Non si è trattato di un atto terroristico. Ormai gli inquirenti tedeschi ne sono certi: il killer di Monaco di Baviera non aveva alcuna motivazione legata allo jhiadismo, né – come pure si era ipotizzato – all’estrema destra. Aveva 18 anni, si chiamava Ali Sonboly e aveva problemi psichiatrici. Era anche stato in cura per depressione, circostanza questa che lo aveva portato più volte a ricoveri ospedalieri.
La polizia ha perquisito la sue stanza e non ha trovato alcun materiale riconducibile alla propaganda jhiadista. Ha trovato, questo sì, libri e video su stragi di massa del passato, compresa quella di Utoya del neonazista Breivik, di cui proprio il 22 luglio ricorre l’anniversario. Ma non sembrano esserci motivazioni politiche dietro il massacro. Piuttosto, sembra rivelatore il video amatoriale girato da un testimone. Il ragazzo, sul tetto del centro commerciale Olympia, grida frasi a proposito “bullismo subito per anni” e sul fatto che “adesso ho una pistola e vi ammazzo”. La polizia ha anche escluso qualsiasi legame con il tema dei profughi, molto sensibile in Germania. Certo ormai anche il fatto che Sonboly abbia agito da solo. I timori iniziali per eventuali complici in fuga sono stati generati dalle testimonianze che parlavano di due uomini su un’auto partita a grande velocità dal luogo della strage. Ma le verifiche successive hanno acclarato che le due persone a bordo non erano in alcun modo coinvolte.
Dunque una strage della follia, che ha lasciato sul terreno nove vittime, oltre all’attentatore che si è suicidato pochi minuti dopo il massacro, inseguito dalla polizia, a poche centinaia di metri dal centro commerciale.
Monaco di Baviera ha vissuto momenti drammatici, quando sembrava che la città fosse sotto l’attacco di un commando terrorista, stile Parigi o Bruxelles. Il dispiegamento di forze è stato proporzionale all’entità dell’allarme. Lo ha spiegato la stessa polizia: in quei momenti confusi è scattato il protocollo anti terrorismo.
La cancelliera Angela Merkel ha espresso il cordoglio del governo verso le famiglie delle vittime della strage, in una conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio di sicurezza nazionale. “Posso capire chi si sente insicuro”, ha dichiarato aggiungendo che “lo Stato farà di tutto per assicurare la sicurezza e la libertà di tutte le persone in Germania”.