Otto ore. Dall’allarme per l’ipotesi di un atto di terrorismo jhiadista fino alla versione del gesto individuale, poi descritta come “follia omicida”, senza altri obiettivi. Otto ore, trascorse dal momento dei primi spari al centro commerciale fino alla conferenza stampa notturna della polizia tedesca.
A Monaco di Baviera si è vista una rappresentazione chiara di quello che il contesto internazionale e la sequenza recente di attentati in Europa, possono determinare: in termine di pratiche, di allarme, di reazione.
Episodi di panico e allarmi ripetuti, un’imponente operazione di sicurezza che per ore ha sigillato una grande città con un coprifuoco da vera guerra, un sistema di informazioni molto controllato.
Segni di una reazione sbagliata o di un nervo scoperto reale con cui è necessario fare i conti?
Ne abbiamo parlato Luigi Bonanate docente di relazioni internazionali all’università di Torino. Gli abbiamo chiesto se, a suo parere, quel che è successo a Monaco possa, o debba, insegnare qualcosa.
Ascolta l’intervista di Massimo Bacchetta