E’ triste pensare che solo dicendo il nome Yoko Ono, nella mente di molti appaiono magicamente prese in giro e pensieri sprezzanti diretti all’artista giapponese.
Una donna diversa, non integrata, fin dalla sua comparsa sulla scena globale come compagna di John Lennon, per cui il “Beatle” lasciò moglie e figlio e con cui creò un connubio inscindibile tra vita, arte e attivismo. La pubblicazione del documentario “Get Back”, in cui Yoko Ono è sempre accanto a Lennon, ha fatto riemergere nei commenti di molti questo approccio sminuente e aggressivo nei confronti di Ono, che il prossimo 18 febbraio compirà 89 anni.
A ricordare al mondo quanto sia stata vasta e ricca la sua produzione artistica ci proverà un disco, che uscirà lo stesso 18 febbraio, intitolato “Ocean Child: Songs of Yoko Ono”. Lo cura un cantautore americano molto influente nella scena indipendente come Ben Gibbard (leader dei Death Cab For Cutie), che ha coinvolto grandi artisti come David Byrne, Flaming Lips, Sharon Van Etten e molti altri.
Due giorni fa è stato pubblicato il primo singolo estratto da questo album, che vede proprio protagonista David Byrne, impegnato a interpretare con gli Yo La Tengo il brano “Who has seen the wind”.
Contestualmente, Ben Gibbard ha raccontato con parole molto chiare il suo punto di vista sull’arte di Yoko Ono: “Questo lavoro – ha detto – è nato tanto dall’amore quanto dalla frustrazione. L’amore è la parte più evidente e ha a che fare con l’ispirazione e il divertimento che la musica di Yoko Ono ha dato a me e agli altri artisti presenti in questa compilation. La frustrazione riguarda invece il più grande ostacolo da superare, che è sempre stato l’ignoranza del pubblico verso la vastità del lavoro di Yoko Ono, un’artista la cui produzione ha spaziato dall’avanguardia al pop. Per anni ho pensato che la sua musica sia stata sottovalutata in modo criminale. Mi auguro davvero che questo piccolo disco porti molte persone a innamorarsi dell’arte di Yoko Ono”, ha concluso Gibbard.