Dal primo maggio il certificato verde sarà eliminato, in ogni ambito. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.
I negoziati procedono, ma una tregua sembra ancora lontana
(di Emanuele Valenti)
Anche oggi le parti si sono parlate. E intorno a loro c’è un intenso lavorio diplomatico. Il punto è capire se e quando si potrà arrivare a una tregua e a quali condizioni.
Da Kiev hanno confermato che si sta valutando una serie di aspetti tecnici, ma hanno anche ribadito che prima di tutto Putin deve fermare l’invasione. E la cosa potrebbe non essere imminente. Alcuni diplomatici occidentali, citati dall’agenzia Reuters, hanno detto per esempio che su questo le parti sono ancora distanti e che sarebbe ancora presto per un cessate il fuoco. Diverse le parole del ministro degli esteri turco, Cavusoglu, che dopo l’incontro con l’ucraino Kuleba ha detto invece di essere ottimista. Erdogan oltretutto si è offerto nuovamente come mediatore per un eventuale incontro Putin-Zelensky.
La sensazione è che i colloqui abbiano sicuramente fatto dei passi in avanti, anche se nessuno ha voluto confermare i famosi 15 punti citati ieri dal Financial Times. Anche il portavoce del Cremlino, Peskov, ha detto che alcune cose sono vere ma altre no.
La questione è il possibile punto di incontro tra le due parti. Il compromesso.
Uno dei negoziatori ucraini ha detto per esempio che la posizione di fondo di Kiev rimane, e cioè che l’Ucraina vuole riconosciuta la sua sovranità su tutto il territorio ucraino al momento dell’indipendenza, quindi anche su Crimea e regioni separatiste del Donbass, mentre sappiamo che questo è quasi impossibile. Cosa darà in cambio Putin, che oltretutto sta respingendo tutte le critiche della comunità internazionale e andando avanti come un treno per la conquista di Mariupol e quindi della fascia di territorio che collega la Russia alla Crimea? Non credo la mollerà facilmente.
A serena Giusti, ricercatrice dell’istituto per gli studi di politica internazionale, esperta di Russia ed Europa orientale, abbiamo chiesto in che modo l’attività diplomatica si sta intrecciando con l’azione militare.
E poi ci sono le dichiarazioni. Stanotte in un discorso trasmesso dalla tv russa il presidentente Putin ha usato parole violente e sprezzanti nei confronti degli oppositori, definiti traditori, e nei confronti delle iniziative e sanzioni dell’Occidente. Un segno di debolezza che però non prelude a un cedimento, secondo la ricercatrice dl’Ispi Serena Giusti.
Continuano i bombardamenti sulle principali città ucraine
(di Emanuele Valenti)
A Mariupol 325/350mila persone sono ancora intrappolate sotto le bombe. In questi giorni sono infatti riuscite a scappare, dicono le autorità locali, solo 30mila persone.
Mosca – sia il ministero della difesa sia il ministero degli esteri – ha negato di aver bombardato il teatro regionale dove si rifugiavano diverse centinaia di persone e dove, secondo le immagini satellitari fornite dall’americana Maxar Technologies, c’erano delle grandi scritte “bambini” in russo proprio per evitare che gli aerei russi lo colpissero.
Oggi diverse persone sono uscite dal teatro. Il rifugio, gli scantinati, hanno retto il colpo della grossa esplosione di ieri pomeriggio. Secondo i russi operazione dei nazionalisti ucraini.
Non si è ancora capito se ci siano o meno delle vittime. Le operazioni di soccorso non sono facili, anche perché i bombardamenti non si sono mai fermati.
Mariupol però non è l’unica zona dove si sta combattendo.
L’avanzata russa è praticamente ferma e in questo momento la strategia di Mosca sembra quella dei bombardamenti. Gli ucraini dicono che sotto Kharkiv, a Merefa, sono stati colpiti una scuola e un centro culturale. 21 le vittime.
A Chernihiv, sotto il confine bielorusso, sopra Kiev, le autorità regionali hanno invece aggiornato il bilancio dei bombardamenti di ieri, quando sarebbero morti almeno 53 civili.
Solo alcuni esempi che danno però il senso della pressione russa sul sud, sull’est e sul nord del paese.
