Seduto su un divano della villa sulla via Appia, Sgarbi prende il telefonino. Al suo fianco, Berlusconi. Dall’altra parte della linea, un deputato. Sgarbi lo saluta e gli dice: “ti passo il presidente”. La campagna acquisti Berlusconi la fa anche così, con la complicità di chi gli fa da telefonista. Berlusconi non ha i numeri, si continua a ripetere, però Pd e 5 Stelle stanno pensando di uscire dall’aula se si arrivasse alla quarta votazione, quella a maggioranza assoluta, nel timore che pure tra i loro ci possano essere franchi tiratori favorevoli a Berlusconi. E per mettere gli altri, i centristi in primis, di fronte alle loro responsabilità.
Sì, ma poi?
Di fronte al rischio Berlusconi, un po’ con la scusa della pandemia, e sopratutto per scarsezza di altre strategie, quella che sembrava una battuta è diventata una ipotesi, che già ieri Letta aveva evocato. Il Pd chiederebbe a Mattarella di restare. Almeno un anno, un anno e mezzo. E attorno al nome del capo dello Stato si addensano schemi e ipotesi, tanto che il Quirinale inizia a sentirsi sotto assedio. Ieri sera all’assemblea dei 5 Stelle alla Camera hanno pure litigato. “Facendo il nome di Mattarella mettete in difficoltà Conte” hanno urlato alcuni deputati ai colleghi favorevoli al bis. Pd e 5 Stelle da soli non eleggono nessuno e allora il piano consisterebbe nel coinvolgere Salvini. Sulla base di un semplice ragionamento: Berlusconi i numeri non li ha, la riconferma di Mattarella fa tirare il fiato a tutti, la legislatura non finisce in anticipo e ciascuno ha il tempo di pensare al futuro. Poi dopo le elezioni pensiamo al successore. Un piano rischioso per quel che resta del centrosinistra, figlio della paura di perdere tutto
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