Il blocco delle riserve detenute dalla Banca Centrale Russa potrebbe creare reali difficoltà finanziare per Mosca. Anche se non è ancora chiaro come possa essere implementato, l’annuncio della commissione europea e dell’amministrazione Biden rischia di creare una crisi a Mosca. Secondo gli ultimi dati disponibili la Banca Centrale Russa dispone di 640 miliardi di dollari di riserve: il 32% sono in euro, il 16% in dollari Usa, il 7% in sterline, il 13% in yuan e il restante 22% in oro. E’ probabile che le riserve in valuta siano sui conti della stessa banca centrale a Londra, New York, Francoforte e Vienna: il blocco potrebbe impedirne l’utilizzo per difendere il rublo da nuovi tonfi alla riapertura del mercato dei cambi lunedì mattina. La solvibilità di molte banche russe, sia statali che private, potrebbe essere a questo punto dubbia per il combinato disposto del blocco delle riserve della banca centrale e del sistema di transazioni Swift. Una prima avvisaglia delle conseguenze arriva, sorprendentemente, da Pechino. Due banche statali, l’Industrial & Commercial Chinese Bank e la Bank of China hanno deciso di non accettare, per ora, lettere di credito per la copertura finanziaria di transazioni con imprese russe esportatrici di materie prime. In altre parole significa che compratore e venditore devono effettuare transazioni solo in contanti, operazioni normalmente non effettuate anche per garantire la chiusura delle operazioni solo dopo la consegna fisica delle merci. Uno stritolamento che ha messo in allarme i cittadini russi che si sono precipitati ai bancomat costringendo la banca centrale russa ad emettere un comunicato nel quale si rassicura la totale liquidità delle attività operative. Più delle armi potrebbe essere una crisi finanziaria a mettere in difficoltà il presidente russo.
Il blocco delle riserve della Banca centrale russa
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Autore articolo
Andrea Di Stefano