Dopo l’emergenza COVID il governo deve fare i conti con le conseguenze della guerra sull’economia
(di Anna Bredice)
Forse è il decreto più atteso degli ultimi due anni. Quello approvato oggi è il provvedimento che accompagna verso l’uscita l’intero regime delle restrizioni più forti contro il Covid, a partire già dal primo aprile quando il green pass rafforzato lascerà il passo a quello base in molti contesti. Ma il sollievo di Draghi, espresso nel dirsi fiero di come si sono comportati gli italiani con la pandemia, dura pochissimo, perché se una preoccupazione se ne va, ne entra un’altra, la guerra in Ucraina, “non c’è allarme per le ricadute economiche dal taglio del gas e delle materie prime”, dice, “ma se le cose continuassero a peggiorare, aggiunge, dovremo cominciare ad entrare in una logica di razionamento”. I soldi e le trattative in Europa per il Pnrr ora vengono sostituite dagli incontri diplomatici per una soluzione del conflitto armato e per affrontare le conseguenze economiche in Europa, c’è poi l’atteggiamento dei partiti in Italia, ma Draghi difende Salvini da chi in conferenza stampa ha citato il premier spagnolo che ha accomunato il leader leghista a Le Pen. “Salvini sostiene un governo europeista”, ha detto. Un modo per eliminare le nubi viste dall’estero di un governo debole nella difesa dell’Ucraina. Draghi è pessimista, perché ritiene che Putin non voglia la pace, ma dice anche senza dubbio che nessun paese in Europa vuole una guerra della Nato in Ucraina, compresa l’Italia. Le preoccupazioni che prenderanno il posto del Covid per Draghi sono legate all’economia. Per ora è soddisfatto perché annuncia che la ripresa economica è possibile con la fine delle restrizioni, ma se nel decreto che verrà approvato domani per affrontare il caro energia non ci saranno misure in deficit, Draghi però non può escludere che prossimamente potrà esserci uno scostamento di bilancio, altro deficit.
Il nuovo decreto riaperture, dal primo maggio addio a green pass e mascherine
(di Mattia Guastafierro)
Dal primo maggio il certificato verde sarà eliminato, in ogni ambito. I primi allentamenti sul pass sono però previsti già dall’uno di aprile. A partire da questa data il green pass base non sarà più obbligatorio per salire sui mezzi del trasporto pubblico locale e per accedere a negozi, banche e vari locali pubblici. Mentre, sempre dal primo aprile, il super green pass non sarà più richiesto ai lavoratori over 50. Fino a maggio, dunque, chi ha più di 50 anni potrà accedere al luogo di lavoro, presentando il certificato base, cioè quello ottenibile anche con un tampone.
Un’altra importante decisione riguarda le mascherine. L’uso delle mascherine in tutti i luoghi al chiuso, compresa la scuola, resterà valido fino al 30 aprile. Dal primo maggio dunque non sarà più necessario indossarle, sia al chiuso sia all’aperto.
Il 31 marzo, inoltre, non sarà rinnovato lo stato di emergenza covid. Con esso verranno sciolte le due strutture che hanno guidato le decisioni del governo: il Comitato tecnico scientifico e la struttura del commissario straordinario. Al loro posto sarà creata una unità operativa al ministero della Salute per accompagnare il periodo di convivenza col virus e completare la campagna vaccinale. Addio anche al sistema delle regioni a colori.
Per concludere, la road map prevede, infine, anche la fine della quarantena dei contatti stretti, anche non vaccinati, per cui varranno solo le regole dell’autosorveglianza. L’obbligo di quarantena resta solo per i contagiati. Di conseguenza, a scuola, la Dad scatterà solo per chi risulta positivo.
L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia
Negli ultimi giorni la curva epidemica è in risalita. Oggi sono stati accertati 79mila casi di Covid e 128 morti. In rialzo al 15,1% il tasso di positività.
L’allentamento delle misure annunciato oggi dal governo è opportuno in questa fase di ripresa della circolazione virale?
Lo abbiamo chiesto a Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa.
🔴 Continuano a diminuire i ricoverati in terapia intensiva (-13). A fronte di 78.288 tamponi effettuati, sono 8.670 i nuovi positivi (11%).
📉 Consulta i dati quotidianamente aggiornati sull’andamento dell’epidemia di #COVID19.
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🔴#Covid19 – La situazione in Italia al 17 marzo: https://t.co/9bTOsOiTgh pic.twitter.com/ykHOWIHWSu
— Ministero della Salute (@MinisteroSalute) March 17, 2022